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artist's spaces a londra e in gran bretagna
cenno introduttivo.
a cura di
Jacopo Benci
[Jacopo Benci è un artista. Dal 1992 lavora come 'artists' adviser'
all'Accademia Britannica di Roma, di cui dal 1998 è Assistant Director
for Fine Arts.] Ultimo aggiornamento: 20/2/2000
premessa: l'era del vuoto.
La mostra "Sensation" alla Royal Academy di Londra (poi itinerante
negli Stati Uniti) è stata l'ennesima e forse ultima consacrazione
di un gruppo di qualche decina di artisti residenti a Londra e denominati
'Young British artists' (YBAs) o 'Britpack', emersi a partire dal
1988 e via via acquistati dall'onnipotente collezionista Charles Saatchi.
Un utile complemento del catalogo della mostra è il volume di Johnnie
Shand-Kydd, "Spit Fire. Photographs from the Art World London 1996-1997".
Si tratta di un libro fotografico nel vero senso del termine: l'unico
testo è costituito dalle brevi didascalie delle fotografie, che non
diranno molto ove già non si sappia chi sono Damien Hirst, Cerith
Wyn Evans, Dinos & Jake Chapman, Sam Taylor-Wood, Gillian Wearing,
Georgina Starr, Jane & Louise Wilson, Tracey Emin e via enumerando
(la quarta di copertina riporta l'elenco completo dei nomi: enough
said) e ove non si sia a conoscenza dello status di gallerie quali
White Cube, Interim Art o Frith Street Gallery, o di ritrovi quali
il pub The French House o il Bar Italia di Soho. L'intento di Shand-Kydd
è celebrare il mito istantaneo di questa jeunesse dorée di artisti
di successo, colti raramente al lavoro a studio o nell'allestimento
di mostre, e assai più spesso ripresi in discoteche, pub, bar, sale
di videogiochi, campi di calcio, oppure impegnati a posare per l'obbiettivo
in attività ad alto tasso di narcisismo quali presenziare a inaugurazioni
e cene eleganti, esibirsi in estemporanei concerti rock, mostrarsi
in stati di ubriachezza, seminudi o in atteggiamenti che vogliono
apparire aggressivi o provocatori, oltre a combinazioni di tutto questo
e di altro ancora. L'(auto)compiacimento di queste fotografie è tal
punto eccessivo che rattrista e insieme diverte: perfetta manifestazione
di quella era del vuoto tanto acutamente descritta da Gilles Lipovetsky.
istituzionalizzati, indipendenti, alternativi.
La scena artistica britannica, al di là e a prescindere dal giudizio
che si può dare riguardo la qualità e la durevolezza dei lavori degli
YBAs, è infinitamente più ampia di quanto non appaia da package exhibitions
quali "Brilliant! New Art from London" (Minneapolis, San Francisco,
1995), "General Release" (Biennale di Venezia, 1995), "The British
Art Show4" (Manchester, Edimburgo, Cardiff, 1995-6), "British Waves"
(Roma, 1996) o "Sensation". La Gran Bretagna vive da circa un decennio
un grande fermento di attività in campo artistico (le cui radici affondano
in un humus che ha iniziato a formarsi vent'anni fa), e molta parte
di ciò che viene realizzato nasce e si sviluppa in un gran numero
di strutture costituite, organizzate e gestite direttamente da artisti.
La crisi economica della Gran Bretagna nella tarda era Thatcher e
poi nell'era Major rese disponibili a Londra e in altre città, anche
in zone centrali, molti spazi in complessi per uffici, commerciali
e industriali. Questo permise a gruppi di artisti capaci di iniziativa
di creare spazi autogestiti ove lavorare e organizzare eventi. E'
il caso di City Racing a Londra e della Transmission Gallery di Glasgow,
un artist-run space capace di stabilire contatti internazionali, che
con la sua lunga e intensa attività ha molto contribuito a fare di
Glasgow il centro artistico più seguito in Gran Bretagna dopo Londra
[Roberts 1995]. Gli artist-run spaces hanno saputo trovare il sostegno
di sponsor privati oltre che dei vari enti locali, regionali e nazionali
britannici per le arti, e perfino portare i loro eventi all'interno
delle gallerie commerciali (è il caso della mostra "Die Yuppie Scum",
organizzata nel 1996 da Lost In Space presso la galleria londinese
di Karsten Schubert). In qualche caso artist-run spaces possono approdare
nel campo delle gallerie commerciali: è il caso della Matt's Gallery,
creata nel 1979 dall'artista Robin Klassnik, che oggi è un gallerista
'puro' pur continuando a collaborare con i suoi artisti per installare
i loro lavori [Harris 1997]. Le strutture create e gestite da artisti
sono di diversi tipi: complessi di studi che offrono spazi dove lavorare
a prezzi accessibili; raggruppamenti che lavorano in un determinato
contesto locale o si occupano di una disciplina specifica; laboratori/atelier
in cui più artisti possono lavorare con strumenti che sarebbero fuori
della portata dei singoli; spazi espositivi, a volte collegati ai
complessi di studi, a volte iniziativa di piccoli gruppi o di singoli
artisti. Ci sono poi strutture tendenzialmente immateriali, senza
una sede o senza un proprio spazio espositivo, che sono nondimeno
assai attive nell'organizzare esposizioni, performances, eventi che
prevedono la partecipazione di un pubblico di spettatori o della gente
che passa, interventi sul territorio. Nel campo dei complessi di studi,
Acme Studios rappresenta l'esempio più significativo di struttura
autogestita capace di durare nel tempo e diventare una vera e propria
istituzione. Fondato nel 1972 da un gruppo di sette artisti, Acme
è una associazione il cui obiettivo è individuare edifici in disuso,
di proprietà pubblica o privata, e affittarli a medio o lungo termine
per trasformarli in complessi di studi per artisti. Nel 1994 Acme
gestiva undici di tali edifici, comprendenti 432 studi e 118 spazi
misti (studio e abitazione), con 12 fasce di affitti compresi fra
un minimo di 50 e un massimo di 500 sterline al mese (fra 125.000
e 1.250.000 lire al cambio del 1994) ["Acme Studios, A Service for
Artists", 1990; tariffario Acme 1994]. Di particolare interesse nell'area
'immateriale', sono Space Explorations, creata nel 1989 con l'obiettivo
di realizzare eventi sito-specifici in luoghi pubblici non convenzionali,
e Fashion Architecture Taste (FAT), nata da un gruppo di architetti
decisi a intervenire attivamente nel rapporto fra pratica artistica
e contesto sociale. FAT ha organizzato nel 1995 l'evento "Outpost"
in occasione della Biennale di Venezia: centinaia di artisti di tutto
il mondo erano invitati a inviare ognuno cento opere formato biglietto
da visita, che sarebbero state distribuite gratuitamente in alcuni
luoghi di Venezia. Le opere, tutte anonime, potevano essere identificate
solo acquistando per 1000 lire una 'carta d'identità' con la firma
dell'autore ed eventuali altri dati. Il ricavato in denaro è stato
devoluto al Fondo per i bambini di Sarajevo [Nash 1997]. Il lavoro
degli artisti attivi nelle strutture autogestite che non sono -o non
sono ancora- giunti alla ribalta delle gallerie commerciali londinesi
e alla consacrazione nella Saatchi Collection è spesso non meno interessante,
audace e articolato di quello dei loro colleghi più noti e fortunati.
Anzi. Gli YBAs istituzionalizzati hanno la necessità di omogeneizzare
e programmare il proprio lavoro per renderlo meglio marketizzabile;
molti di essi, inoltre, si sono formati al Goldsmiths' College di
Londra, la cui 'filosofia' di fatto indirizza gli studenti d'arte
proprio verso l'introiettazione dei meccanismi e dei dettami del mercato
dell'arte e dell'ideologia del successo che vi si accompagna [Briers,
1996]. Può rivelarsi illusorio, in altri termini, considerare il lavoro
degli YBAs -anagraficamente ancor prima che ideologicamente "figli
della Thatcher" [J. Jones, 1997]- una critica o una contestazione
dei luoghi e delle immagini della società globale. Laddove gli YBAs
e i critici loro sostenitori fanno riferimento al situazionismo nei
loro testi e nei loro discorsi, restano in realtà abbarbicati all'idea
di opera come oggetto, merce (commodity): concetto contestato e respinto
dagli autentici situazionisti [Ford, 1997]. Della stessa natura sono
gli occasionali riferimenti da parte di alcuni YBAs alle ideologie
degli anni Settanta: si tratta di un revival puramente formale, analogo
a quello che fa tornare nei negozi di abbigliamento i pantaloni a
zampa d'elefante e le 'platform shoes' e manda in classifica gruppi
finto-punk. La costellazione degli spazi gestiti da artisti si pone
rispetto alle stelle fisse costituite dalle gallerie commerciali,
dagli spazi pubblici e dalle grandi collezioni in una posizione indipendente,
ma non necessariamente alternativa o antagonista. C'è interscambio
fra artist-run spaces da un lato, gallerie commerciali e istituzioni
pubbliche dall'altro. Molti degli artisti che approdano alla notorietà
e alle gallerie più prestigiose e potenti si mettono inizialmente
in luce attraverso eventi ed esposizioni allestiti in spazi indipendenti.
Sarah Lucas tenne la sua prima personale a City Racing, e questa mostra
la 'mise sulla mappa' dell'arte londinese; i suoi passi seguenti furono
mostre in spazi commerciali quali White Cube, l'approdo alla collezione
Saatchi e la conseguente inclusione nella mostra "Young British Artists".
Douglas Gordon, Turner Prize per il 1996, è stato membro attivo della
Transmission Gallery di Glasgow [cfr. la cronologia in "General Release",
1995]. Organizzazioni gestite da artisti possono però effettivamente
assumere posizioni o trattare problematiche che hanno inequivocabilmente
un contenuto di critica sociale, politica, culturale. Le questioni
legate alla presenza di importanti comunità africane, asiatiche, caraibiche;
l'indipendentismo irlandese, scozzese, gallese; le tensioni create
dal persistere di un sistema classista; le rivendicazioni femministe;
le tematiche situazioniste; questi ed altri elementi, presenti nella
pratica di gruppi e organizzazioni attualmente in attività, si collegano
in questo senso al lavoro di artisti più maturi, noti anche al di
fuori della Gran Bretagna, quali Stephen Willats, Willie Doherty,
Rasheed Araeen, Mona Hatoum.
artist-run spaces.
a Londra [fonte: S. Jones, 1995]
NB - alcune organizzazioni sono presenti in più di una sezione.
architettura, design e architettura di paesaggio.
Art & Architecture, Art of Change, Cubitt Artists Ltd, DIY Decorators,
FAT - Fashion Architecture Taste, Hackney Contemporaries, Landscape
& Art Network, Society of Designer Craftsmen.
arte tessile.
New Fibre Art.
artisti operanti in/per una specifica area di Londra.
Brent Artists Register, Brixton Artists Collective, Greenwich Mural
Workshop, Hackney Contemporaries, Islington Schools Environmental
Project, Kingsgate Workshops, London Fields Renewal Partnership [Hackney],
Spitalfields Art Project.
ceramica.
Balls Pond Studios.
complessi di studi.
ACAVA, ACME Studios, Barbican Arts Group, Brightside Studios, Chisenhale
Studios, Cool Tan Arts, Cubitt Artists Ltd, Florence Trust, Gasworks,
Kingsgate Workshops, Lewisham Art House, Riverside Artists Group,
SPACE Studios, Standpoint Gallery.
donne artiste.
All Ladies' Number One Brush Team, Association of Women Photographers,
Five Women Artists Plus, Mavis Studios, Monocrone [org. multietnica
di fotografe], Redder Splash, Women's Art Library, Women's Eye Artists
Co-operative
fotografia.
Association Gallery, Association of Women Photographers, Monocrone [org. multietnica di fotografe], Photofusion.
gallerie e spazi espositivi autogestiti.
(* = nell'ambito di complessi di studi):
ACAVA (*), Balls Pond Studios (*), Beaconsfield, Brixton Artists Collective,
Cafe Gallery, Chisenhale Gallery (*), City Racing, Cooltan Arts (*),
Cubitt Gallery (*), Museum of Installation, Space Explorations
gruppi che lavorano in/per spazi pubblici [public art].
All Ladies' Number One Brush Team, Art of Change, House Artists, Greenwich
Mural Workshop, Islington Schools Environmental Project, Space Explorations.
strutture che praticano scambi con analoghe organizzazioni di altri paesi.
City Racing, Cubitt Artists Ltd, Riverside Artists Group.
incisione [printmaking].
Artichoke, Greenwich Printmakers, London Print Workshop, Printmakers'
Council, Spin 3 Print Workshop.
organizzazioni a base etnica.
African & Asian Visual Artists Archive, Bigos [artisti di origine
polacca], British Chinese Artists Association, Brixton Artists Collective
[il 50% delle opportunità sono riservate ad artisti di origine africana
e asiatica], Monocrone [org. multietnica di fotografe], Panchayat
[artisti di origine sud-est asiatica].
bibliografia consultata.
"Acme Studios, A Service for Artists". Acme Housing Association Limited,
Londra, 1990 [libretto informativo e storico-statistico] David Briers,
'All that glitters is Goldsmiths', in "Artists Newsletter", febbraio
1996, pp. 6-8 Simon Ford, 'Pseudo Situationism', in "Art Monthly",
ottobre 1997, pp. 19-22 "General Release, Young British Artists at
Scuola di San Pasquale, Venice, 1995". A cura di Ann Gallagher e James
Roberts, con testi di Gregor Muir e James Roberts. The British Council,
Londra, 1995 [catalogo, con cronologia artistica e sociale 1990-1995]
Mark Harris, 'On your bike! London's artist-run spaces', in "Untitled",
No. 13, primavera 1997, pp. 8-9 Jonathan Jones, 'Thatcher's Children',
in "Untitled", No. 13, Spring 1997, pp. 4-5 Susan Jones, "Survey of
artist-led organisations. Listing - London", 1995 [fotocopie] Susan
Jones, 'Roles and reasons', in "Roles and reasons", supplemento di
"Artists' Newsletter", 1997, pp. 2-11 Robin Nash, 'Eye to eye: Robin
Nash in conversation with Fashion Architecture Taste', in "Artists'
Newsletter", settembre 1997, p. 18 James Roberts, 'Never Had it So
Good...', in "General Release, Young British Artists at Scuola di
San Pasquale, Venice, 1995". The British Council, Londra, 1995, pp.
49-62 Johnnie Shand-Kydd, "Spit Fire. Photographs from the Art World
London 1996-1997". Thames & Hudson/Violette Editions, Londra, 1997
ringraziamenti.
Susan Jones; Roger Kite (Acme Studios); John Stathatos (Untitled).