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cronaca di una studentessa
CONTRO
LA GUERRA DEL CAPITALE... Le
scuole di Roma contro i bombardamenti, contro i terroristi, contro lo
sfruttamento. Tutti in piazza dell'Esedra, tante scuole, tanti striscioni,
un no ricorrente, quello alla guerra. Noi del Peano non siamo troppi,
ma abbastanza incazzati e in più c'è il padre di una di noi. Forse solo
un ritorno nostalgico, o il bisogno di comunicare di una generazione
che ormai parla poco, ma questa è un'altra storia. Verso le 10 la macchinetta
rossa (sempre la stessa) dei rifondini acchittata con musica e microfono
ci ha fatto sedere: inizia l'assemblea. Le prime parole sono quelle
per Carlo Giuliani, un brivido mi percorre ripensando alla rabbia di
quella notizia, ricevuta mentre stavo dall'altra parte del mondo e non
potevo fare molto se non accumulare veleno. Caldi applausi, poi di nuovo
le parole senza fiato strillate al microfono che le impasta per bene.
Introduzione di due o tre ragazzi e ragazze che dicono verità che fomentano.
Ma nessuno ha voglia di rimanere seduto, la piazza è sempre più piena,
non c'entriamo tutti. Alla parola "corteo" tutti in piedi, qualche minuto
e via verso piazza Barberini. Noi del Peano stiamo quasi all'inizio,
con il nostro striscione "BASTA IPOCRISIA NON ESISTONO BOMBE UMANITARIE".
Si avanza lenti, ci si ferma ogni 100 metri, si strilla sempre più forte
gli slogan di sempre e quelli di oggi. Siamo sulla strada che io chiamo
"delle compagnie aeree", dove appunto c'è la sede italiana della maggior
parte delle compagnie di tutto il mondo, e l'ho trovato parecchio ironico,
ma forse non c'era tempo di pensare, solo strillare e sentirti parte
di qualcosa di grande, come succede ad ogni manifestazione che si rispetti.
A piazza Barberini altro blocco, non ci vogliono fare arrivare all'ambasciata.
La prima fila di quel serpentone di cui ancora non si vedeva la fine
si incazza, tutti siamo incazzati, di fare un'assemblea lì in piazza
non ce ne frega niente, vogliamo arrivare all'ambasciata, salire su
per via Veneto, nella culla della Roma ricca. Il tempo di una sigaretta
e già siamo di nuovo in moto verso l'ambasciata, basta girare intorno
alle guardie ed è fatta. Ci fanno passare. Qualcuno corre, ma non ce
n'è bisogno, stranamente stanno abbastanza tranquilli nonostante il
grido ASSASSINI che non tace. Ma se lo sono meritati. A 100 metri dall'ambasciata
l'ultimo stop. Un ragazzino molto preoccupato mi chiede se c'e' da star
tranquilli, non è che poi c'è qualche esaltato che va a fare a botte
con le guardie. Io penso che la sciarpetta che ho al collo non è casuale,
anche se non ce n'è bisogno non si sa mai. Poi penso alla grande spaccatura
nel movimento, non solo quello degli studenti, che crea questa questione.
Manifestazione pacifica o violenza mirata? E poi l'opinione pubblica:
Chi inizia? I manifestanti o le guardie?. Vado a vedere come mai ci
siamo fermati là. Ma ci potevo arrivare da sola, come potevano mancare?
Scudo maschera casco manganello e lacrimogeno, ecco a voi il celerino
perfettino!!!! Ce ne stanno una 30ina a sbarrare la strada, resteranno
così immobili per un tre orette buone. Poi arriva una notizia allucinante:
pare che un ragazzo sia stato fermato e malmenato e portato via, ma
non si sa nulla di più. Per quanto ne so è ancora nel non-dove. All'inizio
non si sapeva chi fosse, poi è venuto fuori il nome, ma le guardie continuano
a dire che loro non hanno fatto nulla. In effetti è possibile che abbiamo
tutti le allucinazioni di massa, no? Poi li ha chiamati l'avvocato del
tipo, e la questura gli ha detto che l'avevano accompagnato al motorino
a piazza Barberini. Peccato che il tipo aveva lasciato il motorino a
piazza Esedra, e che il motorino era ancora là. Inoltre nessuno sa perché
lo abbiano fermato, ma tanto le guardie in piazza ancora negano. I ragazzi
parlano coi giornalisti con una tranquillità che io non avrei avuto.
Non avrei fatto nessun nome e non avrei mai dato il mio cellulare, ma
ognuno ha i suoi punti di vista. Nel frattempo la macchina rossa dei
rifondini è salita a metà del corteo per rifare sta benedetta assemblea,
chiacchiera un po' che tanto non si capisce niente, a un certo punto
è stata presa dal panico: Oddio mi caricano, oddio mi caricano e se
n'è andata al sicuro da qualche altra parte. Già, la carica. Qualcuno
(diciamo anche noi) non ha mai smesso di cantare CELERINO E' IL MESTIERE
PIU' INFAME CHE C'E' eccetera terrorizzando parecchia gente. Un fricchettone
dell'artistico di via di Ripetta ci ha provato a convincermi che dovevamo
tacere, ma ero parecchio incazzata per la storia del pischello, e di
stare zitta non ne avevo proprio voglia. Come tanti. E poi la violenza
degli organi di polizia è la stessa degli organi di pulizia che agiscono
in giro per il mondo. È tutto talmente collegato in questo mondo che
starci dietro non è facile, combattendo la repressione nelle piazze
si tocca una delle maglie di questa catena che inizia dentro di noi
e va a finire nelle bombe. Ma c'è chi ha paura di passare dalla parte
del torto, paura di far incazzare i potenti… molti di noi erano lì solo
per quello: far incazzare i potenti, disturbare le loro vite e le loro
azioni, dimostrargli che non ci piacciono loro e non ci piace stare
zitti. Quando una grande parte del corteo si è dispersa la macchinetta
rossa è tornata su e hanno fatto un'altra assemblea, scuole che raccontavano
le loro esperienze e parlavano di assemblee e occupazioni e autogestioni
da fare. Io me ne sono andata, non mi andava di stare a sentire, mi
sembra che si dicano sempre le stesse cose. È stato un bel corteo, era
tanto che non si vedevano tutti 'sti studenti insieme per la stessa
cosa, ma non abbiamo fatto troppo rumore fra i media. Al tg3 lazio solo
30 secondi di immagini con una voce che non sapeva bene che dire, solo
uno striscione: NO ALLA GUERRA NO AL TERRORISMO. Pacifico poi, l'unica
violenza è stata quella delle guardie, e questo mi fa incazzare parecchio.
Ancora una volta viene fuori la loro attitudine, e la nostra. Non era
il momento di sfondare vetrine e macchine, si chiedeva la pace. NON
ERA MOMENTO DI VIOLENZA, MA LORO CON LE MANI A POSTO PROPRIO NON CI
SANNO STARE. |