Le risibili retoriche del Ponte sullo Stretto
Il dibattito e gli studi sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina ne evidenziano sempre più chiaramente gli enormi costi e problemi economici (in un Mezzogiorno già piagato dalle "Cattedrali" e dai "poli di sviluppo" si vorrebbe ancora un modello basato su una grande opera che pure nega il contesto in cui si cala), occupazionali (anche i proponenti ammettono che a regime diverrebbero esuberanti 2/3 degli attuali addetti ai traghettamenti sullo Stretto), territoriali (lArea dello Stretto soffre già di pericolosi livelli di congestione insediativa, con unattrezzatura così pesante rischierebbe di presentare scenari di degrado da Megalopoli da Quarto Mondo), trasportistici (gli attraversamenti sono in diminuzione dal 1992), ambientali (impatti gravissimi: devastazione del paesaggio, distruzione degli ecosistemi di costa e di versante, modifica alle correnti, cancellazione di habitat faunistici, aumento della cementificazione e degli inquinamenti).
Gli stessi consulenti del proponente difendono ormai con grande difficoltà il progetto su questi temi. Si tenta allora di ricorrere a motivi legati meno direttamente ad una presunta utilità del progetto, ma che possono disegnarne una retorica, un valore, almeno simbolicamente positivo. Cè però un problema di senso.
Così il Ponte, servirebbe a sancire la continuità delle reti di trasporto intercontinentali, con la centralità del Mediterraneo: il problema è che, a meno di costruire una "campata unica" tra Palermo e Tunisi, il Mare Nostrum seguiterà a percorrersi via mare o aereo.
Ancora il Ponte costituirebbe "un grande richiamo per il turismo", che però ha seguito ad incrementarsi nelle due regioni, a fronte del calo dei traffici nello Stretto.
Cè poi il valore simbolico della "grande opera della tecnologia italiana, lestetica del grande per il nuovo millennio". Ma se proprio dobbiamo salutare il paesaggio con un nuovo mausoleo, almeno non realizziamolo cancellando una delle più grandi opere darte naturali del Mediterraneo, se non del pianeta.
Lultima icona si deve al segretario dei popolari Marini "Il ponte per la riunificazione fisica del paese, verso lEuropa" Ma perché escludere la Sardegna? Che so, un ponte da Palermo a Cagliari, una metropolitana da Civitavecchia a Olbia, una pedana scorrevole da Genova a Porto Torres, unifichiamo con una nuova grande meraviglia! Al di la delle battute, sprecare decine di migliaia di miliardi in una parte del paese, tra laltro per accentuarne il sottosviluppo, probabilmente rianimerebbe i vari leghismi, accentuando le discussioni.
La retorica, se insensata, diventa ridicola. E copre interessi di lobby: il calo dei traffici nello Stretto dimostra che il ponte non risponde ad una domanda sociale del Sud, della Sicilia, della Calabria. Serve piuttosto ad aprire spazi allofferta dei monopolisti del settore automobilistico e motoristico: Mitsubishi si è già dichiarato, il monopolista italiano è più coperto, ma assai interessato vedi i comportamenti della sua "Stampa" e soprattutto di "Repubblica" sulla questione. Ancora unimmagine "Rottamiamo lo Stretto di Messina, per il mercato di auto e moto".