Sab 28.Gennaio.2006 h:15.40
Buridda @ Palestine (Report 3)

26/01/2006 - SESTO GIORNO

Elezioni... il grande giorno, il più lungo...


Skandal

Siamo stati nei seggi, nelle villaggi attorno a Tulkarem così come nel centro della città e del campo profughi.
Moltitudini di bambini e donne si affacciavano all'ingresso dei seggi e distribuivano materiali di propaganda, avvolti nelle bandiere verdi di Hamas e di al fatah, compilavano liste di votanti e ordinati, rispettavano il divieto imposto dalla sicurezza palestinese a non oltrepassare la soglia dei seggi. Alle nove della mattina, due ore dopo l'inizio delle operazioni di voto, l'affluenza era già alta e file di uomini e donne uscivano dai seggi con il dito intinto nell'inchiostro e la soddisfazione sul volto per aver partecipate ad un momento alto nell'esercizio democratico del voto. Isaele d'ora non può più essere considerata l'unica democrazia del medio oriente, al di la dell'esito del voto.
Ci distribuiamo sui seggi, facciamo chilometri a piedi, accompagnati dai ragazzi di Kufia attraversiamo più volte il campo profughi dove intanto centinaia di ragazzini improvvisano cortei per sostenere le formazioni che concorrono alle elezioni.
Passano le ore e più ci si avvicina alla chiusura delle urne, più aumenta l'attesa per il risultato che non sembra assolutamente scontato, anche se a Tulkarem le bandiere che sventolano formano, a colpo d'occhio, un grande fiume verde che si agita nelle strade.
Per una volta siamo daccordo con Jimmy Carter, ex presidente americano anch'egli osservatore in queste elezioni: tutto si e' svolto regolaremente, con ordine e entusiasmo, rispettando le regole e con la consapevolezza di essere chiamati a dimostrare che in medio oriente esiste la voglia di autodeterminare le proprie scelte e che c'è la capacità per farlo.
Poi dalle otto di sera fino a notte fonda le bandiere verdi si moltiplicano anche se le notizie ufficiali sui primi spogli sono frammentate e incerte.
Inizia a piovere proprio mentre le strade si vanno riempiendo di sostenitori di Hamas e si inizia a sparare per aria, a fare caroselli di macchine stipate di militanti, di uomini e ragazzi che cantano e ballano sui cassoni dei camion che sfilano fra ali di folla.
Sembra che Al Fatah tenga, che l'avanzata di Hamas sia significativa ma non sufficiente a ottenere la maggioranza.
Poi, ora dopo ora con un clamore di canti e spari sempre crescente arrivano le prime notizie che non possono essere smentite.
A tulkarem, Hamas ha vinto in tutti i 67 seggi conquistando a mani basse tutti i parlamentari eleggibili.e questo in una città dove Fatah ha amministrato per anni e dove è sempre stata tradizionalmente forte.
Nessuno sembra sentire il freddo che si porta dietro la pioggia scrosciante che trasforma le strade del campo e della città in rigoli di fango.
Hamas ha vinto ed è una vittoria su larga scala, da Gaza alla Cisgiordania. Tutte le principali città sono cadute e a notte fonda arriva la notizia che la formazione islamica ha la maggioranza assoluta per governare.
Torniamo nelle case e dalle famiglie che ci hanno ospitato in questi due giorni.Abbiamo imparato a conoscerli perchè non solo ci hanno ospitato, ma anche si sono presi cura di noi come fossimo i loro figli, le loro figlie.
E' gente così, eccezionale, dignitosa ma esasperata che ha votato e sostenuto Hamas, ma soprattutto che non ha più scelto Fatah.