Il Resto del Carlino
Via Farini trema, come negli anni di piombo
Per primi, sbucando
da via Indipendenza, controllati a vista dalla polizia, alle 14,45
hanno fatto il loro ingresso in piazza Nettuno i ragazzi del Centro
di comunicazione di via Avesella. Tra bandiere, fiori di sindacati
ed ex combattenti portati sotto il Sacrario dei caduti e striscioni
dei Ds, dell'associazione vittime della strage del 2 Agosto, sono
comparsi al grido di 'Uccidere un fascista non è reato' i caschi
e i passamontagna del corteo 'armato' di mazze avvolte da nastro
rosso.
Seduti sulla gradinata di fronte al Sacrario hanno atteso l'arrivo
del secondo gruppo, quello dei centri sociali di Bologna, Milano,
Torino e Nord Est, decisamente più numeroso che dal Teatro occupato
di via Irnerio ha raggiunto piazza Maggiore sempre da via Indipendenza.
Alla testa dei manifestanti, controllati da un imponente schieramento
di polizia in tenuta antisommossa e preceduti da numerosi blindati,
un vecchio camion modello 'Bedford' con due grossi altoparlanti
che trasmettevano musica a ciclo continuo e dai quali Luca Casarini
portavoce dei centri sociali del Nord Est, lanciava slogan antifascisti.
E, mentre i ragazzi della sinistra giovanile distribuivano garofani
rossi e gerbere con un piccolo messaggio 'per non dimenticare...',
Luca Casarini iniziava il suo discorso in piazza Re Enzo. «La
presenza dei nazisti — ha urlato dai microfoni montati sul camion
— è una grave offesa per una città come Bologna, medaglia d'oro
della Resistenza e noi non possiamo tollerarla. Come abbiamo già
detto impediremo con i nostri corpi di fare parlare quelli di
Forza Nuova in questa città e abbiamo portato con noi caschi e
gommoni per difenderci da eventuali attacchi. Invitiamo tutti
a seguirci al Baraccano». Tensione alle stelle in via Rizzoli.
Davanti le mazze e i caschi dei ragazzi di via Avesella, dietro
il corteo dei centri sociali protetto da scudi di gomma. Pochi
minuti e la tanta annunciata 'disobbedienza civile' è diventata
realtà.
Il corteo ha aggirato lo schieramento di polizia deviando improvvisamente
lungo il Pavaglione fino a piazza Galvani. Incontenibile la corsa
dei manifestanti alla quale hanno assistito attoniti i negozianti.
Pochi minuti e, mentre il corteo veniva bloccato all'altezza di
Galleria Cavour, il rumore di vetrine infrante ha fatto capire
che qualcosa di più grave stava succedendo in coda. Ad andare
in frantumi sotto i colpi delle mazze dell'ultrasinistra le vetrine
di Zanarini.
La chiusura di via Farini al traffico e le serrande abbassate
dei negozi a dare il senso di ciò che stava per succedere. La
scelta dei manifestanti di sfondare il blocco per procedere, nonostante
il divieto, il lancio di alcuni oggetti dal fondo del corteo e
via Farini si è trasformata, per quindici minuti, in un vero e
proprio inferno. Cariche tra polizia e manifestanti, lacrimogeni,
sirene e la corsa disperata di qualche passante che si è trovato
casualmente dentro a questa folle guerriglia urbana.
E dopo le due cariche che hanno costretto i ragazzi del centri
sociali a ritornare verso piazza Maggiore quello che è successo
è rimasto fotografato a terra. Cassonetti rovesciati, fioriere
divelte e sul selciato ancora i segni delle bottiglie molotov
(?)lanciate contro la polizia. Quattro i poliziotti feriti e due
i manifestanti. Poi di nuovo in piazza Maggiore per organizzare
il secondo corteo, questa volta pacifico. «Ci siamo tolti scudi
e caschi — ha annunciato il rappresentante del del movimento Atlantide
di Porta Santo Stefano — per manifestare pacificamente». Ancora
più numerosi , quattro cinquemila, hanno attraversato via Rizzoli,
Castiglione, S.Stefano fino alla porta. Ma il peggio a quel punto
era passato.
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