"Credevo di trovare qualcuno che mi spiegasse, invece ho dovuto
improvvisare, le prime volte portavo un'amica che mi facesse coraggio"
(Paolo). "Lo sforzo grosso era arrivare prestissimo il mattino,
cercare le notizie e preparare il notiziario" (Guidino). "Poi
abbiamo affinato le tecniche, abbiamo cominciato a unire alla
musica anche letteratura, poesia e sonori di film" (Cristian).
Il luogo è Radio Black Out, l'emittente torinese che dal 1992
cerca il proprio ascolto e la propria identità all'interno dell'opposizione
sociale e politica e della controcultura radicale. Ai suoi microfoni
si sono avvicendati studenti, operai, insegnanti, educatori e
immigrati che hanno accettato di ricostruire i propri ricordi
per il libro "Ascolta questo libro/Leggi questa radio". Scopo
del libro, apertamente dichiarato, è portare soldi in cassa (Radio
Black Out non ospita pubblicità a pagamento e nessuno è pagato),
ma anche il rilancio dopo sei mesi di chiusura e ridiscussione.
Si tratta del primo tentativo di una radio "di movimento" di fare
i conti con la propria esperienza e di farlo pubblicamente. I
curatori del libro sono loro stessi redattori e hanno scelto il
metodo delle interviste collettive come il più adatto a rendere
la diversità dei punti di vista, interviste che spesso si trasformano
in chiacchierate a ruota libera. Non la storia di Radio Black
Out, quindi, ma le sue molte storie. La storia degli squatter
anarchici che l'hanno usata come "ponte" durante alcune occupazioni,
della denuncia pubblica della schedatura delle donne immigrate
all'ospedale Sant'Anna, delle interAviste registate ai cancelli
di Mirafiori e della "diretta" durante gli scontri a Milano per
il centro sociale Leoncavallo. Ma anche la storia di Bobo appassionato
di jazz, di Clara appassionata di teatro e di Mimmo che, dopo
la lunga telefonata di una sconosciuta che gli chiede informazioni
su un disco introvabile che lui ha mandato in onda, decide di
darle il suo. Una vivace, divertente e disincantata panoramica
delle questioni che hanno diviso Radio Black Out e le hanno imposto
una pausa di riflessione (insieme ai problemi finanziari e tecnici),
dal rapporto con gli spazi occupati e autogestiti alla definizione
e al ruolo della redazione, ai criteri del finanziamento, forse
quella dove più si scontrano le diverse sensibilità (come la mettiamo
con i gruppi musicali più legati all'industria discografica?)
nella ricerca dell'equilibrio tra mezzi e fini. "Era una tragedia,
era tutto uno scontrarsi tra tendenze quasi incompatibili" (Mario).
Ma Radio Black Out è sopravvissuta, ha ripreso a trasmettere sulla
frequenza dei 105.250 Mhz e nel 1996 è anche un libro.
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