IL COMPORTAMENTO DELLA POLIZIA A BRESCIA IL 2 MARZO NON E' UN CASO ISOLATO, NUMEROSE E CONTINUE SONO LE DENUNCE DI VIOLENZE, PESTAGGI E SOPPRUSI, COMPIUTI DALLE FORZE DELL'ORDINE.

LE URLA "BOIA CHI MOLLA" REGISTRATE SUL VIDEO DELLA POLIZIA SCIENTIFICA, PRIMA DELLA CARICA CONTRO IL CORTEO DEL MAGAZZINO 47 CONFERMANO CHI SONO QUESTI PICCHIATORI IN DIVISA.

QUI SOTTO SONO RIPORTATI TRE ARTICOLI SUL PESTAGGIO AVVENUTO A FINE FEBBRAIO NELLA QUESTURA DI PISTOIA

Il manifesto 1marzo2001

La polizia pesta il figlio di Chiti
RICCARDO CHIARI - FIRENZE

La prima colpa di Marco Chiti è stata quella di avere degli amici albanesi. La seconda, ancor più grave, quella di essere un ragazzo educato. Uno che non dice "lei non sa chi sono io" nemmeno alla polizia che lo ferma alle tre del mattino di domenica per portarlo in questura. A denunciarlo era stato un buttafuori di discoteca, che accusava lui e altri quattro coetanei appena maggiorenni di averlo offeso mentre erano a ballare al Panda di Pistoia. Il figlio del sottosegretario alla presidenza del consiglio non immaginava come sarebbe stata la procedura in casi del genere. Né i quattro agenti delle volanti potevano sapere che, insieme a quei due immigrati identificati al bar New York, c'era anche un italiano con un padre importante. Così i poliziotti hanno aspettato che l'amico buttafuori arrivasse in questura. Poi si sono goduti una "vendetta" fatta di calci al basso ventre, pugni in faccia, ceffoni e insulti. Un pestaggio. E qualche cazzotto lo hanno dato pure loro. Tanto sono degli albanesi, a chi vuoi che vadano a raccontarlo? E se anche lo facessero, nessuno ci crederebbe.
Vannino Chiti al figlio ci ha creduto subito. Anche perché ha un trauma cranico, e alla fine in questura era dovuto intervenire un medico, e un ragazzo (italiano) di 19 anni era stato poi operato per la frattura del setto nasale, oltre ad avere un timpano rotto e un testicolo tumefatto. L'ex presidente regionale toscano è stato zitto per due giorni. Poi le notizie dell'aggressione e della conseguente denuncia "contro ignoti" sono state pubblicate ieri dai quotidiani del gruppo Riffeser. E allora l'esponente diessino ha affrontato i cronisti: "Ho parlato domenica con mio figlio e con alcuni dei ragazzi coinvolti. Personalmente non ho dubbi sulla loro versione dei fatti. Tutta la vicenda è di un'estrema gravità. Comunque ho fiducia nel lavoro della magistratura, e spero in un rapido accertamento della verità". Poi l'affondo, deciso: "Temo che questo episodio possa essere il frutto di una demonizzazione verso gli immigrati, operata in questi mesi nella cultura e nei comportamenti del nostro paese".
L'avvocato che assiste i cinque giovani si chiama Andrea Niccolai: "E' una brutta storia - commenta - di quelle che mi fanno star male come avvocato, come cittadino e come genitore". Poi spiega che i ragazzi si sono conosciuti in un centro di volontariato, e che lo screzio con il buttafuori in discoteca era nato e morto in un momento: "Se n'erano andati via tranquillamente a prendere qualcosa in un bar, senza mai immaginare che li avrebbero ricercati". Dal suo racconto esce l'immagine di una città tranquilla. Dove però ci sono due pesi e due misure. "Quando i ragazzi sono stati fermati, gli agenti hanno preso i documenti a uno solo di loro, e hanno visto che era albanese. Poi si sono fatti dare il nome di un altro, e anche lui era albanese".
Il questore Sandro Federico ha fatto carriera grazie a molte indagini, anche delicate, ben condotte a termine. "Siamo a disposizione della procura per fare chiarezza sull'episodio - dice - qualunque sia la verità che verrà fuori". Il procuratore capo Tindari Baglione ha aperto due fascicoli, il primo con la denuncia del buttafuori per oltraggio e ingiurie, e il secondo con quella dei ragazzi per lesioni e violenza privata. Da Roma il ministro Bianco ha aperto un'indagine interna, da Firenze il successore di Chiti, Claudio Martini, ha parlato in Consiglio regionale senza troppe sfumature: "Una violenza privata di questo genere nei confronti di giovani è comunque inammissibile. Ma sarebbe ancora più odiosa se fosse collegata alla loro presunta nazionalità albanese. Come se si potesse abusare di alcune persone pensando che non hanno gli stessi diritti umani degli altri".

 

 

IL CORRIERE DELLA SERA 1marzo

Il caso a Pistoia. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: non ho dubbi sulla loro versione

Ragazzi picchiati, agenti sotto accusa

"Botte in questura": indagano Procura e Viminale. Tra le vittime il figlio di Chiti

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FIRENZE - Cinque ragazzi, tre operai albanesi muniti di permesso di soggiorno e due studenti italiani, vengono fermati da alcuni poliziotti, alle due della notte tra sabato e domenica, in un bar di Pistoia. Portati in questura, vengono insultati, minacciati, picchiati e rilasciati soltanto alle sei del mattino, senza che venga loro concesso il permesso di avvertire le famiglie. Uno dei due italiani, 19 anni, viene ricoverato in ospedale con un testicolo tumefatto, la rottura di un timpano e il setto nasale incrinato. L’altro, Marco Chiti, della stessa età, lamenta di avere riportato varie lesioni e un trauma cranico. L’episodio sarebbe forse passato inosservato se uno dei giovani malmenati non fosse stato il figlio di Vannino Chiti, ex presidente della Regione Toscana e attualmente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "Tengo a tenere nettamente distinti il ruolo che ricopro nel governo - ha precisato Chiti - dalle iniziative che come cittadino sono impegnato a portare avanti con la mia famiglia. Ho parlato domenica con mio figlio e con alcuni ragazzi coinvolti e non ho dubbi sulla loro versione dei fatti".
Ma, al di là del coinvolgimento del figlio di una personalità politica, la storia appare proprio vera. Lo ha fatto capire la stessa Procura di Pistoia annunciando che "i primi elementi d’indagine che avvalorano la tesi dei ragazzi sono arrivati proprio dalla questura, alla quale è stata affidata l’inchiesta". I magistrati ricostruiscono così la vicenda: lunedì pomeriggio viene presentata una denuncia della polizia nei confronti dei cinque ragazzi, per lesioni, oltraggio e molestie; la mattina dopo l’avvocato Andrea Niccolai presenta una querela, da parte dei giovani, dal contenuto completamente diverso, nella quale il buttafuori di un locale notturno viene accusato di lesioni nei confronti dei ragazzi, col concorso di agenti di polizia.
Sull’episodio è intervenuto anche il ministo dell’Interno Enzo Bianco, il quale ha chiesto una relazione al capo della polizia De Gennaro, che ha già avviato un’indagine disciplinare.
Ecco come sono andate le cose, secondo il racconto dell’avvocato Niccolai. I cinque ragazzi trascorrono una serata nella discoteca "Panda" di Pistoia. Sembra una serata tranquilla come tante altre fino a quando non scatta un diverbio col buttafuori del locale. Ma si tratta di una banale lite che resta nel limite dello scontro verbale.
Verso le due la comitiva si trasferisce in un bar di Porta al Borgo e lì viene raggiunta dagli agenti di due volanti i quali, dopo avere chiesto i documenti a uno solo dei ragazzi, un albanese, caricano i cinque sulle auto e li portano in questura. I poliziotti probabilmente pensano che i fermati siano tutti extracomunitari. Negli uffici arriva anche il buttafuori del "Panda", chiamato per il riconoscimento. A quel punto sarebbe scattata la vendetta del dipendente della discoteca e il pestaggio nel quale sarebbero coinvolti anche gli agenti.
Il questore Sandro Federico ha dichiarato che lui e il suo ufficio "si sono messi a totale disposizione della Procura per fare chiarezza". Della vicenda si è parlato ieri anche durante la seduta del Consiglio regionale. Il presidente della giunta, Claudio Martini, ha accusato il centrodestra di avere creato un clima di caccia all’extracomunitario. Un consigliere di An, Fabio Pacini, ha criticato Martini: "I fatti che ha riferito devono ancora essere accertati".

 

 

LA REPUBBLICA 1marzo

Lite in discoteca col buttafuori
cinque ragazzi pestati in questura

Pistoia, tra le vittime Marco Chiti, figlio del sottosegretario. Uno di loro ha il timpano rotto

MAURIZIO BOLOGNI


PISTOIA — Calci e pugni, spintoni. Li hanno pestati in questura, a Pistoia. Ad uno di quei cinque ragazzi, neanche ventenni, hanno danneggiato un testicolo, sfondato un timpano, rotto il naso. E’ stato operato. Un altro, che ha un nome famoso, si chiama Marco Chiti ed è il figlio del sottosegretario alla presidenza del consiglio Vannino Chiti, ha ancora male alla testa per le botte che ha preso. Autori del pestaggio cinque poliziotti e il buttafuori di una discoteca, un pregiudicato in affidamento ai servizi sociali, il più scatenato di tutti, quello che sembrava essere il capo della "squadraccia". Motivo del pestaggio? Una lite avvenuta poco prima fuori dalla discoteca tra i ragazzi, di cui due italiani e tre albanesi, e il buttafuori, che avrebbe convinto i poliziotti ad aiutarlo a farsi giustizia da sé. Questo raccontano i ragazzi in una denuncia. E questo, dopo le prime indagini, incomincia a credere anche il procuratore della Repubblica di Pistoia Tindari Baglione: "Alcuni elementi avvalorano la tesi dei ragazzi" dice. E altri, in procura, vanno oltre: "La polizia ha operato per conto terzi, ha agito come polizia privata al servizio di un buttafuori. Gravissimo".
Succede tutto tra sabato e domenica notte — come racconta una querela degli avvocati dei ragazzi, Andrea Niccolai, Andrea Mitresi e Cecilia Turco — all’uscita della discoteca Panda. Uno screzio tra i cinque amici e il buttafuori. I ragazzi se ne vanno, ma lui annota la targa e la comunica in questura. E quattro agenti su due auto, intorno alle 3 di notte, vanno a prelevare i ragazzi in un bar. Un poliziotto identifica solo un albanese e ironizza: "Vedo che siete tutti americani, seguiteci". In questura, appena varcato l’ingresso, i ragazzi vengono picchiati senza una ragione dal buttafuori e da almeno cinque agenti, mentre altri guardano ma non intervengono. Solo allora Marco esce allo scoperto: "Smettetela, sono il figlio di Chiti" dice. Viene chiamato un medico, che visita il ragazzo messo peggio e alle 4 se ne va. Solo alle 6.30 i giovani tornano a casa, dopo essere stati trattenuti per altre due ore e mezza in questura. I poliziotti sostengono, invece, di aver prelevato i cinque giovani in discoteca e di aver cercato di sedare la rissa scoppiata in questura tra i ragazzi e il buttafuori. Ma la procura ha trovato riscontri al racconto dei cinque amici.
"La vicenda è estremamente grave, sono indignato" ha detto ieri Vannino Chiti. "Temo che questo episodio possa essere frutto di una demonizzazione degli immigrati". Il ministro dell’interno Enzo Bianco ha intanto chiesto una relazione al capo della polizia Gianni De Gennaro.