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Con le note della Marcia Trionfale dell'Aida è iniziata la cerimonia di chiusura del XIV° Festival della Gioventù, alla presenza di Fidel Castro, degli invitati e degli oltre 11mila delegati che riempivano lo Stadio Panamericano, un'ardita struttura moderna appena fuori città. Accanto a loro si sono accomodati lavoratori e studenti cubani, per una partecipazione complessiva di oltre 40mila persone. E' stato un bello spettacolo, pieno di suggestione, allegro, con la lavagna umana dei ragazzi delle scuole medie che disegnava le bandiere dei paesi ed i nomi dei continenti, che riproduceva il viso del Che, i cori dei pionieri, i gruppi folkloristici che rappresentavano i vari paesi, le musiche che andavano da Tchaikoski ai canti popolari alle canzoni di protesta. Lehida Mohamed, splendida ragazza della Repubblica Araba Saharawi avvolta in un shari bianco, è stata chiamata a leggere la Dichiarazione Finale del Festival. Lo ha fatto in perfetto spagnolo, mentre il testo veniva subito tradotto da una voce maschile in inglese. La Dichiarazione chiama i giovani e gli studenti del mondo a cercare «l'unità nella lotta per i nostri diritti ed aspirazioni», esige la sospensione del criminale blocco economico degli Stati Uniti contro Cuba e, riaffermando il riferimento al Che, dichiara l'impegno di tutti i giovani con tutte le cause giuste, al fianco degli sfruttati di tutto il pianeta. Il documento ribadisce la condanna dell'imperialismo internazionale guidato dagli Stati Uniti e naturalmente delle politiche neoliberiste, invita a combattere ogni tipo di razzismo, discriminazione, fondamentalismo e sfruttamento. E non si limita alle enunciazioni di principio ma rivendica lo scioglimento della Nato, la chiusura di tutte le basi Militari straniere esistenti nel mondo, la riduzione delle spese militari in ogni paese, il divieto di esperimento atomici e la messa al bando delle armi chimiche e batteriologiche.
La Dichiarazione si impegna inoltre a dare continuità al movimento dei Festival della Gioventù e quindi a lavorare fin da ora per organizzare il quindicesimo appuntamento nei prossimi anni. Come si sa, l'ultimo era stato quello svoltosi nella Corea del Nord nel 1989, poi, con la caduta dei paesi socialisti nell'est europeo, erano caduti nel nulla finché Cuba non ne ha ripreso la bandiera. Infine, a nome di tutti i delegati, ringrazia la generosa ospitalità del popolo e della gioventù cubana e riafferma l'impegno a difendere la sua Rivoluzione.
E' stato un bel Festival, allegro
e politicizzato ma anche semplice, in un ambiente familiare.
La maggior parte dei delegati erano ospitati in famiglie e in
onore di tutti loro è stata data una fiesta de despedida
(festa di addio) l'altra sera, davanti alle case in cui erano
ospitati: dappertutto si vedevano gruppi che ballavano e festeggiavano,
quasi tutta l'Avana era in strada. Oscar Niemeyer, il grande
architetto di Brasilia, ha disegnato un monumento contro il blocco
americano che sarà costruito proprio davanti alla rappresentanza
degli Usa all'Avana: sarà composto da un grande anello
di cemento, che rappresenta il blocco, dal cui centro sgorga una
fiammante e gigantesca bandiera cubana che lo infrange e lo supera.
Questa è l'immagine che i cubani hanno di questo Festival,
fieri di aver visto il meglio della gioventù mondiale riunirsi
proprio qui per recuperare lo spazio politico che le spetta, per
incontrare nuove strade, per ribadire l'esigenza di combattere
il nemico comune e per mandare un messaggio universale
di appoggio a questa piccola isola che resiste. Difenderla è
compito di tutti.