Mar 30.Marzo.2004 h:16.43
::CSOA Terra di Nessuno

Il centro sociale Terra di Nessuno

"Dai diamanti non nasce niente, dalle discariche nascono i fiori"


Il collettivo che dà vita al C.S.O.A Terra di nessuno nasce agli inizi del 1995 su iniziativa di alcuni gruppi di giovani di Oregina e Lagaccio, due quartieri popolari addossati sulla collina antistante il porto. Il primo luglio dello stesso anno organizziamo una prima uscita pubblica, un concerto dove ci presentiamo al quartiere e distribuiamo un volantino per spiegare chi siamo e cosa vogliamo fare: avere uno spazio per mettere in atto le nostre idee, come vediamo noi la politica, come vogliamo cambiare la società e questo sistema.

Su indicazione di alcuni compagni, andiamo a vedere uno spazio lasciato all'abbandono dove prima sorgeva un'officina e questo posto ci piace subito per due motivi fondamentali: intanto, perchè rimane un po' appartato dal quartiere e dalla città stessa e poi perchè per otto-nove anni è stato una discarica. L'area infatti è vincolata dagli anni Settanta per la costruzione di una piscina olimpionica, nel 1987-88 il Comune ha intimato al proprietario dell'officina di andarsene e il luogo è diventato così una discarica abusiva "pubblica", pubblica nel senso che i cittadini caricavano lavatrici e vari rifiuti ingombranti ( reti, calcinacci, mattoni vecchi, ecc. ) e più volte abbiamo visto anche gli operai comunali scaricare lì con l'ape perché era più comodo delle discariche autorizzate. Ciò che ci ha maggiormente attratto di questo spazio è stata la sua conformazione: in fondo a una valletta, abbastanza isolato, con un'area verde circostante che, all'epoca, era solo una discarica, montagne di frigoriferi, detriti, macchine tagliate, motori rubati. Non solo, qui venivano spesso i giovani a bucarsi ed è morta una ragazza di overdose: era proprio un luogo dove gli individui che stavano ai margini della società andavano a rifugiarsi, una discarica di merci e di persone.

Abbiamo occupato per la prima volta l'8 dicembre 1995: il fabbricato consisteva in un capannone di 230 Mq e in un appartamento al piano di sopra di circa 110 Mq. Nello stabile c'era di tutto, partendo dai detriti fino ad arrivare a roba rubata, la cosa che ci affascinava era il fatto che questo spazio rappresentava il posto dove la società scaricava tutto quello che aveva consumato, aveva usato e non serviva più.

Nel nostro modo di operare, al contrario, è molto forte la pratica del riciclaggio e del riutilizzo: tutti i lavori che abbiamo fatto lì dentro, come ricostruzione di porte e finestre, li abbiamo fatti utilizzando materiali della discarica e valorizzando le varie capacità delle persone. Questo discorso ci ha messo in contatto con una serie di gruppi e persone che condividono il nostro punto di vista. L'8 dicembre 1995 occupiamo dunque l'area che continuava ad essere di un privato perchè il Comune non l'aveva ancora comprata. Dopo 12 giorni, il proprietario fa una richiesta di sgombero, probabilmente sotto pressione della Digos, e il 20 dicembre arriva la polizia: ci sgomberano con otto denunce e pochissimi tafferugli, dentro eravamo in otto e sono arrivati una cinquantina di poliziotti. Ce ne siamo andati con il nodo alla gola e solo una promessa a noi stessi, ma soprattutto a loro: RITORNEREMO.

Passano i mesi, il collettivo continua a vedersi e fare attività politica, il 20 dicembre 1996, esattamente un anno dopo, rioccupiamo lo spazio che nel frattempo era stato acquistato dal Comune. Nell'arco di pochi mesi ci attrezziamo, ripuliamo l'area verde, che è diventata un bellissimo parco verde con il progetto di metterci dei giochi per tutti i bambini del quartiere, organizziamo iniziative musicali che ci permettono di autofinanziarci e continuiamo a fare il lavoro politico centrato su vari obiettivi: dall'impegno internazionalista per il Chiapas e il popolo Curdo alle lotte per il reddito di cittadinanza, lavoro e servizi, alle iniziative per la legalizzazione della Cannabis. Tutto questo nello spirito del nostro agire politico, più legato alla pratica che alla teoria, sostenuto da un bisogno di fare le cose e non solo di pensarle soltanto.
C.S.O.A. Terra di nessuno - Genova

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