IL DISERTORE
Foglio di
collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista
N. 5, febbraio
1997
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in via Attiraglio 66, Modena
Tre giorni di dibattiti, video, concerti di
autofinanziamento per la rivista Senzapatria
Programma (in via di definizione):
- Sabato 29 marzo: manifestazione
antimilitarista con presidio conclusivo e dibattito pubblico in piazza centrale
a Modena
- Domenica 30 marzo: dibattiti su Nuovo Modello
di Difesa, Militarizzazione del territorio (Accademia di Modena, Base di
Aviano), ...
- Lunedi 31 marzo: resoconto dell'ultimo
anno di attivita' della C.S.A. - presentazione del Comitato Antimilitarista
Anarchico Abruzzese - incontro tra obiettori totali.
A conclusione di ogni giornata video e
concerti in sottoscrizione a Senzapatria.
Per il pernottamento e' assolutamente
necessario arrivare muniti di tenda
- Per informazioni: tel. 059/310735
***
Gli amici obiettori totali trovatisi a
Modena il 26 gennaio per la riunione di Senzapatria sarebbero felici di fare la
tua conoscenza al motto di "mal comune mezzo gaudio" in occasione
della tre giorni antimilitarista del 29-30-31 marzo ’97 alla Scintilla di
Modena.
All'ordine del giorno:
- incontro/scontro per vagliare l'ipotesi di
un manifesto a carattere nazionale per rilanciare nuove forme di lotta
antimilitarista;
- creare una piu' fitta rete di contatti e
collaborazioni;
la riunione tra nonsottomessi e' prevista
per lunedi 31
saluti totali
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RIFIUTO OGNI ESERCITO...
Trieste, gennaio 1997
Il 6 agosto '96 avrei dovuto presentarmi
nella caserma di via Rossetti (TS) per prestare il servizio di leva. Al mio
posto ho spedito una lettera con cui "declinavo l'invito". Con questa
scelta ribadisco il mio essere antimilitarista e anarchico: renitente non solo
a una divisa ma a tutta la societa' autoritaria.
Rifiuto ogni esercito in quanto strumento di
morte, dominio, oppressione e struttura che esiste con lo scopo di
salvaguardare gli interessi di Stato e padroni.
Il
servizio militare è utile
per far capire chi e' che
comanda, per ribadire l'esistenza di
regole e obblighi a cui sottostare. E' utile per far rinunciare ai propri sogni
e desideri, intruppando gli individui in un gregge.
Solo rifiutando anche il servizio civile
penso si riesca a mettere in discussione tutta la macchina statale, di cui
l'esercito e' solo una parte, anche se tra le piu' palesemente autoritarie e
gerarchiche. Il servizio civile puo' benissimo esserne parte integrante,
tant'e' che chi ci governa parla di una leva civile obbligatoria per
tutti - uomini e donne - rendendo cosi'
l'esercito professionale: una cricca di assassini a pagamento.
Rifiutando lo Stato, cosa che non si fa
servendolo per un anno, si mette in discussione la pace sociale da esso
imposto. Una pace sociale - spacciata per pace tout court – che si fonda sullo
sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sull'esistenza di chi comanda e chi
obbedisce, di chi e' padrone e chi servo.
Se rifiuti lo sfruttamento e chi lo produce
lo Stato ti apre una porta: quella della galera. Sicuramente non una bella e auspicabile prospettiva, ma di
una cosa sono certo: se mi vogliono devono venirmi a prendere. Le possibilita'
sono di finire prigioniero dello Stato o dichiararsi suo docile suddito!
Fabio
P.S. Fin da ora "carta bianca" a
tutti i compagni. Chi ha orecchie...
***
Non sono solo qui dentro. Questo e' gia'
qualcosa...
E' la seconda volta che mi capita di
bazzicare in un carcere militare e, a parte che mi son rotto le balle,
quest'esperienza mi sta dando la possibilita' di riflettere su un aspetto
misconosciuto da noialtri anarchisti: la diserzione comune.
Un po', per la verita', mi sento affine a
loro, la mia in fondo fu' una diserzione comune a tutti gli altri. In caserma
ci stavo male, presi e me ne andai. Da li' venne il resto, l'anarchia, il mio
essere anarchico venne fuori (o naque) il giorno dopo la mia diserzione. Cosi'
doveva essere: prima l'azione, poi il pensiero. Dell'obiezione totale,
dell'antimilitarismo, dei reati che stavo commettendo non ne sapevo nulla,
allora.
Purtroppo e' il nostro limite, non riusciamo
a comunicare con tutti, e quando ci riusciamo, non abbiamo la capacità di
calarci, fino in fondo, nei panni di chi potrebbe unirsi a noi.Il nostro
linguaggio, un argot incomprensibile ai neofiti, e' paradossalmente piu' vicino
al linguaggio del potere, che non a quell'altro argot, altrettanto incomprensibile,
dei ribelli al potere.
Questo e' un problema generale, che va oltre
la sola questione antimilitarista, ma e' un problema da affrontare, se vogliamo
fare dell'antimilitarismo (come dell'azione diretta o dell'autogestione) uno
strumento di lotta e di trasformazione.
Per rimanere nel campo anti-mili dobbiamo
avere la faccia tosta non solo di intensificare il discorso dell'obiezione
totale, della propaganda contro l'ideologia miltare e gerarchica, dell'azione
contro le strutture militari, ma anche quella di aprirci a tutti coloro che, da
soli, si pongono contro l'esercito e la sua cultura di morte.
Io trovo splendido vedere ragazzi che
disertano, senza neanche sapere che cosa sia l'anarchia, anzi, magari hanno
anche una svastica tatuata...
Questo vuol dire che non siamo marziani, che
non spariamo palle a vanvera, siamo un qualcosa che puo' attecchire, che ha
radici profonde, che puo' trovare di fronte a se' un terreno fertile, sensibile
all'anelito della liberta'.
Tutto cio deve darci una marcia in piu',
l'obiezione totale e' si' uno strumento che viene usato da un numero
relativamente limitato di persone, individui che comunque hanno gia' un certo
tipo di esperienze e un certo numero di grilli per la testa. Una scelta quindi
individuale, che appartiene a chi la compie e soltanto a loro, libera di
esprimersi e di darsi gli strumenti che piu' preferisce. Ma se all'obiezione
totale, e a tutto il resto che ognuno di noi considera piu' opportuno per
combattere il moloch-esercito, facessimo seguire un sussurro continuo,
inafferrabile, semplice da imparare, un tam-tam veloce che ricopra i muri di
queste insopportabili strade di provincia ?
Quest'anno la naja non la si fa'. Perche' ci
avete rotto i coglioni. Perche' nessuno puo' prenderti un anno di vita. Perche'
la mia morosa non la voglio lasciare. Perche' il trono lo sappiamo gia' usare.
Diserzione di massa. Contro lo stato.
Non si tratta di essere o meno ambiziosi, o
di chiedere la luna.
Quando parlo di diserzione di massa non
parlo certo di raggiungere un'obbiettivo, oggi, allo stato delle cose,
improponibile, ma di porsi l'obbiettivo di dire nero su bianco quello che
vogliamo, di esprimere il nostro desiderio: quello di vedere un esercito allo
sbando, incapace di agire, senza piu' cervelli da ammaestrare. Un esercito
travolto dalla furia degli eventi.
Ogni azione individuale, per quanto unica
sia, ha sempre un rapporto, anche solo indiretto, con l'ambiente circostante.
Se dal sud ci sono cosi' tanti disertori, qualcosa al sud c'e', una qualche
forma di odio atavico contro il figlio legittimo del regio esercito piemontese
sopravvissuto a un secolo e mezzo di forzata annessione... o comunque le
particolari situazioni di poverta', di crisi strutturale dell'economia portano
a situazioni di rigetto delle leggi della proprieta' privata. Il rifiuto della
naja spesso e volentieri e' legato ad un rifiuto piu' generale delle leggi
della societa' (e di gente che balla da un carcere civile ad uno militare ne ho
vista fin troppa).
Tutto questo ed altro ancora che puo' forse
sfuggirmi va tenuto conto. Giu' nelle periferie tetre e inacessibili delle
metropoli, nelle mal asfaltate strade del profondo sud, un occhio ce lo
dobbiamo buttare - e non solo li' -. E qualcosa possiamo pur dire loro. La
diserzione non è solo nostra. Sta' a noi dare a questa - e a tutte le altre
forme disordinate e sporadiche di ribellione - un senso piu' ampio, un senso
che non si concluda nel suo mero compiersi, ma che si allarghi per tracimare e
far sprofondare un mondo che non e' nostro, un esistenza che ci è stata rubata
fin dal primo signorsi' recitato.
Marzio
Questo testo ci e' stato spedito dal carcere
di Forte Boccea dove Marzio e' tuttora rinchiuso per la sua diserzione.
Ricordiamo l'importanza di scrivergli rendendo vani cosi' i tentativi di
isolamento propri di queste schifose strutture. L'indirizzo e' questo:
Marzio Muccitelli c/o "Forte
Boccea"
Via di Boccea 251 - 00167 Roma
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CARCERE:
Lunedi' 3 febbraio e' stato scarcerato
Giacomo Caligaris di Savona dopo tre mesi di reclusione prima nel carcere di
massima sicurezza di Sulmona (AQ) poi in quello di Altamura (BA).
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INIZIATIVE:
Giovedi 20 febbraio
Trieste ore 16.00: Aula magna dip. di
Storia, via Economo 4. "Nuovo modello di difesa e militarizzazione del
territorio" -incontro con i compagni della Cassa di Solidarieta'
Antimilitarista e del Comitato Unitario contro Aviano 2000.
Venerdi 21 febbraio
Trieste ore 18.00: presso il Germinal, via
Mazzini 11, incontro con la C.S.A., un
redattore della rivista Senzapatria e
con Fabio, obiettore totale triestino.
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PROCESSI:
Martedi 4 Marzo
Padova presso il tribunale militare, in via
Rinaldi 26, presidio in solidarietà a Fabio Sgarbul processato per il suo
rifiuto all'obbligo militare.
Sono stati rinviati a data da definire i
processi a Mauro Greco e Alessandro Pepe che dovevano essere entrambi
"giudicati" dal tribunale militare di Torino. Le udienze
probabilmente verranno spostate al tribunale militare di La Spezia per problemi
organizzativi (?).
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Cerchiamo gruppi o singoli interessati al
sostegno della nonsottomissione che collaborino localmente con la C.S.A., sia a livello informativo-propagandistico
che legale.
Stiamo facendo una "mappatura" di
avvocati disponibili gratuitamente o con rimborso spese ma, purtroppo, molte
zone rimangono scoperte. Quindi chi e' seriamente interessato e conosce o ha la
possibilità di contattare avvocati nella sua zona si faccia sentire al piu'
presto.
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E' in uscita "SIAMO FUORI
SERVIZIO" manifesto-volantone antimilitarista in formato doppio A/3, due
colori, stampato fronte e retro a cura della C.S.A. Per riceverne una o piu'
copie comunicatecelo al solito indirizzo.
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E' disponibile la spilletta della Cassa di
Solidarieta' Antimilitarista. I colori sono: Bianco, rosso, blu, fucsia,
violetto, azzurro, verdino.
Questo e' l'ultimo numero del disertore che
spediamo gratuitamente su larga scala, non vogliamo incidere troppo sui fondi
della cassa con le spese postali, percio' invitiamo tutti coloro che vogliono
continuare a riceverlo ad abbonarsi mandando 7.000 lire in bolli o versandoli
sul C.C.P.
Il prezzo e' di 1.500 l'una per le piccole e
2.000 l'una per le grandi, piu' un contributo per le spese postali. Per
riceverle versare la somma sul C.C.P. della Cassa, specificando la causale
"spilla cassa", la quantita' (minimo 5), il tipo e i colori.