
29 GENNAIO 2000, MOBILITIAMOCI CONTRO I LAGER ITALIANI
A MILANO CHIUDIAMO VIA CORELLI
Nel nostro paese i lager per
senza documenti stanno facendo le loro vittime. L'Italia, per anni patria
dei senza documenti del mondo, nell'era dell'Europa di Shengen adempie
al suo ruolo di sentinella armata del confine meridionale del "mondo civile".
Adesso i senza documenti non lasciano la nostra terra, la cercano, morendo
in mare per le navi che li speronano, morendo di lavoro per i padroncini
che li spremono, morendo nei nostri lager che li internano e deportano.
La lista si allunga: Jerry
Masslo, i morti della Kater i Rades, Semira Adamu, Ben Said, sono solo
alcuni dei nomi noti, degli omicidi conosciuti, la punta di un iceberg
di oscuramento, occultamento, indifferenza.
Le alternative possibili partono
dal rifiuto della propaganda sulle infinite emergenze (dai "clandestini"
alla sicurezza, alle droghe vecchie e nuove, alle gang, al dissenso politico)
e proseguono nelle battaglie per delle garanzie universali: il diritto
alla circolazione, un reddito di cittadinanza, condizioni di vita e di
lavoro degne e sicure; nelle pratiche antiproibizioniste e di riduzione
del danno, come in quelle multiculturali e antirazziste; nella valorizzazione
di quelle esperienze di autoorganizzazione che realizzano queste battaglie,
queste pratiche, queste disobbedienze giuste.
Ma da mesi entrando nei lager
per senza documenti abbiamo incontrato donne e uomini in attesa di espulsione,
rinchiusi come animali in uno zoo, persone che hanno perso ogni diritto
all'assistenza, al rispetto e alla dignità, abbandonati in un limbo di
isolamento, disperazione, malattia, paura.
E la macchina prosegue il suo
percorso nonostante le denuncie, le proteste, lo sdegno. In Lussemburgo
sospendono il trattato di Schengen per "flussi straordinari", in Germania
arrestano e perquisiscono i compagni venuti con noi in Albania perché
difendevano quei taxisti accusati di non verificare i documenti di passeggeri
"visibilmente stranieri", e in Italia ora progettano addirittura di esportare
lager da 25.000 persone oltre frontiera, in Albania.
A questa routine dell'indifferenza
vogliamo rispondere con una giornata di mobilitazione nazionale il 29
gennaio, con gli appuntamenti che il movimento per la chiusura dei centri
si è dato, nell'autonomia delle soggettività e dei percorsi, condividendo
l'obiettivo della chiusura dei centri. Nella stessa giornata in cui contro
la riunione a Davos del Forum Economico Mondiale si ribadirà la necessità
di una opposizione decisa al neoliberismo: in Italia come a Davos, in
Italia come a Seattle.
Una giornata che dia delle
risposte: a Milano con una manifestazione contro un lager già aperto da
un anno, a Firenze contro lager che si vorrebbe di nuova apertura, così
come in tutte le città che vorranno partecipare a questa mobilitazione
nazionale, aderendo alle iniziative in programma come promuovendo nuove
iniziative. In questa giornata la nostra denuncia romperà la routine della
denuncia che resta atto verbale, del dissenso che non diventa disobbedienza
civile, mettendo in gioco i nostri corpi per interrompere una condizione
di internamento inaccettabile.
Per liberare i reclusi che
a Milano sono in un lager a rischio della vita.
Per liberare le donne e gli uomini del centro di via Corelli e chiudere
il lager della nostra città.
29 GENNAIO - CHIUDIAMO VIA
CORELLI MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO
yabasta@tin.it
csleo@tin.it
semir@libero.it
tel. 02 6705185
fax 02 6705621
29 gennaio
Manifestazione Nazionale a Firenze ore 16 P.zza
S. Marco
29 gennaio Manifestazione
a Trapani - ore 16 P.zza Vittorio Veneto
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