IL DISERTORE

Foglio di collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista

N. 7 - Aprile 1997

 

Supplem. al n.72/1997 di Senzapatria - Aut Trib SO n.156 - Dir. Resp. Piero Tognoli

 

***

Comunicato

 

L'assemblea degli antimilitaristi, antimilitariste e obiettori totali presenti, riunitisi a Modena il 29-30-31 marzo al circolo libertario"La Scintilla", propone

UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO L'INTERVENTO DELL'ESERCITO IN ALBANIA

Contro un'azione di guerra mascherata - come siamo abituati ormai a sentire – da operazione umanitaria tesa a ricostruire di fatto uno Stato con il suo apparato repressivo e di controllo, ristabilendo una situazione altrimenti insostenibile per gli affaristi nostrani e difendere così precisi interessi italiani.

Sottolineiamo l'importanza di esprimere il nostro dissenso promuovendo, nelle diverse realtà, iniziative pubbliche volte a contrastare il generale apparente consenso rispetto alla politica interventista del governo italiano.

Confidiamo che si dia una risposta forte e chiara a intolleranza, razzismo, militarismo che stanno sempre più prendendo pericolosamente piede in questo periodo, denunciando chi, per l'ennesima volta, parla di missioni di pace e invia uomini addestrati alla guerra.

Ci auspichiamo che le infinite risorse di fantasia di singoli e gruppi trovino il modo di organizzarsi a loro più congeniale affinchè la risposta alla logica militaresca sia la più vivace e variegata possibile.

L'appuntamento per questa mobilitazione "a macchia di leopardo" è nelle nostre piazze per SABATO 19 APRILE.

Modena, 31/3/97

 

Per farsi un'idea di quanti aderiranno a questo appello, invitiamo tutti coloro che daranno alle stampe comunicati, volantini, locandine a spedirne una copia all'indirizzo della Cassa di Solidarietà Antimilitarista.

Allegata a questo numero una locandina della C.S.A. da riprodurre e utilizzare per l'iniziativa.

 

***

PROCESSI

 

Giovedi 3 Aprile

Padova: l'obiettore totale triestino Fabio Sgarbul è stato condannato a dieci mesi e venti giorni con la sospensione condizionale della pena.

 

Venerdi 11 Aprile

Roma: alle 9.30 si terrà presso l'aula G.I.P. del tribunale  militare di Roma l'udienza preliminare per Andrea Di Filippo di Castel di Sangro (Roma) processato per non essersi presentato alla caserma militare di Chieti per iniziare l'anno di naja. Appuntamento tra i compagni davanti al tribunale per un volantinaggio in solidarietà con Andrea.

 

Venerdì 18 Aprile

Verona: presso il tribunale militare in C.so Porta Palio 5, alle ore 9.00, si terrà il processo a Matteo Vescovi di Milano. Il giorno stesso e il seguente si svolgeranno iniziative antimilitariste in solidarietà con Matteo.

 

E' stato rinviato a data e luogo da definire il processo a Marco Maiorano, nonsottomesso di Massafra (TA), che doveva svolgersi il 10 Aprile a La Spezia. Sono quindi rinviate le iniziative e il presidio.

 

***

INIZIATIVE

 

Venerdì 18 e Sabato 19 Aprile

Verona: venerdì dalle ore 9.00 presidio in solidarietà a Matteo Vescovi davanti al tribunale militare, C.so Porta Palio 5, dalle 16.00 banchetto informativo antimilitarista in P.zza delle Erbe con giocolieri, dalle 21.00 serata musicale con i "Ratatuja" (etno-folk) al C.C.D.A. "La Pecora Nera"in P.zza Isolo 31 b/c.

Sabato presso il C.C.D.A. "La Pecora Nera" ore 16.00 incontro/dibattito con il Comitato Unitario Contro Aviano 2000.

 

Sabato 26 Aprile

Chieti: assemblea-incontro tra antimilitaristi abruzzesi e Cassa di Solidarietà Antimilitarista. Programma e luogo da definire. Per info: C.S.L. "Di Sciullo" tel. 0871-71212.

 

Domenica 27 Aprile

Civitanova Marche (MC): alle ore 17.30 incontro con la Cassa di Solidarietà Antimilitarista il Comitato Antimilitarista Anarchico Abruzzese e alcuni nonsottomessi organizzato dal gruppo anarchico "Bresci", presso la sala di quartiere sopra il supermercato Coop.

 

***

RAPIMENTO IN CORSO

 

Nella piazza del mio paese si faceva capannella con degli amici albanesi discutendo di quello che a pochi chilometri da noi, in Albania, sta accadendo. Evidente era la preoccupazione generale tra chi in Albania ha lasciato la propria vita, i propri amori, i propri sogni. Nello stesso momento grande era l'orgoglio di appartenere ad un popolo che non si è fatto pregare per insorgere contro lo stato e i poteri economici, contro chi per anni ha continuato ad illudere. Era sull'illusione di donne e uomini liberi che si discuteva, quando, deviata la discussione sul militare ed i militari, su chi l'ha fatto, su chi è venuto in Italia al momento giusto o addirittura su chi nelle liste dell'anagrafe albanese non risulta affatto, Lillì, un vecchio amico contadino, conoscendo la mia storia, incominciò a raccontare al resto della compagnia: "sapete, l'amico qui presente, quando lo chiamarono per fare il militare, invece di presentarsi spedì loro una lettera, benfatta, dove scriveva che si rifiutava e che non si sarebbe presentato e dove esprimeva il suo rifiuto al servizio civile".

Io interruppi la sua esposizione e fu così che la comitiva finita in un bar, approfondì la discussione tra birre e lunghe fumate. Loro dimostrarono una certa fiducia in me, e scoprimmo di avere in comune diverse cose: dall'amore per i viaggi all'essere ormai da tempo braccianti agricoli.

Dopo i contrasti iniziali trovammo un punto in comune: cercavamo a Massafra, paese contadino del sud, di riprenderci con dignità tutto quello di cui ci avevano privati. Qui dove il sole già a Marzo ci colora la pelle, qui nella terra dove da sempre il ricatto della disoccupazione fa più vittime di una guerra, qui nella terra dove lo stato continua a finanziare le imprese per eliminare l'occupazione. Qui nella terra dove insieme allo stato ed ai padroni si rivela la mafia in tutti i suoi aspetti. Ma questa è anche la terra di tradizioni popolari, feste, balli e piazze piene di gente. Questa è la terra che fa comodo alle varie mafie (stato, potere economico, religioni, ecc.) che sfruttano migliaia di albanesi, migliaia di disoccupati e migliaia di donne ancora vittime del caporalato, questa è la terra di un popolo contadino dove il pane sa di pane e l'odio sa di odio.

Quell'odio presente nelle parole della gente, per lo stato, per i padroni che costringono a lavorare otto o nove ore per trenta mila lire al giorno. Tutti sembrano aspettare qualcuno che arrivi e che saltando sul punto più alto della piazza inciti alla rivolta. E intanto gli illusi non sono sazi di illusioni e niente si muove.

Dov'è finita la dignità di un popolo?

Forse non bisogna guardare lontano, ma semplicemente osservare i tetti ricoperti di antenne, ricevitrici di ciò che è giusto e ingiusto. E' in questo contesto che tre anni fa spedii sei domande per svolgere un servizio alternativo, mai accolte. Dopo la terza domanda mi inviarono la cartolina precetto che mi imponeva di presentarmi alla caserma "Macerata" a Fano in provincia di Pesaro.

La decisione di disertare fu inevitabile. Diventai un disertore in attesa di processo per l'ottenimento della possibilità di svolgere servizi alternativi.

Sono passati due anni e due udienze e intanto, la mia crescita politica, le mie certezze e i miei ideali non sono più compatibili con la scelta da me presa in passato.

Prendo coraggio e decido di obbiettare totalmente. Questo per me non è solamente il rifiuto del servizio di leva, ma il rifiuto di accettare tutto quello che dall'alto mi viene imposto.

Dal mattino fino a sera decine sono le forme di sottomissione a cui siamo sottoposti.

Io voglio cominciare ad eliminare le mie sottomissioni! Quasi tutto quello che ci offre questa società possiede un unico scopo: eliminarci, annullare i nostri pensieri, i nostri ideali, i nostri sogni e obbiettivi per lasciare spazio ai loro.

La mia scelta è un gesto scomodo per chi comanda. Quando sarò processato troveranno la soluzione adeguata per me che non accetterò, qualunque essa sia. Sono io che decido le mie azioni e le mie soluzioni. E' con dignità che cercherò di andare in fondo al mio obbiettivo sapendo di non essere l'unico. Il mio pensiero va a Marzio Muccitelli compagno obbiettore attualmente incarcerato, a tutte/i le/i compagne/i incarcerate/i, alle compagne e i compagni della Cassa di Solidarietà Antimilitarista, del Nunnù e di Urupia, ai compagni obbiettori e alle nonsottomesse e nonsottomessi di tutto il mondo.

 

Marco Maiorano

 

***

Dall'ultima lettera di Marzio Muccitelli apprendiamo del suo trasferimento dal carcere militare "Forte Boccea"a Roma alla casa circondariale "S. Michele" ad Alessandria in seguito ad una riforma che ne ha cambiato lo stato da disertore a renitente alla leva. Al momento del trasferimento a Marzio è stato consegnato un pacco di libri, lettere e cartoline datate novembre e gennaio che evidentemente erano state trattenute all'arrivo al carcere. Riteniamo questa un ulteriore pratica di isolamento delle più meschine tanto più che a Marzio non era stata data nessuna notifica di censura. Pubblichiamo il nuovo indirizzo per scrivere a Marzio tenendo conto che a fine aprile dovrebbe terminare la sua carcerazione.

MARZIO MUCCITELLI

C/O CASA CIRCONDARIALE "S. MICHELE"

VIA CASALE, 50/A

15040 ALESSANDRIA

 

***

Il Comitato Unitario Contro Aviano 2000 organizza per il 1° Maggio una manifestazione contro l'ampliamento della Base USAF, contro la militarizzazione del territorio, per la difesa dell'ambiente e della salute. La manifestazione avra' inizio alle ore 14.30 dalla Caserma Zappalà (ceduta al comando USAF) per proseguire davanti all'aeroporto (da dove partono le missioni di morte e dove sono "illegalmente" nascoste le testate nucleari).

Li' ci fermeremo per un primo momento di opposizione per concludere il corteo in piazza ad Aviano dove la manifestazione continuera' con comizio, festa, musica, spettacoli ed altre iniziative.

Con questo appuntamento il Comitato vuole scuotere le coscienze contro l'asservimento alle logiche di morte e rapina che passano sopra ai diritti delle persone, alle richieste di qualita' della vita, di eguaglianza, salute e pace.

 

CONTRO IL NUOVO DIS-ORDINE MONDIALE IL 1° MAGGIO AD AVIANO

 

Un anno fa, il 1° maggio del 1996, con una manifestazione ad Aviano, conclusa anzitempo da un improvviso acquazzone, iniziava la sua attivita' il COMITATO UNITARIO CONTRO AVIANO 2000.

Il nome stesso indica che si tratta di un gruppo di persone (e di associazioni) di varia ispirazione, ma unite nella lotta contro l'ampliamento della base militare statunitense di Aviano secondo un progetto denominato appunto "AVIANO 2000" finalizzato a far diventare la base friulana la piu' importante base aerea americana in europa.

Un anno e' dunque passato e non sara' percio' inutile fare un primo riepilogo degli argomenti che sono stati affrontati durante le attivita' del Comitato.

Chi si era illuso che la scomparsa della cortina di ferro avrebbe portato la pace perpetua in tutta l'Europa ha dovuto subire in questi anni cocenti e tragiche disillusioni: ex Yugoslavia, Cecenia ed altre tensioni meno pubblicizzate. Proprio queste terribili guerre "locali" servono ora da pretesto per imporre l'allargamento ad Est della NATO, promosso direttamente dagli Stati Uniti ed appoggiato piu' o meno volentieri dagli alleati europei. Anche le missioni militari camuffate per interventi umanitari vanno bene allo scopo di acquisire nuovi mercati. Basi come quelle di Aviano e Sigonella, soprattutto se potenziate e curate continuamente nell'immagine, specie a beneficio delle popolazioni locali, sono le indispensabili armi politiche puntate verso l'area liberata dall'influenza dell'Unione Sovietica e che deve essere ora recuperata dal Nuovo Ordine Mondiale.

Non sempre bastano a tale scopo i progetti della Banca Mondiale, gli accordi commerciali, i consulenti governativi che girano il mondo a tagliare faticose conquiste sociali: a volte servono le armi. Soprattutto quando qualcuno dice no. Come non pensare al Chiapas ed a tutto il sudamerica.

Gli apparati militari, pensati e costruiti per la loro funzione omicida e distruttiva, mostrano la loro aggressivita' perfino "in tempo di pace": territori enormi sottratti all'uso della popolazione attraverso gli espropri o le servitu', esercitazioni continue con pericoli e danni gravissimi. Sono solo due esempi tratti a caso dal vastissimo repertorio di ingiustizie che ogni installazione militare provoca direttamente sul territorio ove essa si trova.

Calzano a pennello anche per la base di Aviano e ci possiamo aggiungere centinaia di sorvoli giornalieri di aviogetti con punte di rumorosita' di oltre 130 decibel, l'occupazione di interi paesi da parte di oltre 20.000 americani, la sottrazione di vaste aree ad ogni forma di controllo, le speculazioni edilizie che arricchiscono pochi danneggiando la maggioranza. Per il Comitato occuparsi dei danni all'ambiente ed alla salute che la base provoca ha un duplice significato: da una parte difendere la salute ed i diritti della popolazione colpita dalle attivita' militari e dall'altro coinvolgere i cittadini, attraverso assemblee svolte nei paesi piu' interessati, in un discorso piu' ampio che conduce a cercare le ragioni piu' lontane e nascoste del proprio disagio quotidiano. Non possiamo non dire che abbiamo anche cercato un rapporto diretto con le istituzioni, fino ad arrivare ad un incontro con il Prefetto di Pordenone.

Se era nelle cose non attendersi alcuna risposta concreta dai lontani ministeri romani, dalle burocrazie triestine o dalla sonnacchiosa magistratura locale, non pensavamo che i Sindaci, responsabili della salute dei cittadini e garanti dei loro fondamentali diritti, rinunciassero senza ritegno a fare fino in fondo il loro dovere "stregati" dalle promesse miliardarie di un funambolico ed immaginifico ministro della difesa. Il blocco ai lavori di ampliamento della base, peraltro solo simbolico, non e' durato piu' di due mesi. Mezz'ora di chiacchiere ministeriali, ben lungi dall'essere a tutt'oggi concretizzate, e' bastata a spazzare via le denunce di centinaia di cittadini esasperati dall'insopportabile rumore degli aviogetti. In ossequio, servile, al potente alleato, neppure un ordine del giorno sulla pace e sul disarmo ha avuto uno straccio di voto nei dieci desolanti consigli comunali ai quali lo avevamo inviato.

Occorre ammettere, pero', che l'opulenta societa' civile pordenonese ben accoglie le notizie che riguardano l'ampliamento della base: contratti da centinaia di migliaia di dollari, annunciati sulle prime pagine dei giornali e di cui beneficiano pochi affaristi, fanno ben dimenticare le notizie sulle scoperte delle prove del coinvolgimento diretto della base di Aviano, al pari delle altre strutture americane in Italia, nella strategia della tensione degli anni '70. Il fatto che magistrati italiani accertino che alle basi avevano libero accesso i neofascisti implicati nelle stragi non sembra provocare alcun imbarazzo diplomatico ne', tantomeno, crisi di coscienza. Si sa, il denaro non puzza e non fa schifo nemmeno quello lordato dal sangue delle vittime delle bombe.

Questi pochi accenni ad alcuni degli aspetti nei quali ci si imbatte se si vuole affrontare la questione della presenza militare americana in Friuli (in Italia) bastano a far comprendere, crediamo, la complessita' della stessa che richiede, pertanto, analisi approfondite ed un conseguente continuo impegno nell'affrontare i problemi locali senza perdere di vista lo scenario nazionale d internazionale entro cui ci si muove.

La difficolta' di questo impegno spiega, almeno in parte, il comportamento delle forze politiche e dei movimenti dai quali ci si poteva aspettare un'adesione od un appoggio: impegnati in equilibrismi sia interni che con gli alleati di governo, hanno semplicemente, quanto assurdamente rimosso il problema preferendo dedicarsi a piu' tranquillizzanti vicende locali, come se Aviano fosse all'estero.

Per chi invece ha deciso di battersi contro il folle disegno di mondializzare il dominio dell'economia soffocando le aspirazioni alla liberta' dei popoli e calpestando i piu' elementari diritti umani, tutte le basi militari, di qualunque nazione ed ovunque esse siano, sono spine nel cuore.

Ecco dunque che negli incontri del Comitato con altri gruppi impegnati in analoghe battaglie (gruppo NO AMX di Rivolto, i compagni siciliani del Comitato Golfo contro la base di Sigonella) si mette subito in luce una grande consonanza di idee e la necessita' e l'urgenza di mettere  in rete le esperienze, di collegare tutti i gruppi, le associazioni, i movimenti che in ogni parte d'Italia e d'Europa, ovunque minoritari, sono impegnati per la pace e contro il militarismo, affinche' le nostre voci non siano grida nel deserto.

La manifestazione che il Comitato organizza il 1° maggio ad Aviano si congiunge idealmente a quelle analoghe organizzate in questo periodo contro la base di Sigonella in Sicilia: dal NordEst al Sud dell'Italia la voce del dissenso chiama a raccolta nuove forze di chi non vuole piu' essere complice silenzioso di tante ingiustizie.

L'appuntamento del 1° maggio vuole essere una tappa di un percorso di mobilitazione e di impegno, gia' riscontrato nei gruppi che hanno partecipato all'incontro del 22 Marzo alla Casa del Popolo di Torre (PN), che ci condurra' ad un convegno di studi sul problema delle basi straniere in Italia, programmato per il prossimo autunno.

 

per adesioni ed informazioni:

Lino 0434/960192 - e-mail: circzap@iol.it

Bepi 0434/550249

Tiziano 0434/520555 - e-mail: tissino@tin.it

 

corrispondenza:

COMITATO UNITARIO CONTRO AVIANO 2000

c/o circolo "E.Zapata" - C.P. 311 - 33170 PORDENONE

 

Le associazioni ed i gruppi che intendono aderire alla manifestazione sono invitati a partecipare portando un contributo di idee, ma anche materiale informativo che illustri le loro attivita' nel settore in cui sono impegnati.


Torna all'indice - Torna alla Pagina Archivio

Torna alla pagina principale