IL DISERTORE

Foglio di collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista

N. 3 - Novembre 1996

 

Supplem. al  n.69/1996 di Senzapatria - Aut Trib SO n.156

Dir. Resp. Piero Tognoli - Sped in abb. post. 50%

 

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Sempre con più insistenza politici ed alte gerarchie militari auspicano la riforma dell'esercito in senso professionale, formato cioè da pochi ma buoni specialisti dello sterminio raggruppati in reparti di pronto intervento ad alta mobilità, rispondenti alle mutate necessità politico-militari.

Questo significa soldati pronti alla mischia in qualsiasi paese in cui il governo italiano abbia qualche interesse economico da difendere o da consolidare. Assieme al progetto di aumentare l'efficienza delle forze armate, vi è anche l'idea di riformulare il servizio civile rendendolo obbligatorio per tutti, magari estendendolo anche alle donne, cosicché ognuno possa servire per un anno della propria vita lo Stato, senza porsi eventuali scrupoli di coscienza se indossare o meno una divisa.

Forse inconsapevoli della loro partecipazione ideologica allo stesso sistema che mantiene inalterata l'essenza e l'esistenza dell'apparato bellico, convinti di essere utili alla collettività con la funzione di tappa buchi assistenzialistici nelle molte falle dell'apparato statale, la moltitudine dei giovanotti in età di leva non si porrà nemmeno più il problema della coscrizione obbligatoria; il militarismo ne uscirà intatto, anzi rafforzato.

E la critica antimilitarista, quella che denuncia l'esercito come scuola di obbedienza, cinghia di trasmissione di dis-valori quali l'accettazione del monopolio della violenza, del principio di autorità, si stempererà nei vapori soporiferi di un civilissimo pacifismo di facciata.

Il nostro sforzo, con i modesti mezzi di cui disponiamo, sarà invece quello di ricreare un tessuto di solidarietà intorno agli  antimilitaristi irriducibili al sonno delle coscienze. E sostenendo la lotta dei nemici dell'autorità costruire nuove, estendibili pratiche per ledere gli interessi di chi ci vuole obbedienti soldati o mansueti cittadini.

L'esercito non va riformato. Va semplicemente abolito. Che il militarismo e il suo pane quotidiano - la guerra - escano dalle nostre coscienze. Escano dalla storia.

renitentemente vostri, C.S.A.

 

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INIZIATIVE

 

Venerdì 8 Novembre

A Padova, presso la Casa dei Diritti Sociali di via Tonzig 9, il centro di documentazione anarchico organizza una festa antimilitarista: musica, bar, banchetto informativo.

Parte dell'incasso alla cassa di solidarietà antimilitarista. Inizio ore 21.30.

Per informazioni 049-8075799

 

Venerdì 8/Sabato 9 Novembre

Due giornate a Siena di incontro con la cassa di solidarietà antimilitarista e discussione sulla scelta della nonsottomissione. Venerdì dalle ore 18.30 presso la facoltà di lettere e filosofia in via Roma. Sabato a partire dalle ore 20.00 nei locali del centro di documentazione "Autogestione" in via Bandini 45 (dietro piazza Del Campo, accanto alla mensa universitaria); seguirà una cena di sottoscrizione.

 

Sabato 16 Novembre

Si terrà al C.S.O.A. Gabrio di Torino in via Revello 3 (vicino a piazza Sabotino) una giornata antimilitarista.

Ore 14.30: Dibattito "Dal nuovo modello di difesa al rifiuto del militarismo" interventi di Marina Padovese, Marco Francone, Emanuele Del Medico.

Ore 18.30: Proiezione "La guerra lampo dei fratelli Marx".

Ore 20.30: Cena antimilitarista.

22.30: Concerto con CP/01-Contropotere

 

Venerdì 15/Sabato 16 Novembre

A Udine al Treblinka Occupato in via Volturno 26 serata antimilitarista con priezione del video "Panama Deception" ed intervento del Comitato Unitario Contro Aviano 2000.

La sera seguente concerto benefit.

 

Venerdì 22 Novembre

Alle ore 21.30 presentazione a Padova dell'attività della C.S.A. Interventi di alcuni nonsottomessi.

Il tutto presso la Casa dei diritti sociali (via Tonzig 9).

 

Venerdì 20 Dicembre

Si terrà presso il Tribunale Militare di Torino il processo per rifiuto del servizio militare e civile a Mauro Greco. Informazioni su iniziative in sua solidarietà sul prossimo numero.

 

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NÉ SERVIZIO MILITARE, NÉ SERVIZIO CIVILE

 

Alla base delle decisioni che nel 1994 mi spinsero a presentare al Distretto Militare di Milano, Ufficio di Reclutamento, in data 13/12/1994 domanda volta ad effettuare il Servizio di Leva alternativo a quello militare, vi erano convinzioni di carattere strettamente politico.

La completa avversione personale e caratteriale per la vita militare, intesa come costante subordinazione al superiore, all'obbedienza incondizionata ad ordini ed alla vita di "caserma" in genere, basata su strette gerarchie dove scompare la persona e compaiono i gradi, era solo uno, anche se non marginale, motivo del mio rifiuto al Servizio Militare.

Vi erano alla base consapevolezze più strettamente politiche che mi impedivano allora e mi impediscono oggi, con maggior forza e consapevolezza, come individuo, di prendere parte a determinati meccanismi.

L'appartenere, seppure per un solo anno, a un esercito che dovrebbe avere la funzione di difesa dei confini nazionali ma che in pratica, al servizio della NATO, persegue scopi di controllo internazionale e di egemonia imperialista, che con l'apparente nobile scopo di riportare la pace in paesi devastati dalla guerra nasconde altri e più grandi interessi economici, di ristrutturazione dell'eventuale disordine per ristabilire la legge del capitale, era e resta una violenza nei confronti della mia persona e verso i miei ideali di solidarietà con  popoli che a causa di queste politiche di sfruttamento si trovano in condizioni di totale precarietà e che rivendicano il loro insindacabile diritto all'autodeterminazione.

Anche il solo atto di indossare la divisa e quindi di legittimare questo stato di cose era per me inaccettabile cosicché il 13/12/1994 presentai la domanda per svolgere il Servizio di Leva alternativo che mi permettesse di non entrare in queste dinamiche e che mi desse invece la possibilità di svolgere compiti che ritenevo di maggior utilità sociale nei campi dell'assistenza, dell'ecologia o della protezione civile.

Durante il periodo di attesa di accettazione della domanda di obiezione di coscienza che avevo presentato ho intrapreso un percorso e una analisi personale, etica e non più politica che mi ha portato al rifiuto totale del servizio di leva obbligatorio e di tutte le sue modalità sostitutive previste dalla legge.

Mi rifiuto di sottostare ad imposizioni coercitive e violente rispetto ai principi fondamentali di libertà della mia persona e come tali inviolabili.

Mi rifiuto di utilizzare un anno della mia vita in attività che contrastano con la mia etica individuale e che non riguardano i miei interessi o che, anche se li riguardassero, non nascono da una mia scelta libera e spontanea.

Mi rifiuto di entrare in conflitto con i lavoratori dell'ente cui sono assegnato. Non avendo alcun diritto sindacale infatti potrei, con il  servizio che sono obbligato a prestare, compromettere eventuali proteste che rientrino nei diritti dei lavoratori dell'ente medesimo assumendo inevitabilmente una posizione di rivale.

Mi rifiuto altresì di occupare posti di lavoro che sarebbero altrimenti destinati ad altri, sopperendo a mancanze di organico dell'ente.

In coerenza con il mio pensiero ho deciso quindi di non prestare neanche il servizio civile considerando lo stesso come legittimazione di un obbligo a cui non voglio sottostare.

Assumendomi le responsabilità del caso ho deciso di intraprendere questo percorso di obiezione totale. Sottolineo il fatto che la mia scelta non è di tipo opportunistico ma di profonda coerenza con ciò che penso e sono.

ALESSANDRO AZZONI

 

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Fino alla noia: No alla naja !

Condannato Emanuele

La mattina di Martedì 15 Ottobre Emanuele Del Medico, di Verona, è stato processato dal Tribunale Militare di Napoli per "mancanza alla chiamata".

Quattro mesi di carcere sono stati la condanna per aver disobbedito all'imposizione di buttare un anno della sua vita e dei suoi progetti al servizio di un apparato non solo inutile ma dannoso in quanto luogo di culto e perpetuazione di pratiche violente e gerarchiche che educano l'individuo alla sottomissione e all'obbedienza cieca.

Quattro mesi di punizione per essere stato coerente con se stesso, con le sue idee di libertà e di emancipazione, riaffermando anche in questo gesto il suo desiderio di un mondo non più impostato sul potere, gli eserciti, la coercizione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma su rapporti genuini e solidali tra persone che usano il dialogo ed il libero accordo come mezzi per risolvere problemi e conflitti.

Oltre alle iniziative promosse a Napoli in occasione del processo (concerto, dibattito e presidio davanti al tribunale) sono arrivati messaggi di solidarietà a Emanuele e richieste di una sua assoluzione al giudice da parte del Moviment d'Objectiò de Conciencia e di compagne/i di "El Lokal" di Barcellona.

 

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... e ancora !

Condannato Fabio

Fabio Rastello di Strambino (TO) che avrebbe dovuto svolgere servizio militare a Viterbo, all'obbedienza ha preferito la diserzione. Martedì 23 ottobre il tribunale militare di Roma lo ha condannato a quattro mesi di carcere. Fabio ha preferito non recarsi al processo.

 

Rinnoviamo l'invito e l'importanza di scrivere lettere, telegrammi in solidarietà a MARZIO MUCCITELLI, rinchiuso dal 19 agosto costretto a 10 mesi di carcere per diserzione.

L'indirizzo è: Marzio Muccitelli

V. Pianezza 300 -10151 Torino

 

MARCO AVATANEO, condannato a 16 mesi per aver lanciato delle uova colorate contro il duomo di Torino, in protesta all'arresto di Marzio, è stato scarcerato martedì 15 ottobre.

 

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Il coraggio di dire: no ! Il coraggio di dire: signor no !

 

L'importante è buttarlo fuori, fuori dalla tua coscienza, spinto dalla tua rabbia e accompagnato dall'orgoglio e dalla dignità di individualità libera, guardando negli occhi il nemico, chiunque esso sia, che vesta in divisa, in tunica o in giacchetta, poco importa.

Io penso che qualsiasi individualità fin da piccola nasconde al suo interno il coraggio di dire: no! Molti possono essere i casi in cui una cresce facendo maturare sempre di più questo coraggio di cui è in possesso, moltissimi invece possono essere i casi in cui l'individualità perde e sopprime questo coraggio. Partendo dall'educazione che il modello familiare impone e a seguire con le varie scuole, i licei, le università, il posto di lavoro e persino i rapporti personali che questa società trasmette sono di stampo autoritario, statalista e clericale perciò sopprimono la libertà individuale.

Il rifiutarmi di prestare il servizio militare presso la caserma "Macerata" di Fano (PS) il 9 novembre del 1994 per me è il rifiuto dell'imposizione, è l'affermarsi della mia dignità personale d'individuo libero, è il diritto di vivere la mia vita che non regalerò di certo allo stato. Mi è stato imposto come alternativa il servizio civile che in un primo momento avevo pensato di svolgere (due anni fa), per il semplice fatto che il coraggio di "dire no" era ancora un po' seppellito; poco c'è voluto per farlo venir fuori e capire con molta tranquillità come comportarmi nei confronti di chi opprime. Il mio rifiuto della leva di due anni fa nasce dallo sfogo di una risposta negativa nei confronti di una domanda per svolgere il servizio civile da me presentata nel settembre 93. Ora nella prossima udienza (il 17 aprile 1997 presso il tribunale di La Spezia) al contrario delle altre due dove chiedevo di svolgere il servizio civile, verrò processato per rifiuto

totale.

Io come anarchico, antimilitarista e antiautoritario preferisco scegliere da me le persone con cui vivere la mia vita e di certo non vorrei passare dei giorni con chi rappresenta lo stato, con chi rappresenta il mio nemico, il nemico della libertà.

I governanti, il potere economico giorno dopo giorno studia come stritolarci, devono stare attenti possiamo esplodere da un momento all'altro.

Ho sempre fisso nella mente il coraggio di dire: no! Giorno dopo giorno scopro il piacere di rifiutarmi per il semplice motivo di non accettare che qualcuno pensi per me e io pensi per altri, l'autorganizzazione della mia vita è una scelta che nessuno può strapparmi.

Alcune volte penso che non serve guardare lontano, quello che ti serve è sotto i tuoi piedi.

Cercavo la libertà nei posti più sperduti senza accorgermi che era dentro di me.

 

A presto.

Marco Maiorano


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