Renato Rizzo
inviato a Genova«Era prevedibile che finisse così». Tra le Tute Bianche, l’ala
più determinata del popolo dei ribelli si respira una brutta aria. Rabbia trattenuta a
stento: voglia di «fargliela pagare». Vittorio Agnoletto, l’uomo che tratta con
Roma, e i suoi «colonnelli» hanno appena incassato la sconfitta d’un dialogo
finito. E’ l’alba d’un giorno di fuoco. Oggi qui si terrà l’incontro
nazionale di tutti i rappresentati dal Genoa Social Forum: centinaia di sigle che mettono
gli uni accanto agli altri, cattolici e comunisti, ambientalisti e femministe d’ogni
colore, fautori dell’economia solidale e scout, il comandante Marcos e Jeremy Rifkin,
Naomi Klein e José Bové. La galassia dell’entusiamo respirerà delusione. E il
discorso tra il diplomatico e il curiale che il portavoce ha offerto ieri a sigla della
rottura, diventerà probabilmente più acceso.
Anche per l’incalzare di chi, probabilmente, chiederà risposte «dure e
concrete» rischiando di incrinare una «convivenza» già difficile. «Era prevedibile
che finisse così» ripetono i ragazzi dei Centri sociali. Fino a poche ore prima che la
delegazione del Genoa Social Forum si sedesse al tavolo appprontato al primo piano della
Questura con il capo della Polizia e i suoi collaboratori, loro, avevano discusso sull’opportunità
di accettare o, piuttosto, declinare l’invito. «Ma De Gennaro è proprio l’interlocutore
giusto?» s’erano domandati quelli del consiglio dei portavoce delle Tute Bianche
seduti sulle sedie sgangherate del Centro Terra di Nessuno sulla collina genovese.
Una discussione accesa. Alla fine, accantonati i dubbi in nome dell’unità della
protesta, la sofferta decisione di inviare anche un loro rappresentante all’appuntamento:
Chiara Cassurino, di Ya Basta, l’associazione nata nel 1994 sullo slogan zapatista
che significa «Adesso basta»: «Accogliamo l’invito del Genoa Social Forum, da
tempo impegnato a chiedere che Genova sia città aperta anche nei giorni del vertice dei
Potenti dell’Ingiustizia e della Miseria chiamati G8».
La loro delegata è arivata al colloquio con il capo della polizia portando con sè tre
precise richieste, mutuate da quelle del Genoa social Forum: «La completa possibilità
per le moltitudini di raggiungere Genova; la libertà di manifestare; l’accoglienza
dignitosa per chi arriverà». I dubbi tornano a mordere mentre si analizzano i motivi di
questa battaglia persa e non «consola» il fatto d’essere stati quasi profeti: «Era
chiaro, spettava al governo italiano dover dare risposte, non a De Gennaro. Chiediamoci,
allora, qual è la vera ragione per cui il signor Berlusconi, capo dell’esecutivo,
demanda al comandante in capo del suo esercito l’incontro con la società civile».
La loro risposta arriva subito: «Tutto questo è esattamente lo specchio del G8: con i
Grandi che vengono a parlare e, poi, in realtà scatenano le guerre». Loro, le Tute
Bianche, il problema dell’accoglienza «per i fratelli e le sorelle che arriveranno a
Genova da ogni parte d’Europa» promettono di risolverselo da soli. Prima ancora che
ci pensi o non ci pensi il ministro Scajola sollecitato dal Genoa Social Forum.
Hanno, infatti, deciso che occuperanno gli impianti sportivi del Lagaccio, quelli
adiacenti al loro centro sociale: «In tende e sacchi a a pelo saremo in grado di ospitare
fino a 10 mila persone». Un fiume di giovani e meno giovani che comincerà a fluire in
una babele di lingue sin dal 4 luglio: «Arriveranno molto prima del Vertice, alla
spicciolata, attraverso itinerari inconsueti perchè non vogliono farsi respingere alle
frontiere o trovarsi su un treno bloccato in qualche stazione com’è accaduto per una
notte a noi quando andammo a Praga a contestare il Fondo monetario mondiale. Il tempo
stringe, non possiamo certo aspettare che si svegli il governo. Sempre che, poi, non abbia
deciso che gli conviene dormire il più a lungo possibile». |