La Stampa
La polizia paga i troppi errori in quel blitz
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Venerdì 3 Agosto 2001
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Gli agenti protestano: i carabinieri dov’erano?
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Guido Ruotolo
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ROMA Paga il vicecapo vicario della polizia, Ansoino Andreassi,
perché era stato nominato dal governo nella struttura di «missione» per il G8, ed era
lui ad avere la responsabilità della gestione dell’ordine pubblico. Paga il capo
dell’Antiterrorismo e della Prevenzione, Arnaldo La Barbera, perché era presente
nella scuola ex Diaz nel momento della perquisizione e, più in generale, perché a Genova
non si è riusciti a fare prevenzione, a impedire l’arrivo dei Black Block, a
fermarli, ad arrestarli. Paga, infine, il questore della città della Lanterna, Francesco
Colucci, per l’assoluta «inadeguatezza» dimostrata nell’organizzazione e nella
gestione dei giorni del vertice di Genova. Pagano, per il momento, solo Andreassi, La
Barbera e Colucci ma già si annunciano, a seguire, altre rimozioni, altre destinazioni ad
altro incarico: dal comandante del reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, ai vari
capi e vice della Digos e della Mobile.
Il vicecapo vicario della polizia, il responsabile dell’Antiterrorismo e il questore
di Genova pagano per le immagini che hanno fatto il giro del mondo, per le denunce e le
testimonianze dei manifestanti sui pestaggi in piazza, ma anche all’interno della
scuola ex Diaz, nel corso della drammatica perquisizione, e nella caserma di Bolzaneto,
dove i fermati venivano parcheggiati in attesa della traduzione in carcere. Pagano perché
le relazioni dei tre super-ispettori inviati dal Viminale hanno documentato al capo della
polizia, Gianni De Gennaro, e al ministro dell’Interno, Claudio Scajola, gli «errori
e le omissioni» di Genova.
Quel sabato sera in questura, quando fu pianificata la perquisizione alla ex Diaz, c’erano
tutti, c’erano anche Ansoino Andreassi, Arnaldo La Barbera e Francesco Colucci.
Quella perquisizione si doveva fare ma, naturalmente, non in quel modo. Sbagliata anche la
scelta degli uomini per l’irruzione e sbagliata la scelta dell’ora. E poi, l’errore
imperdonabile del capo dell’Antiterrorismo si è rivelato quello di entrare nella
scuola. Un boomerang, la perquisizione: pensavano di trovare i Black Block ma mentre in
questura si svolgeva il vertice per organizzare il blitz, i neri si dileguavano.
E che dire della caserma di Bolzaneto, senza che il questore Colucci avesse previsto
neppure un responsabile? Eppure, nei piani del prevertice, già dal 17 luglio si
aspettavano, in quella struttura, i primi fermati, i primi arresti preventivi. E le
disposizioni impartite alle forze di polizia di evitare di trovarsi a un faccia-a-faccia
con i dimostranti? La stessa «ordinanza di servizio, in materia di ordine e sicurezza
pubblica», emanata dal questore Colucci, 205 pagine più allegati, a rileggerla oggi è
la testimonianza del perché a Genova non è andata come ci si augurava che andasse.
Naturalmente, l’annunciata operazione «dolorosa ma necessaria» potrebbe avere delle
ripercussioni all’interno del Viminale e nei rapporti tra le varie forze di polizia.
Oggi pagano i prefetti Andreassi e La Barbera e il questore Colucci. Pagano i poliziotti.
Ma solo loro sono stati responsabili dei fatti di Genova? E’ facile immaginare lo
stato d’animo della Polizia: «E i carabinieri che hanno ucciso quel ragazzo? E i
finanzieri che in piazza si accanivano contro i manifestanti? E la polizia
penitenziaria?». E’ uno sfogo corale, in queste ore.
L’altra sera, dopo il secondo incontro tra il capo della polizia e il ministro dell’Interno,
ufficialmente per discutere la terza relazione appena consegnata, quella dell’ispettore
Lorenzo Cernetig sulla gestione della «piazza», dell’ordine e della sicurezza a
Genova, sia da uomini del Dipartimento di PS che del ministro si dava per scontato che
nell’immediato non sarebbe accaduto nulla. Ma ieri il quadro è cambiato. L’operazione
chirurgica, oggettivamente, decapita i vertici del Viminale: il vicecapo vicario Andreassi
è il numero due della Polizia, lo stesso prefetto La Barbera ricopriva una delle poltrone
più delicate. E il capo della polizia, Gianni De Gennaro, ne esce oggettivamente
indebolito. Insomma, un brutto colpo per la polizia.
Ancora ieri, un esponente di governo ripeteva che il cambio ai vertici dei vari apparati
di sicurezza e delle forze di polizia, si sarebbe fatto alla ripresa autunnale. In molti
casi si tratta di nomine giunte a scadenza. In discussione, così, arrivano i cambi ai
vertici dei servizi (Sismi e Sisde), dell’Arma dei carabinieri. La magistratura di
Genova, l’indagine parlamentare, l’avvio della inchiesta disciplinare interna
alla polizia dovranno fare chiarezza. Ma, intanto, il ministro dell’Interno Scajola,
rafforzato dalla bocciatura della mozione di sfiducia, ha voluto mandare un segnale ben
preciso.
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