ROMA-Hanno bombe sì, ma alla crema. E anche il gas
“però è ner-vino” dicono giocando con la pronuncia romana. Non mancano nemmeno
le pistole e i fucili che sparano, rigorosamente acqua. I rappresentanti romani del
movimento anti globalizzazione hanno voluto sfoggiare le loro “armi” davanti al
Viminale. Poco meno di duecento persone si sono date appuntamento alle 15 davanti al
ministero dell’Interno per protestare contro "il rincaro provocatorio di
allarmismo e l'insistente militarizzazione di Genova", che si sta preparando per il
G8 di fine luglio. Non hanno alcuna
intenzione di rinunciare ad andare nel capoluogo ligure per dire il loro no alla
globalizzazione e protestare contro quello che considerano “il governo abusivo del
mondo” degli otto grandi. Per questo oggi hanno puntato il dito contro il governo di
centrosinistra colpevole “di non voler attrezzare la città per accogliere i cento,
duecento, trecentomila che manifesteranno” e che “ha creato in tutto il centro
di Genova una zona rossa in cui possono entrare solo le persone autorizzate”. Per
rappresentare quella area off limits il network romano per i diritti globali ha creato una
zona recintata da una rete nella quale sono entate solo le controfigure degli otto
rappresentanti dei governi che si incontreranno a Genova. Per loro i manifestanti hanno
lanciato bombe alla crema, pallattole di carta e sbeffeggi.
La data del due giugno non è
stata scelta a caso. Perché contemporaneamente si è manifestato davanti a tutte le
ambasciate e i consolati italiani d’Europa, ma soprattutto perché è il giorno della
Repubblica. “Oggi il Paese celebra il giorno in cui gli italiani hanno scelto la
democrazia – dice Manuela, una delle portavoci della Rage, la rete
antiglobalizzazione economica – a noi viene proibito di far circolare liberamente le
nostre idee”. Il due giugno è però anche il giorno della parata militare. “Oggi
ai Fori Imperiali – spiega al megafono una ragazza – c’erano 7mila
militari. E’ solo un assaggio di quello che succederà a Genova dove ne saranno
schierati ben 18mila”. La loro intenzione è quella di varcare quella zona rossa, di
“invadere simbolicamente quel luogo in cui otto perrsone soltanto decidono i destini
del mondo”.
Insieme ai duecento ragazzi del movimento c’erano
anche il senatore di Rifondazione Comunista, Giovanni Russo Spena, e quello dei Verdi
Paolo Cento, che ne ha approfittato anche per chiedere che in Italia siano rilanciate
le tematiche ambientali, e che il paese si schieri compatto e senza incertezze a favore
del trattato di Kyoto.
L’accesso al Viminale era bloccato da un
cordone di poliziotti, ma la manifestazione si è svolta senza alcun problema anche se i
giovanti anti globalizzazione si sono lamentati perché il furgone che conteneva le loro
“armi” prima di arrivare in piazza è stato portato in questura per un
controllo.
Pacifica, promettono, sarà anche la loro presenza
a Genova e a chi gli ricorda le scene di guerriglia alle quali si è già assitito,
rispondono che “queste cose accadono solo se si impedisce alla gente di manifestare
il proprio pensiero. Forse è il pensiero libero che fa paura”. |