La direttiva 16
"Voi siete pronti,
siete pronti a combattere, ma il momento della vostra concertata azione
non è ancora giunto. A certe bande sono state impartite istruzioni
speciali. Non fate il gioco del nemico agendo prima del tempo scelto per
voi. Non sperperate le vostre forze. Non lasciatevi tentare ad agire prematuramente!"
Il messaggio radio del generale Mark W. Clark, comandante delle truppe
alleate in Italia, era scoppiato come una bomba il 10 aprile, movimentando
ulteriormente la già tormentata vigilia dell'insurrezione. Ce n'era
d'avanzo perché all'interno del CLNAI il "partito" degli attesisti,
di quelli che esortavano alla prudenza, all'attesa alla verifica, prendesse
vigore e alzasse la voce. Il disegno delle forze conservatrici non poteva
essere più trasparente: Clark loro interprete, tendeva a frenare
qualsiasi moto insurrezionale capace di porre un'ipoteca popolare sul
futuro assetto politico dell'Italia. Non si voleva che le formazioni partigiane
scendessero dai monti per combattere fascisti e tedeschi nelle grandi
città e nei borghi della pianura, sollevandone le popolazioni in
assenza degli Alleati. I conservatori, i grandi industriali, i capitalisti
rifugiati in Svizzera, la grossa borghesia, temevano i comunisti, forza
determinante della Resistenza, forza trascinante di imponenti masse popolari
operaie e contadine; ne paventavano l'influenza, la forza, la direzione
politica che mirava all'unione di tutto il movimento patriottico antifascista
e al rinnovamento del Paese. Il comando generale del CVL cercò
di ridurre i danni del "siluro Clark" e ne interpretò le direttive
con stretta aderenza operativa, ritenendola valide soltanto per le formazioni
partigiane dei settori che sarebbero stati interessati dalle colonne tedesche
in fuga e che avrebbero dovuto sbarrare loro la strada, impegnarle in
combattimento e costringerle alla resa. Nello stesso tempo Il CVL confermò
le direttive insurrezionali impartite alle brigate che sarebbero dovuto
intervenire a Genova, Milano, Torino e in altre città. La direzione
del PCI fece qualcosa di più. Nella stessa giornata del 10 Aprile
trasmise la famosa "DIRETTIVA 16" a tutte le organizzazioni politiche
periferiche e ai comandi di brigata delle "Garibaldi": L'ora dell'attacco
finale è scoccata. L'esercito tedesco è in rotta disordinata
su tutti i fronti. Nuovi avvenimenti militari si stanno scatenando che
accelerano il crollo definitivo del nazifascismo. L'offensiva sovietica
sull'Oder e l'offensiva anglo-americana in Italia saranno gli atti finali
della battaglia vittoriosa. Anche noi dobbiamo scatenare l'attacco definitivo.
Non si tratta più d'intensificare la guerriglia, ma predisporre
e scatenare vere e proprie azioni insurrezionali... Nelle città,
i GAP (Gruppi d'Azione Partigiana) e le SAP (Squadre di Azione Patriottica)
devono attaccare e abbattere senza pietà quanti gerarchi fascisti
possono raggiungere; quanti agenti e collaboratori dei nazifascisti continuano
a tradire la patria (questori, commissari, alti funzionari dello Stato
e dei Comuni, industriali e dirigenti tecnici della produzione asserviti
ai tedeschi); quanti nazifascisti e repubblichini restino sordi all'intimazione
della patria di "arrendersi o perire". Azioni più ampie devono
senz'altro essere iniziate nelle cittą per la liquidazione dei posti di
blocco, di sedi fasciste e tedesche, di commissariati di polizia ecc.
ecc. La "direttiva n. 16" sottolineava poi la necessità di intensificare
l'opera di disgregazione del nemico, offrendo salva la vita a tutti coloro
che erano disposti ad arrendersi ai patrioti. Ma la parte più importante
della "direttiva n.16" riguardava l'ordine di respingere decisamente tutte
le manovre tendenti a far fallire l'insurrezione nazionale... Tutte le
voci, tutti i piani, tutti i progetti tendenti a limitare o ad evitare
l'insurrezione del popolo - sottolineava la direttiva -sono false e contrarie
agli interessi del popolo, alle precise direttive CLNAI e del comando
CVL. Il 13 Aprile 1945, Palmiro Togliatti, segretario generale del PCI,
faceva pervenire alla direzione del PCI Alta Italia un radio messaggio
diretto personalmente a Gallo (Luigi Longo): Per il compagno Gallo. Il
nuovo ordine del giorno del generale Clark non è stato emanato
con l'accordo del Governo né nostro. Tale ordine del giorno non
corrisponde agli interessi del popolo. Nostro interesse vitale che l'armata
nazionale e il popolo si sollevano in un'unica lotta per la distruzione
dei nazifascisti prima della venuta degli Alleati. Anche Rodolfo Morandi,
impartendo direttive politiche ai socialisti, si oppose decisamente a
Clark: "Non sono le forze esterne che possono liberarci dal fascismo.
L'esperienza che si compie nel Sud è anche troppo istruttiva al
riguardo. Debbono essere le forze popolari, mobilitate sotto l'insegna
della liberazione, a schiantare e svellere dalle radici la mala pianta.
Non è solo attraverso l'insurrezione che l'autorità degli
organi che sono a capo della lotta si può imporre, in nome del
popolo, contro ogni tentativo di salvataggio. L'insurrezione popolare
non è, e non può essere in questo momento la rivoluzione.
Ma se non può scaturire da essa il nuovo ordine socialista, essa
deve costituire un atto dietro il quale non si torna e non si può
tornare. L'insurrezione spiega energie che domani non potranno essere
facilmente piegate e, sola, assicura le condizioni per portare a fine
la lotta per la conquista di una democrazia dei lavoratori. E¹ proprio
questo che i comandi angloamericani, in pieno accordo con le curie, con
la grande borghesia e -paradossalmente - coi tedeschi, vorrebbero evitare."
L'aveva detto con chiaro e astioso tono sin dall'estate precedente il
capo dei servizi britannici in Svizzera, John Mc. Caffery, rispondendo
a una lettera di Ferruccio Parri in cui si lamentava la scarsezza degli
aiuti ai partigiani combattenti. Molto tempo fa - scrive Mc. Caffery -
ho detto che il più grande contributo militare che potete portare
alla causa alleata era il sabotaggio continuo, diffuso, su larga scala.
Avete voluto delle bande. Ho approvato questo vostro desiderio perché
riconoscevo il valore morale di esse per l'Italia. Le bande hanno lavorato
bene. Lo sappiamo. Ma avete voluto fare degli eserciti. Chi vi ha chiesto
di fare così? Non noi. L'avete fatto per ragioni politiche e precisamente
per reintegrare l'Italia. Nessuno vi farà colpa di questa vostra
idea. Ma non date nessun torto ai nostri generali se si ispirano essenzialmente
a criteri militari. E soprattutto non tentate di addossare a noi scopi
politici, se i nostri criteri militari non coincidono in pieno con gli
scopi politici vostri. Clark, comandante degli eserciti alleati in Italia,
vertice dell'efficienza tecnico-organizzativa occidentale, perfettamente
consapevole degli obiettivi strategici e politici che doveva raggiungere,
aveva buon gioco ad attaccare il partito comunista, contando sulla sorpresa,
sui diversi interessi politici dei partiti rappresentati nel CLNAI, sulle
difficoltà dei collegamenti, sulla stanchezza di tutti. Buon gioco
a seminare perplessità e confusione capaci d'intralciare la volontà
di lotta delle formazioni militari, diminuire il prestigio, l'autorità,
l'influenza del partito comunista e del comandante delle sue formazioni
militari. L'attacco sferrato da Clark nel momento psicologicamente più
delicato della lotta clandestina, mascherato col riconoscimento delle
virtù combattive delle formazioni partigiane e del loro peso militare,
era gravissimo e avrebbe potuto avere conseguenze mortali. Benché
sembrasse un consiglio, un parere, il messaggio era in agguato, il peggiore
che potesse essere teso allo schieramento politico antifascista. Longo
avvertì il pericolo in tutta la sua gravità e lo denunciò
in una riunione dei dirigenti del PCI Alta Italia confermando alle brigate
"Garibaldi" gli obiettivi dell'insurrezione. Da quel momento le tappe
della preparazione sono bruciate. Inizia il conto alla rovescia. Il 16
Aprile viene rivolto un appello ai Comitati di agitazione, agli operai,
ai tecnici: difendere le fabbriche e gli uffici pubblici dalle distruzioni
progettate e predisposte dal nemico. Questa, si avverte, sarà la
prima fase dell'operazione finale. L'altra comincerà con l'attacco
diretto ai nazifascisti. E' il piano insurrezionale in via d¹attuazione.
Il CLNAI, il 19 aprile, si rivolge ai ferrovieri e a tutti i lavoratori
dei trasporti dell'Italia occupata, invitandoli a seguire l'esempio dei
loro compagni piemontesi: organizzare l'abbandono immediato e in massa
del lavoro. "E' giunta l'ora - prosegue il comunicato del CLNAI - di astenersi
dal lavoro per colpire il nemico." Il suolo sul quale ha tentato invano
di affondare le sue radici la repubblica di Salò è scosso
da un sisma, chiaramente avvertito dai fascisti. L'illusione repubblichina
si sta dissolvendo, come tutte le illusioni; la marea sta salendo; l'ora
"X" sta per scoccare. ALDO DICE 26 x 1
|
|