S1/S2

Il progetto

Il progetto è un pretesto.

Sviluppare il concetto che è la base fondante del progetto S1/S2 per creare una storia dell'arte alternativa è, infatti, solo una occasione per riscoprire, al di fuori dalle prospettive offerte dall'ideologia, gli strumenti resi disponibili dallo scenario contemporaneo. Strumenti che sono culturali, tecnologici e politici.

Una “Critica alla Teoria Critica” - una “Critical2 Theory” - verrebbe voglia di dire, alludendo con questo gioco di parole al desiderio di rifondare la teoria critica nell'epoca contemporanea, per superare quello che, a colpo d'occhio, sembra proprio un empasse.

La Storia dell'Arte è un buon campo d'azione. L'arte del contemporaneo cambia profondamente, e diventa allo stesso tempo uno strumento incredibile e un “luogo” di esplorazione, in maniera ancor più marcata di quanto sia mai avvenuto in passato.

Non è un caso, infatti, il notare come gli istituti più prestigiosi, i laboratori di ricerca più avanzati, e i grandi capitali usino l'arte in contesti sempre più strategici.

E' un'arte lontanissima, naturalmente, da pennelli e scalpelli. E' un'arte di ibridazione, mutazione, integrazione e comunicazione: un'arte a cavallo tra arti visuali, architettura, elettronica, robotica, cinematografia, fotografia, neuroscienze, antropologia, etnologia, economia, giusrisprudenza, marketing… e, naturalmente, un'arte che studia le reti e l'informazione, la complessità, i saperi e la diffusione della conoscenza.

E' l'arte dei sistemi aperti. Un'arte in cui il processo ha definitivamente soppiantato l'oggetto. Pochi giorni prima di scrivere questo testo, Peter Weibel mi ha detto molto esplicitamente: “Non sono interessanti gli oggetti e i soggetti, ma quello che ci fai”.

E' l'arte in cui l'artista diventa esplicitamente un abilitatore di processi.

Per dirla con Enzensberger: “Per l'artista 'vecchia maniera' - chiamiamolo autore - segue, da queste riflessioni, che il suo obiettivo debba essere il 'diventare ridondante', in un modo molto simile a quello in cui un maestro ritiene il suo compito completo solo quando la sua presenza non sia più necessaria. Come in ogni processo di apprendimento, anche questo processo è reciproco. Lo specialista imparerà altrettanto (o ancora di più) dai non-specialisti. Solo allora potrà concedersi di diventare superfluo. Nel frattempo la sua utilità sociale potrà essere misurata dal grado in cui riuscirà ad utilizzare i fattori liberanti dei media, e a portarli a fruizione. Le contraddizioni tattiche in cui si dovrà imbrigliare durante questo processo non potranno essere negate nè coperte in nessun modo. Ma, strategicamente, il suo ruolo è chiaro.”

Enzensberger, naturalmente, è un poeta. Alla sua chiara visione è opportuno sovrapporre anche altri contenuti, che provengono da molteplici altre direzioni un po' più “decostruite”. Ma avremo modo di tornare sull'argomento.

Quello che è interessante notare è il possibile cambiamento di atteggiamento in favore di modalità di comunicazione “a rete”, e delle conseguenti pratiche di definizione (auto/etero) della(e) propria identità, di creazione e diffusione di arte, saperi e conoscenza.

L'approccio ecosistemico sembra il più promettente per abbracciare la novità.

In estrema sintesi, il progetto è strutturato attorno alla definizione di una piattaforma per realizzare un ecosistema digitale, chiamato S1/S2, mirato, come caso di studio, alla creazione di un ambiente neo-organico vivo per l'arte.

L'ambiente neo-organico vivo è quello che verrà chiamato “Storia dell'Arte Collaborativa”, che sarà rappresentata proprio tramite la storia della vita del sistema.

L'impostazione teorica alla base del progetto prenderà il nome di “Teoria Critica2”.

Le dimensioni estetiche, poetiche e narrative utilizzate in varie aree del progetto si costruiranno su quello che stiamo nominando da un po' di tempo come “Neo Realismo Virtuale” (NeRVi).