18 gennaio 1999

***LO SWADESHI DI GANDHI***
L'economia a lungo termine
 

di Satish Kumar *** Riassunto***
traduzione a cura di Enzo, Ya Basta, Milano

Il KRRS dice di essere un'organizzazione Gandhiana e di volere un'economia Gandhiana.
Ma che cos'è un'economia Gandhiana?  L'attivista indiano e scrittore Satish Kumar descrive i principi, la storia e l'importanza di questa economia.

L'editore:
Gli insegnamenti del Mahatma Gandhi, che sono stati così profondi da giocare un ruolo determinante nella rivoluzione non violenta che sconfisse il colonialismo in India,  sono ancora oggi di estrema importanza. L'aspetto centrale della filosofia di Gandhi era il principio "swadeshi", che significa autosufficienza locale.  Satish Kumar ha elaborato questo concetto importante.
Kumar è uno studioso Gandhiano ed anche un pensatore e un attivista nella tradizione di E.F. Schumacher.
Nato a Bikaner, nel Rajastan, India, Kumar, da giovane era un monaco Jain, poi aderì al movimento Gandhiano e più tardi cominciò a viaggiare a piedi per il mondo.  Si stabilì quindi in Inghilterra, dove oggi è editore della rivista "Resurgence" e guida l'Associazione Schumacher, una serie di Conferenze Schumacher, e il College Schumacher. E' anche direttore dei "Green Books", una casa editrice ad indirizzo ecologico.

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Il Mahatma Gandhi era un paladino dello "swadeshi", o dell'economia locale. La gente fuori dall'India conosce le campagne di Gandhi per porre fine al colonialismo britannico ma questa fu solo una piccola parte della sua battaglia.  La maggior parte del lavoro di Gandhi era rivolto al rinnovamento dell'India e alla rigenerazione della  sua cultura.  Gandhi non era semplicemente interessato a cambiare il régime dei sahibs bianchi con il régime dei sahibs bruni ma voleva che il governo rinunciasse a una
gran parte del suo potere, trasferendolo ai villaggi locali. Per Gandhi lo spirito e l'anima dell'India risiedeva nelle comunità villaggio.  Aveva detto: "La vera India non è nelle sue poche città ma nei suoi 700.000 villaggi.  Se i villaggi muoiono anche l'India morirà."  Swadeshi è un programma per la sopravvivenza a lungo termine.

PRINCIPI DI SWADESHI
La visione Gandhiana di un India libera non era di una stato-nazione ma di persone appartenenti a comunità villaggi che si autogovernassero, che contassero su se stessi, che lavorassero per se stessi e che derivassero  una giusta sussistenza dai prodotti delle loro terre.  Il massimo potere economico e politico - incluso il potere di decidere cosa potrebbe essere importato o esportato nel e dal villaggio - rimarebbe nelle mani delle assemblee di villaggio.
In India la gente ha vissuto per migliaia di anni in armonia relativa con l'ambiente circostante: vivendo nelle fattorie, tessendo indumenti con telai a mano, mangiando cibo coltivato da loro, usando merci prodotte localmente, prendendo cura dei loro animali, delle foreste e delle terre; celebrando la fertilità della terra con feste, rappresentando le grandi storie epiche e costruendo templi. Ogni regione dell'India ha sviluppato la propria cultura, arricchita dai cantastorie viaggiatori, dai "saddhus" erranti e dai costanti flussi di pellegrini.
Secondo il principio swadeshi, tutto ciò che viene prodotto o fatto nel villaggio deve essere usato prima di tutto e soprattutto dai membri del villaggio.  Il commercio fra villaggi e fra villaggio e città dovrebbe essere minimo, quasi un'eccezione.  Merci e servizi che non possono essere prodotti all'interno della comunità possono essere comprati all'esterno.
Swadeshi evita la dipendenza economica da mercati esterni poichè essa potrebbe rendere vulnerabile la comunità villaggio.  Rifiuta che vi siano trasporti non necessari che producono spreco e squilibrio e che intaccono l'ambiente.  Il villaggio deve costruire una solida base economica per soddisfare la maggior parte dei suoi bisogni e tutti i membri della comunità villaggio dovrebbero dare la priorità alle merci e ai servizi locali.
Ogni comunità villaggio dell'India libera dovrebbe disporre di propri falegnami, calzolai, vasai, muratori, meccanici, contadini, ingegnieri, tessitori, maestri, banchieri, mercanti, commercianti, musicisti, artisti e preti.  In altre parole, ogni villaggio dovrebbe essere un microcosmo dell'India - una rete di comunità liberamente interconnesse.  Gandhi considerava questi villaggi così importanti che pensava che dovrebbe essere dato loro lo status di "repubbliche villaggio".
La comunità villaggio dovrebbe essere l'espressione dello spirito familiare - un'estensione della famiglia piuttosto che una collezione di individui in competizione fra loro.  Il sogno di Gandhi non era quella dell'autosufficienza  individuale e neanche dell'autosufficienza familiare ma dell'autosufficienza della comunità villaggio.
I britannici credevano in metodi di produzione centralizzati, industrializzati e meccanizzati.  Gandhi rovesciò questi principi e
intravide modi di produzione decentralizzati, domestici, artigianali.  Sono parole sue: "Non produzione di massa ma produzione delle masse." Adottando il principio di produzione delle masse, le comunità villaggio sarebbero state in grado di restituire dignità al lavoro fatto con le mani.  Vi è un valore intrinsico in ciò che viene fatto con le proprie mani e, consegnando il lavoro alle macchine, perdiamo non solo i benefici materiali ma anche quelli spirituali, poichè il lavoro manuale porta con sè meditazione e soddisfazione personale.  Gandhi scrisse: "E' una tragedia delle più grandi che milioni di persone abbiano cessato di usare le loro mani come mani.  La natura ci ha dato questo grande dono - le nostre mani.
Se l'ossessione per i metodi meccanizzati continuerà, è molto probabile che arrivi un tempo in cui saremo così incapaci e deboli che cominceremo a maledirci per aver dimenticato l'uso delle macchine viventi che Dio ci ha dato.  Milioni di persone non possono tenersi in forma con le gare sportive e l'atletica; perchè dovrebbero scambiare lavori sani, utili e produttivi con sport e gare inutili, improduttivi e costosi ?"  La produzione di massa si interessa solo del prodotto mentre la produzione delle masse si
interessa del prodotto, dei produttori e del processo.
La forza trainante dietro la produzione di massa è il culto dell'individuo. Quale può essere il desiderio dell'espansione dell'economia su scala globale, se non il desiderio per il profitto personale e corporativo? Al contrario un'economia su base locale promuove lo spirito comunitario, relazioni comunitarie e benessere comunitario. Tale economia incoraggia l'aiuto reciproco.  I membri del villaggio si prendono cura di se stessi, delle famiglie, dei vicini, degli  animali, delle terre, delle foreste e di tutte le risorse naturali per il beneficio delle generazioni presenti e future.

La produzione di massa porta le persone a lasciare i villaggi, le terre, i loro mestieri, le fattorie, per andare a lavorare nelle fabbriche.  Invece di esseri umani con una dignità in una comunità che si autostima, la gente diventa un ingranaggio della macchina, davanti ad una catena di montaggio, vivendo nei ghetti delle  città, dipendendo dalla pietà dei padroni. Poi un
numero sempre più esiguo di persone sono richieste nella produzione poichè gli industriali vogliono una produttività sempre più alta .  I padroni dell'economia monetaria vogliono macchine sempre più efficienti e veloci e il risultato sarà che uomini e donne resteranno disoccupati e considerati scarti della società. Una tale società genera milioni di persone senza radici e lavoro che dipendono dallo stato o che praticano l'accattonaggio.  Nell'economia swadeshi, la macchina sarà subordinata al lavoratore, non lo sovrasterà, determinando il ritmo dell'attività umana.  Allo stesso modo le forze del mercato serviranno la comunità piuttosto che adattare le persone alle necessità del mercato. Gandhi sapeva che con la globalizzazione dell'economia, ogni nazione avrebbe desiderato esportare di più e importare meno, per mantenere la bilancia dei pagamenti a proprio vantaggio.  Con essa ci saranno crisi economiche, disoccupazione perpetua ed esseri umani eternamente infelici e insoddisfatti.
Nelle comunità che praticano swadeshi, l'economia avrebbe un posto importante ma non dominerebbe la società.  Oltre un certo limite la crescita economica diventa un ostacolo al benessere. La moderna visione del mondo è che più beni materiali si hanno, più migliora la propria vita.  Ma Gandhi disse: "Un certo grado di comodità fisica è necessario ma oltre una certa soglia diventa un ostacolo piuttosto che un aiuto; pertanto l'idea di creare un numero illimitato di bisogni fisici e la soddisfazione di essi,
sembra più una delusione e una trappola.  La soddisfazione dei bisogni fisici di una persona arriva ad un punto morto e degenera nella decadenza fisica.  Gli europei dovrebbero ripensare la loro visione del mondo, se non vogliono perire sotto il peso delle comodità di cui stanno diventando schiavi."

Per proteggere i loro interessi economici i paesi intraprendono guerre - guerre militari o economiche.  Gandhi disse: "La gente dovrebbe vivere nelle comunità villaggio e in case semplici piuttosto che desiderare di vivere in palazzi."  Milioni di persone non potranno mai vivere in pace con gli altri se costantemente competono per ottenere livelli di vita più alti.
Non ci può essere vera pace nel mondo se guardiamo gli altri paesi come fonte di materie prime o come mercati per i prodotti finiti dell'industria.  Il seme della guerra viene seminato dall'avidità economica.  Se analizziamo le cause della guerra nella storia, vediamo che il perseguimento dell'espansione economica conduce inevitabilmente ad avventure militari. "C'è abbastanza per soddisfare i bisogni di ognuno ma non abbastanza per l'avidità di ognuno."  Così aveva detto Gandhi. Swadeshi è quindi un prerequisito indispensabile della pace.
Gli economisti e gli industriali dei nostri tempi non riescono a capire dov'è il limite.  Anche quando i paesi raggiungono un ottimo livello materiale di vita restono coinvolti nella logica della crescita economica.  Quelli che non capiscono il limite pensano di non avere mai abbastanza ma quelli che invece capiscono il limite, hanno già abbastanza. Swadeshi è la via della vera pace: la pace con se stessi , fra i popoli e con la natura.  L'economia globale spinge le persone verso la massima efficienza, l'alto rendimento, e le grandi ambizioni per ottenere il successo materiale.  I risultati sono lo stress, la perdita di significati e della pace interiore, la perdita di spazi per i rapporti personali e familiari , la perdita della vita spirituale.  Gandhi si rendeva conto che nel passato la vita in India non solo era prosperosa ma conduceva ad un sviluppo filosofico e spirituale.  Swadeshi per Gandhi era un imperativo spirituale.

L'ASCESA DEL COLONIALISMO INGLESE

Storicamente, l'economia locale indiana si basava su un'orto-agricoltura molto produttiva e sostenibile, sulla produzione di vasellame, di mobili, sulla lavorazione dei metalli, sulla gioielleria, sulla lavorazione della pelle e su molte altre attività.  Ma il suo punto forte è sempre stato il settore tessile.  Ogni villaggio aveva i suoi filatori, cardatori, tintori e tessitori, che erano il cuore dell'economia del villaggio.  Però, quando l'India fu invasa da tessili fatti a macchina, meno costosi e prodotti in massa, provenienti  dal Lancashire, gli artigiani tessili locali furono tagliati fuori dal business e l'economia del villaggio soffrì enormemente.
Gandhi credeva importante che l'industria fosse risanata e cominciò una campagna per arrestare l'influsso di tessuti britannici.  Grazie a questo sforzo, centinaia di migliaia di intoccabili e Indù delle caste si unirono per disfarsi dei vestiti prodotti in fabbrica importati dall'Inghilterra o dalle industrie delle città e impararono a filare i loro filati e tessere le loro stoffe.  Il filatoio divenne il simbolo della libertà economica, dell'indipendenza politica e della compattezza di comunità senza classi.
La tessitura e l'uso di stoffe filate in casa divennero il marchio distintivo di tutti i gruppi sociali. Responsabile della distruzione dell'economia locale indiana nel 1800 fu l'introduzione dell'educazione britannica sotto il dominio coloniale. Lord Macaulay, presentando la Legge sull'Educazione Indiana nel parlamento britannico, disse: "Un singolo scaffale di una buona biblioteca europea vale quanto tutta la letteratura indigena dell'India. Nè come lingua della legge, né come lingua della religione, il sanscrito non ha diritto alla nostra attenzione né merita il nostro impegno…Dobbiamo fare del nostro meglio per formare una classe di persone, indiani di sangue e di colore, ma inglesi per gusti, opinioni, morale e intelletto."
Questo obiettivo fu perseguito con grande forza dal Raj britannico.  Le scuole tradizionali furono sostituite da scuole ed università coloniali.  Gli indiani benestanti furono mandati presso scuole private inglesi, come Eton or Harrow, e presso università come Oxford o Cambridge.  Gli indiani colti imparavano sempre di più la poesia inglese, la legge inglese e gli usi e i costumi inglesi, trascurando la propria cultura.  Diventava di moda leggere Shakespeare e il Times di Londra, piuttosto che I classici indiani, come il "Ramayana", il "Mahabarata", i "Veda" e gli "Upanishads".  Gli indiani colti percepivano la loro cultura come arretrata, poco civile e vecchia.  Volevano regnare sull'India ma volevano regnare come i britannici.

L'esempio vivente di questo tipo di indiano di formazione occidentale era Jawaharlal Nehru, che per primo  diventò capo del governo dopo l'indipendenza.  Nehru cercò di promuovere l'industrializzazione dell'India, seguendo non la via capitalistica ma la via della pianificazione centralizzata.  Traeva la sua ispirazione dagli intellettuali della London School of Economics e dalla Fabian Society - serbatoio delle idee del Partito Laburista.
Gandhi, invece, credeva che il contributo essenziale che l'India potesse offrire al mondo stava proprio nell'indianità.  Pensava che gli indiani dovessero riconoscere il proprio talento e non cercare di imitare la cultura occidentale, che era soltanto uno strumento del colonialismo.
L'economia e la politica non dovevano occuparsi solo di questioni materiali ma dovevano costituire il tramite per il raggiungimento  di fini culturali, spirituali e religiosi.  In effetti l'economia non doveva rimanere distaccata dalle profonde basi spirituali della vita.  Secondo Gandhi questo obiettivo si raggiunge meglio quando ogni individuo diventa parte integrante della comunità; quando i beni vengono prodotti su scala ridotta; quando l'economia è di tipo locale; quando si dà priorità ai prodotti
dell'artigianato domestico.  Queste sono le condizioni  che conducono ad un modello sociale olistico, spirituale, ecologico e comunitario.
Secondo Gandhi, i valori spirituali non dovevano essere visti come separati dalla politica, dall'economia, dall'agricoltura, dall'educazione e da tutte le altre attività della vita quotidiana. In questo modello integrato non esiste un conflitto tra ciò che è spirituale e ciò che è materiale.  Non è positivo se alcune persone si chiudono in un'ordine monastico per praticare la religione, mentre altri dicono che la vita spirituale riguarda soltanto i santi e i celibi.  Un tale distacco tra religione e società genererà la
corruzione, l'avidità, la competizione, la sete del potere e lo sfruttamento dei deboli e dei poveri.  La politica e l'economia prive di ideali sarebbe uguale ad una specie di prostituzione, come il sesso senza amore.

Qualcuno ha chiesto a Gandhi: "Che cosa pensa della civiltà occidentale?" Lui ha risposto semplicemente: "Se ci fosse, non sarebbe una cattiva idea".  Per Gandhi una civiltà delle macchine non era civiltà.  Non si poteva concepire come civile una società  in cui i lavoratori dovevano sudare alla catena di montaggio, in cui gli animali erano trattati con crudeltà negli
allevamenti intensivi e in cui l'attività economica portava inevitabilmente alla devastazione ecologica.  I cittadini di una tale società finirebbero per diventare nevrotici, il mondo naturale si trasformerebbe inevitabilmente in deserto e le città in giungle di cemento.  In altre parole, la società dell'industria globale, a differenza di una società costituita da comunità sostanzialmente autonome che adottano il principio dello swadeshi, non è sostenibile.  Swadeshi era un principio religioso per Gandhi - altrettanto sacro quanto i principi della verità e della non violenza.  Ogni mattina e ogni sera, Gandhi ribadiva la sua fede nello
swadeshi nelle sue preghiere.
Sfortunatamente quando Gandhi fu assassinato non erano passati ancora  sei mesi dalla dichiarazione dell'indipendenza e Nehru ebbe mano libera per plasmare l'economia dell'India. Per Nehru il pensiero di Gandhi era troppo idealistico, troppo filosofico, troppo lento, troppo spirituale.  Si circondò di burocrati educati all'occidentale e il loro progetto comune li rese agenti inconsapevoli della colonializzazione economica.  Proseguirono con la costruzione di dighe enormi e di grandi fabbriche, che costituivano ai loro occhi i templi e le cattedrali della nuova India. Allo spirito di dedizione,  di idealismo, e di sacrificio che trionfava sotto Gandhi, si sostituì il desiderio sfrenato di  potere, di privilegi, di commodità, di soldi. Nehru e i suoi colleghi scelsero la via opposta a quella dello swadeshi e da allora la storia dell'India è stata una storia di corruzione e di intrighi politici ai massimi livelli.  Il processo di colonializzazione politica dell'India finirà ufficialmente nel 1947, ma la sua colonializzazione economica continuò imperterrita a ritmo sempre crescente, trasformandosi poi in un campo di gioco per le forze dell'economia globale.

COLONIALISMO SENZA COLONIZZATORI

Oggi si continua a governare l'India secondo il modello inglese ma senza i padroni inglesi.  Questa è la sua tragedia e non se ne vede la fine.  Gli industriali, gli intellettuali e gli imprenditori, d'accordo col governo, vedono ancora la salvezza dell'India nella sua soggezione alla politica della banca mondiale e del GATT.  Vedono nell'India una parte dell'economia globale che lavora mano nella mano con le società multinazionali. Ciononostante, sta crescendo rapidamente l'insoddisfazione del popolo indiano.  Gli insuccessi del Partito del Congresso sotto Nehru, sotto sua figlia, Indira Gandhi, e sotto suo figlio, Rajiv Gandhi, sono chiari a tutti.  Come aveva previsto il Mahatma Gandhi, il corpo politico è oggi corrotto.  I poveri sono più poveri che mai e la crescente classe media si sta allontanando dal Partito del Congresso.  I contadini protestano contro il monopolio dei semi da parte delle società multinazionali.  L'economia globale del GATT è costruita su basi poco solide.  Sebbene essa possa sembrare padrona della situazione, non gode di sostegno dal basso e man mano che si rivela la sua vera natura, il popolo indiano, per il quale l'insegnamento di Gandhi vive sempre nella memoria,  reagirà contrastandola e riabbraccerà lo swadeshi per la rivalutazione della propria cultura locale, della comunità e della propria vita.  Alla fine l'insegnamento dello swadeshi potrebbe essere portatore di speranza  per una economia a lungo termine anche in occidente, una volta che l'imbroglio della crescita economica e dell'industrializzazione venga rivelato.

Nota:
Sahib : titolo usato dagli indiani per chiamare gli inglesi o gli europei.
Sinonimo di compagno, amico, lord, padrone.

Questo è un capitolo tratto da:  The Case against Global Economy -  and for a turn towards the local, (L'argomento contro l'economia globale e per una svolta verso il locale); edito da: Jerry Mander e Edward Glodsmith; Sierra Club Books, San Francisco, 1996.

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