IL DISERTORE

Foglio di collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista

N. 20 - Febbraio/Marzo 1999

 

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Sommario:

 

- Editoriale;

- Le libertà non si comprano: dichiarazione collettiva di nonsottomissione alla conversione in multa della condanna per il rifiuto del servizio militare e civile;

- Nuova legge sull’Obiezione di coscienza: cambiare la forma, perpetuare la sostanza;

- Nonsottomessi: nuove dichiarazioni e notizie internazionali;

- Brevi;

 

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Usciamo con un po' di ritardo con questo bollettino. Giustificato dal piccolo impegno preso nel coordinare lo sforzo di rendere pubblici i testi della riunione tenutasi a Reggio Emilia il 24 gennaio tra nonsottomessi e antimilitariste/i.

Il motivo dell'incontro stava nel desiderio espresso da alcuni/e di confrontarsi in merito alla nuove disposizioni di legge riguardo l'obiezione totale: commutazione in multa della pena detentiva nel caso di rifiuto del servizio militare e civile. Abbiamo pensato fosse necessaria una presa di posizione precisa da parte di coloro che rifiutano da sempre l'imposizione dell'autorità militare come viscerale lotta al militarismo, fondamentale in periodi sospetti di disarmante pensiero unico bellicista. Soprattutto dopo la copertura informativa di stampa e televisione (tanto disinformata quanto collusa col potere) che ha trasformato una delle forme individuali di non-complicità con il sistema di dominio, responsabile delle peggiori derive per il genere umano (in primis la preparazione della guerra), in una scelta di comodo per facoltosi opportunisti.

Era d'uopo trovarsi, discutere, conoscersi, anche nel tentativo di cauterizzare quello sfaldamento che negli anni ha reso sempre più invisibile la nostra lotta, il nostro rifiuto. Senza con ciò tentare di uniformare idee, pratiche, tensioni.

A Reggio Emilia ci siamo trovati in una trentina; erano presenti compagni e compagne da Padova, Mantova, Lecco, Bergamo, Roma, Macerata, Imola, Reggio e Verona. Pochi i nonsottomessi per la verità, ma sufficentemente determinati nel ribadire che la disobbedienza non è in vendita.

In questo numero - quasi uno "speciale nonsottomissione" - alleghiamo i documenti discussi e approvati dall'assemblea; documenti approvati sotto il rombo degli aerei americani che bombardano in Irak, che scaldano i motori per il Kosovo e che, massacrando anche in tempo di "pace", si autoassolvono sempre e comunque. Documenti che invitiamo a diffondere come vanno diffusi la disobbedienza ed il rifiuto di questo militarismo senza pudore.

 

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LE LIBERTA’ NON SI COMPRANO.

Dichiarazione collettiva di nonsottomissione alla conversione in multa della condanna per il rifiuto del servizio militare e civile.

 

Ancora una volta, come ci hanno sempre insegnato, sono la compravendita e lo smercio di persone e ideali a governare questa società.

Gli ultimi periodi e le futuribili scelte di "trasformazione" in campo di leva e obiezione, nonché del dissenso, del rifiuto e della loro gestione, hanno dimostrato la capacità e la volontà di recupero anche delle scelte più radicali: la stessa nonsottomissione, estremo rifiuto di ogni compromesso con le gerarchie militari, potrebbe essere comperata e azzerata con un generoso esborso di denaro, una semplice ammenda, una pratica multa.

Ancora una volta, loro i "buoni", i comprensivi, quelli che graziano e condonano (per le stesse ragioni che hanno di poter condannare e incarcerare) confermano la grande professionalità nel rendere ogni ideale privo di contenuti, ogni pratica differente assolutamente gestibile e riassorbibile e nel rigettarla in logiche di mercato.

Come una buona e vecchia tradizione rendono fruibile la libertà di scelta ai più abbienti, a quelli che se la possono permettere (peraltro facilitando e normalizzando una situazione di fatto, vale a dire lo smercio di raccomandazioni e riformati a pagamento!!), a quelli che decidono quali debbano essere le nostre libertà.

Un’inaccettabile possibilità che contestiamo e rifiutiamo nettamente, anche perché fondata sulle solite distinzioni di censo e possibilità economiche su cui poggia e si rafforza il sistema.

Le libertà si possono conquistare, ma non siamo disposti a comprarle!!!

 

I nonsottomessi presenti all’assemblea di Reggio Emilia del 24 gennaio 1999

 

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NUOVA LEGGE SULL’OBIEZIONE DI COSCIENZA:

CAMBIARE LA NORMA, PERPETUARE LA SOSTANZA

 

A più di un quarto di secolo dalla legalizzazione dell’obiezione di coscienza attraverso l’introduzione del servizio civile le Forze Armate sono più in forma che mai: espansionismo all’estero attraverso missioni multinazionali a difesa degli interessi del potere, nuova cortina di ferro nel Mediterraneo contro l’immigrazione, impiego sul territorio per il mantenimento dell’ "ordine pubblico".

Nel frattempo le guerre sul globo aumentano in quantità ed efferatezza.

Alla luce di queste considerazioni, dell’approvazione nel luglio 1998 della nuova legge sull’obiezione di coscienza (la n. 230/98) e della campagna denigratoria del dicembre scorso nei confronti della nonsottomissione (il rifiuto sia del servizio militare che di quello civile), abbiamo sentito la necessità di esprimere alcune considerazioni comuni su questi temi.

La nuova legge è stata accolta favorevolmente un po’ dappertutto, a parte qualche ambiente militarista particolarmente incancrenito. Nel movimento pacifista e degli obiettori di coscienza il giudizio è stato generalmente positivo, tranne qualche critica che spinge comunque per un miglioramento attraverso riforma o nell’applicazione concreta.

Si sottolineano come passi in avanti:

- l’obiezione di coscienza come diritto soggettivo: non più "tribunali" che giudichino la coscienza dell’obiettore;

- la conseguente parificazione del servizio civile rispetto a quello militare;

- la "smilitarizzazione" a livello burocratico ed assistenziale del servizio civile;

- la presenza nella legge, per la prima volta, della facoltà di predisporre "forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta";

Da un punto di vista antimilitarista pensiamo invece che questi aspetti siano di carattere formale, mentre la sostanza non cambia. In particolare riteniamo che:

- il diritto soggettivo all’obiezione di coscienza venga limitato fortemente dalle numerose cause ostative (come ad esempio una condanna di primo grado per "delitti mediante violenze", un’accusa che può essere pretestuosamente affibbiata agli attivisti sociali ed antimilitaristi da parte delle forze di polizia e recepita dai tribunali) e dalla restrizione dei termini di presentazione della domanda;

- la parificazione del servizio civile rispetto a quello militare venga vanificata dalla possibilità prevista dalla legge di allungamento del servizio civile per periodi di formazione;

- le alternative alla difesa armata sono previste all’interno dei confini normativi ed istituzionali dello Stato, che è il diretto responsabile delle politiche aggressive in senso economico e militarista: gli stessi obiettori di coscienza sono richiamati, anche se per compiti non armati, sotto le insegne nazionali in caso di guerra.

- rimangono invariate le condanne nei confronti dei nonsottomessi al servizio militare e civile nonché nei confronti dei disertori;

- permane la gerarchizzazione e militarizzazione degli enti che sfruttano gli obiettori: i responsabili potranno infliggere sanzioni, fino alla denuncia ed alla possibilità del carcere.

- la massa di obiettori si configura come manodopera sottopagata e senza diritti sindacali che va a sostituire personale salariato ed entra in concorrenza con i giovani disoccupati nei campi come il welfare od il terzo settore: anche se la legge lo vieta basta esaminare gli ambiti di assegnazione degli obiettori e la concreta realtà quotidiana per rendersene conto.

- infine, la nuova legge è un provvedimento di transizione verso la professionalizazione delle Forze Armate e la prevista istituzione di un Servizio Civile Nazionale che si configura come un sistema di vasi comunicanti tra servizio civile e servizio militare, senza alcuna concreta valenza antimilitarista.

La nuova legge sull’obiezione non è un passo avanti nella lotta concreta contro l’esistenza degli eserciti e contro il militarismo; anzi, è un passo in avanti - nella sostanza - all’ interno del quadro del Nuovo Modello di Difesa aggressivo promosso dai governi e dalle Forze Armate.

Come già nei confronti della vecchia legge, riteniamo che il rifiuto di prestare il servizio militare non possa essere condizionato da nessun servizio civile sostitutivo, che continua a permettere l’esistenza degli eserciti e perpetua il diritto dello stato alla coscrizione obbligatoria.

Il rifiuto del militarismo non può essere "parificato" all’imposizione del servizio militare e di leva, tantomeno oggi che lo stato italiano, attraverso la professionalizzazione delle Forze Armate, sta incrementando il livello dell’intervento militare dentro, "sopra" e fuori dai suoi confini.

Per questi motivi continueremo a disobbedire pubblicamente a questa legge come a tutte quelle che permettono, anche indirettamente, l’esistenza degli eserciti e la preparazione delle guerre da parte degli stati.

 

Gli antimilitaristi e le antimilitariste in assemblea a Reggio Emilia il 24/1/1999

 

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NONSOTTOMESSI

 

Un sacco le dichiarazioni che abbiamo ricevuto questa volta, tante che non ci stanno nemmeno tutte. Alcune risalgono a diverso tempo fa ma non le avevamo ricevute prima. Si tratta di quelle di Roberto Fiordaliso e Antonio Altavilla di Civitanova Marche (MC) e di Davide Mungo di Roma, che pubblicheremo sul prossimo numero, e di quelle di Andrea Graziosi di Loreto (AN), di Andrea D'Ambrosio e Alessandro Drago di Roma.

Marco Caciucco, nonsottomesso di Firenze, ci ha inviato invece una "Dichiarazione individuale di non adesione alla Dichiarazione collettiva di nonsottomissione alla conversione in multa della condanna per il rifiuto del servizio militare e civile", dichiarazione collettiva che è allegata a questo numero del Disertore.

Dal fronte processuale, tranne qualche rinvio, non ci è giunta alcuna notizia di rilievo. Cogliamo l'occasione per ringraziare l'avvocato Gianni Scarsi per le notizie e la collaborazione.

 

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Loreto, 2/9/1998

 

LETTERA DI RIFIUTO

 

"Scusate, non posso parlare più forte..."

L’uomo, prima di acquistare il baluardo della razionalità e ancor prima di afferrare la coscienza, cerca di conquistare se stesso.

Le avversità della vita lo contrastano, fino a far divenire la lotta La lotta per l’autonomia.

Vincere o soccombere. Non esistono vie di mezzo. Alla fine si esce vinti o vincitori.

No! Io (Andrea Graziosi, ...) non mi presenterò al distretto militare di Viterbo.

Non mi mescolerò tra la massa, poiché detesto la stessa di qualunque politica, idea, pensiero sia.

Mentre il vostro esercito marcerà, impavido verso la fine dell’individuo,

io volerò verso la sua totale esaltazione.

Ricordate che dietro le vostre [esercito, stato, istituzioni] verghe, si erge più potente la mia ostinazione,

e tutto ciò che un tempo mi faceva timore, dal punitivo sguardo della madre, dalle taglienti ingiustizie, dietro tutto ritrovo il mio orgoglio, la mia irremovibilità, la mia resistenza, la mia oltrepassanza, la mia invincibilità.

Lo stato non è come per molti una culla dove poter crescere e formarsi, ma bensì una gabbia d’oro lucente, ove l’individuo (già prima di evolversi), viene oppresso e represso.

Lo stato è uno dei protagonisti di questa "società dello spettacolo", autore di un pseudo godimento è invece artefice di una mera repressione, nella quale non esiste l’individuo negato ma bensì la negazione dell’individuo.

Così la società si trasforma in un proscenio teatrale mutilato dalla realtà, a tal punto da far apparire lo spettacolo il suo unico scopo. Lo spettacolo è l’affermazione dell’apparenza di ogni vita umana, quindi la sua totale negazione.

Per cui rifiuto ogni tipo di obbligo inutile impostomi da chiunque, e ogni tipo di ordine che possa ledere la mia libertà.

Preparazione ad una guerra. Ecco il vostro fine. Per molti la guerra è parte di un meccanismo della vita stessa, poiché la guerra è nient’altro che la distruzione del vecchio, per un futuro e prossimo rifacimento del nuovo, quindi un passaggio indispensabile. La guerra è violenza. La violenza è odio.

L’odio tra individui delle parti? Stronzate! Per il semplice motivo che non esiste alcun tipo di correlazione tra gli individui delle parti, mentre ne esiste tra i supremi capi. Il "danaro" è una buona scusa per uccidere!

Non ho la "forza" di marciare in un cortile, o di studiare tattiche di guerra né tantomeno di sorvegliare un edificio da un’incursione immaginaria; scusate se nell’arco di tempo in cui i vostri pupilli si cimentano in esercitazioni guerrigliesche, io cerco di accrescere me stesso, di esaltarne la transizione, e non di cercare una meta, se non quella stessa dell’evoluzione.

Non ho la presunzione di dire quello che è giusto e quello che è sbagliato, poiché il giusto non esiste, o meglio esiste solo nel confronto tra individui che usano lo stesso mezzo per arrivare allo stesso fine.

Con questa lettera io affermo la mia posizione di uomo "libero", quindi non voler essere siglato con nessun numero, di non appartenere a nessuna corrente politica, né tantomeno di una patria, di non sottomettermi al volere di nessuna istituzione, quindi non prenderò parte né al servizio civile né a quello militare.

"...come stelle, ci avviciniamo l’uno a l’altro verso spazi infiniti, passo dopo passo, immagine dopo immagine?

Che cosa saremo allora? O non saremo più? Ci annulleremo a vicenda come il sì e il no?

Ma di una cosa sono certo, io avrò serbato tutto con cura,"

 

Andrea GraziosI

 

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Comunico di non essere intenzionato a sottopormi a nessuna visita psico-fisica finalizzata al reclutamento di futura carne da macello, di corpi automatizzati per servire lo Stato in guerra contro altri Stati o contro i suoi proletari.

La struttura militare (basata su obbedienza, gerarchia, disciplina e tanti altri "riti") rappresenta idealmente il modo di organizzazione a cui uno Stato civile aspira affinché ci sia il massimo di pace sociale, il massimo di unità, un unico corpo e un’unica volontà per poter imporre ad ogni singolo un preciso ruolo nella comunità (essenzialmente o servo o padrone) e non rischiare di essere contraddetto da individui che si riconoscono tali e perciò non catalogabili. Per questo all’età di 18 anni, il giovane deve subire la sua iniziazione alla società autoritaria, deve essere testato il suo consenso alla patria, gli deve regalare un anno in divisa e deve imparare a salutare la bandiera e a portarla alta con sé in missioni di guerra o di "pace" come ora gli assassini stipendiati amano dire: "difensori della pace ovunque nel mondo"; oppure più semplicemente devono far sì che gli armieri possano "sopravvivere" (è pur sempre un lavoro, anche loro ne hanno il diritto!). A 18 anni quindi la selezione con la visita: check up completo, cartelle da riempire, test a cui rispondere, colloqui, vitto, camerate e poi il giudizio: idoneo, rivedibile, riformato. E così ogni uomo dovrà portarne con sé uno, una volta presentatosi a quei due giorni, o altrimenti sarà dichiarato renitente (come si avverte sul precetto con un bel carattere maiuscolo) vale a dire valutato, come un riformato, non idoneo perché "malato" ma di una malattia per la quale non si concede la riforma ma il carcere; la malattia è il libero arbitrio.

Sono a conoscenza della legge 772/72 ma non l’ho mai presa in considerazione come la soluzione che risolve la natura dell’obbligo verso lo Stato, lo Stato che io non ho creato e nel quale non mi riconosco; insopportabile mi è già l’esserne cittadino, ma complice, difensore, eroe in divisa è veramente troppo: pertanto fuori da me che la scelta diventa scontata, i timori di futuri ricatti ridicoli in confronto alla sempre presente soddisfazione che mi procuro negandovi la mia vita fisica e intellettuale.

Credendo di aver comunicato già troppo con voi in queste poche righe e non sentendo alcun obbligo di giustificare una qualsiasi mia scelta a chicchessia, ripeto di non voler svolgere il servizio militare o civile sostitutivo. Per l’autogestione completa di ogni individuo, non accettando i giudizi di chi porta divisa e toghe (anche nella testa).

 

Andrea D’Ambrosio

 

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Al ministero della difesa, comando militare distretto di Roma

All’ente addestrativo d’assegnazione Lega Coop Reg. Lazio

 

Roma, 15 Febbraio 1999

 

Io, sottoscritto Andrea Drago, matricola 03672012219, dichiaro la ferma volontà di non volermi presentare il giorno 22/02/99 presso l’ente addestrativo di assegnazione "Lega Coop Reg. Lazio". Con tale decisione intendo rifiutare sia l’obbligo del servizio militare che quello del servizio civile alternativo. Oltre ad essere un antimilitarista infatti, sono altresì convinto che il servizio civile non sia affatto alternativo alla logica gerarchica che impregna il servizio militare. Sono da sempre estraneo al convincimento, molto diffuso anche fra gli enti che "fanno" servizio civile che solo il tipo di organizzazione gerarchica, quindi verticale, con capi, luogotenenti e subordinati vari possa realizzare idee e dar vita a progetti. Ho cercato nella mia vita di organizzare le relazioni con il prossimo in maniera orizzontale, cioè senza stabilire delle prevaricazioni che permettessero a me di comandare su altri o ad altre persone di comandare su di me. Sono anarchico e non credo in nessuna autorità né sopra né sotto di me. E’ per questo motivo che l’antimilitarismo non si può, a mio avviso, risolversi con l’obiezione di coscienza che non è altri che l’altra faccia di una concezione della vita militarmente e gerarchicamente organizzata. Non è un caso che sia coloro che hanno prestato il servizio militare che quelli che hanno prestato il servizio civile possano essere richiamati in qualunque momento dallo stato al fine di servirlo in caso di necessità (immagino soprattutto in caso di conflitto) fino al compimento del 42mo anno di età. Altri motivi che mi spingono a rifiutare il servizio civile (come il servizio militare) sono filosofici e ideologici. Primo, gli enti che arruolano i serviziocivilisti sottopagati si lodano del fatto di essere impegnati nel sociale e di contribuire al benessere della società tutta con il lavoro da essi (pardon dai serviziocivilisti sottopagati) svolto. Queste organizzazioni hanno statuti, leggi e regole non scritte che quasi mai rappresentano chi vi lavora sfruttato come è il caso di chi vi svolge il servizio civile, ma che comunque costui deve inderogabilmente rispettare. La totalità degli enti in questione è strumentalizzata da poteri politici o religiosi per cui un obiettivo raggiunto da una di esse viene rivendicato dall’organizzazione che vi pone un’etichetta, la sua, nonostante tale obiettivo sia stato conseguito con l’apporto e lo sforzo dei serviziocivilisti loro malgrado costretti a lavorare, pena la galera. E sul metodo della coercizione vorrei anche dire che ho sempre trovato disumana la possibilità da parte di un’entità come quella statuale per la quale provo la stessa estraneità che nutro nei confronti degli enti che organizzano il servizio civile, di poter stabilire della vita altrui a proprio piacimento, determinando quando e come prelevare un individuo, scopo indottrinamento.

Contro tutto ciò mi oppongo, rifiutando la coscrizione militare e civile che considero biechi mezzi per l’omologazione degli individui in un contesto che vi ostinate a chiamare sociale.

 

Nonsottomesso ALESSANDRO DRAGO

 

 

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NONSOTTOMESSI FUORI DALLE RISERVE

Lo stato spagnolo tenta di evitarsi troppi problemi: più di 37000 obiettori di coscienza che da tre anni aspettavano di essere assegnati in qualche ente nonché un numero imprecisato di nonsottomessi in attesa di processo hanno ricevuto il congedo, che in castigliano si chiama "reserva". Presa la palla al balzo, a Barcellona i nonsottomessi coinvolti si sono dichiarati "indios nonsottomessi contro le riserve", ed in una manifestazione lo scorso 14 dicembre hanno dato alle fiamme i loro congedi.

(CAMPI QUI PUGUI, Gen. ’99)

 

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NONSOTTOMESSI NELLE CASERME

Dei quattro nonsottomessi nelle caserme incarcerati ad Alcalà de Henares, Madrid (Spagna), di cui abbiamo parlato nel n°18 del Disertore, uno è in libertà dal giugno scorso, altri due sono in libertà condizionale mentre l’ultimo ha ottenuto dallo scorso autunno la semilibertà (deve tornare in carcere a dormire). Altri sette sono già stati condannati a 2 anni e 4 mesi di carcere, mentre di altri tre processati lo scorso dicembre non abbiamo ancora notizia. Il 25 novembre scorso, in contemporanea con uno di questi processi, un gruppo di una quarantina di antimilitaristi di Valenza ha compiuto un’azione all’entrata del Comando navale con lo slogan: "Presèrvati dall’esercito". Un gigantesco presevativo di 4 metri di altezza per 3 di diametro ha ricoperto una delle guardiole sotto lo sguardo stupefatto della Polizia militare presente. Il profilattico è stato infine protetto da possibili aggressioni da un cordone umano. Lo scorso 19 dicembre inoltre tre nonsottomessi nelle caserme si sono "presentati" pubblicamente di fronte alla caserma generale dell’Esercito a Madrid. Dopo aver burlato la sorveglianza poliziesca, vestiti con le uniformi militari assieme ad un’altra decina di nonsottomessi, hanno inscenato una parata al termine della quale si sono spogliati della divisa rimanendo con pigiami gialli sui quali portavano scritte antimilitariste. Al termine dell’azione la polizia ha arrestato uno dei nonsottomessi nelle caserme, Rafael Fernández Navarrete (Fali).

In tutto lo stato spagnolo rimangono incarcerati a "pieno regime" solo due insumisos "classici", mentre un numero imprecisato sta scontando la condanna in semilibertà e/o con la restrizione dei diritti di "assistenza statale" per diversi anni. Sono ancora centinaia i giovani nonsottomessi con mandato di cattura pendente per non essersi presentati ai processi.

 

Potete inviare i vostri messaggi di solidarietà a:

Rafael Fernández Navarrete, Establecimiento Penitenciario Militar de Alcalá de Henares, Carretera de Meco, km. 5, 28805 Alcalá de Henares (Madrid).

Per inviare fax di protesta:

- Tribunal Militar Territorial nº IV de La Coruña, fax 0034/981 22 50 83;

- Coronel-Director del Establecimiento Penitenciario Militar de Alcalá de Henares, D. Jesús Ranera Alós, fax 0034/91 882 34 93

- Juez de Vigilancia Penitenciaria del EPM Alcalá de Henares, fax 0034/91 817 34 12.

 

Info: www.nodo50.org/moc-carabanchel/

www.geocities.com/SoHo/Lofts/8666/moc.htm

www.onelist.com/subscribe.cgi/infomoc

 

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NONSOTTOMESSI IN FINLANDIA

il 4 febbraio scorso l’anarchico finlandese Henri Hellén di Helsinki ha cominciato a scontare la sentenza a 71 giorni di carcere per nonsottomissione al servizio militare e civile. Un altro nonsottomesso, Teppo Salonen, è rinchiuso nello stesso carcere. In totale sono 7 i nonsottomessi nelle prigioni finlandesi.

 

Per messaggi di solidarietà:

Henri Hellén e Teppo Salonen

Helsingin tyosiirtola, PL 36, 01531 Vantaa, FINLAND

Per info: www.aseistakieltaytyaliitto.fi

(PEACE NEWS, Feb. ’99)

 

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BREVI

 

NIENTE HAMBURGER

L’attivista catalano Adolfo Montolin si è rivolto a dei poliziotti in una stazione di Barcellona chiedendo: "posso avere due hamburger al formaggio per favore?". Gli agenti, che indossavano le loro nuove uniformi che li fanno sembrare lavoratori di una locale catena di sandwich bar, non ne sono rimasti divertiti e l’hanno portato in questura. E’ stato denunciato per aggressione ed oltraggio a pubblico ufficiale.

(PEACE NEWS, Gen. ’99)

 

L’AMORE DEI MERLUZZI

Un problema inaspettato è stato scoperto per i sottomarini che escono dalle coste della Norvegia: il grugnito dei banchi di merluzzi in amore manda in tilt i sonar. Il Dipartimento della Difesa si lamenta del fatto che la navigazione in acque norvegesi è praticamente impossibile.

(PEACE NEWS, Gen. ’99)

 

DONNE SUB CONTRO SOTTOMARINI

All’alba di Lunedì 1 Febbraio due donne della campagna Trident Ploughshares 2000 si sono introdotte a nuoto nella base navale di Vickers nel nord dell’Inghilterra, sono salite a bordo di un sottomarino, hanno proceduto a disarmare a martellate alcuni dei suoi sistemi di comunicazione e, appeso uno striscione e decorato il mezzo con alcune scritte, sono scese e si sono dirette fino ad una cabina di sorveglianza dove hanno chiesto alla guardia un bicchiere d’acqua.

Rachel Wenham e Rosie James sono state poi detenute assieme ad altre tre donne del gruppo che fungevano da "supporto". Il giudice per ora le ha condannate a varie pene non detentive. Rachel è stata l’ultima ad uscire dal carcere, l’8 Febbraio.

Per messaggi di solidarietà ed info:

Trident Ploughshares 2000

42/46 Bethel Street, Norwich, NR2 1NR, BRITAIN

www.gn.apc.org/tp2000/

(PEACE NEWS, Feb. ’99)

 

PUBBLICITÀ

In Francia, dopo l’abolizione della leva obbligatoria, sono cominciate lo scorso ottobre le "giornate di preparazione per la difesa". Lo stato francese obbliga i giovani di 18 anni a sopportare la logorrea dei militari per un giorno intero: conferenze, video, storia delle forze armate... Dal 2000 vogliono obbligare anche le donne ad assistere a simile tortura.

In Spagna invece hanno avuto la brillante idea di un "Treno dell’esercito professionale" nell’ambito della campagna pro arruolamenti volontari in vista della professionalizzazione delle forze armate. A Burgos il treno è stato ricevuto in stazione lo scorso 28 novembre da una manifestazione di protesta organizzata dai sindacati CNT e CGT.

(CAMPI QUI PUGUI, Gen. ’99)

 

CARRO ARROSTO

Apprendiamo dalla stampa di un sabotaggio contro alcuni carri armati. Domenica 7 febbraio sono stati dati alle fiamme alcuni carri in sosta presso un binario morto della stazione di Castel S. Pietro (BO) che erano diretti ad un’officina di Aviano (PN) per la revisione. Ora, sembra, la revisione costerà 20 milioni in più. Sul posto è stato ritrovato un volantino con slogan antimilitaristi, per il momento "top secret".

Se all’immagine simbolica delle fiamme preferiamo forse quella dei granelli di sabbia che, pur piccoli, possono insieme bloccare potenti meccanismi, le argomentazioni della stampa possono essere un oggetto interessante per gli studiosi di logica: il tentativo di rendere innocui degli strumenti di morte viene definito "preoccupante attentato". Suvvia...

 

LEVANO LA LEVA?

Gran polverone sulla leva: il ministro della difesa Scognamiglio dice che bisogna abolirla, come anche i radicali ed il comitato "Né giusta né utile". Perchè? Chiaro: occorre professionalizzare totalmente l’esercito. Rifondazione invece sostiene che bisogna professionalizzare l’esercito mantenendo la leva.

Come finirà? Alcuni commenti sul teatrino in corso sulle spalle degli antimilitaristi, dei giovani obbligati alla naja o al servizio civile e dei popoli oggetto delle professionali "missioni umanitarie", in un articolo a cura della Cassa pubblicato sul n° 5/’99 di "Umanità Nova" e visitabile nel nostro sito Internet.

 

"OASI MILITARI"?

In Italia sono 331 le aree usate per l’addestramento dalle Forze Armate (le "servitù militari"), per una superficie totale di 170.000 ettari. Il Friuli la regione che ne ha di più (70), ma il Trentino-Alto Adige la regione con maggior superficie militarizzata: 21.628 ettari. In Sardegna il poligono più grande d’Italia ("Perdastefogu": 12.000 ettari in provincia di Nuoro). Incredibile il giudizio unilaterale della rivista ecologista da cui traiamo i dati: le servitù militari sarebbero servite a preservare la natura dall’inquinamento e dalla cementificazione. Perché, aggiungiamo, non militarizzare l’intera penisola?

Sulla stessa rivista un interessante quadro con i dati scorporati regione per regione.

(da: MODUS VIVENDI, Gen. ’99)

 

INVASA LA SCHOOL OF AMERICAS

Lo scorso 22 novembre 2319 attivisti pacifisti (su un totale di quasi 7000 manifestanti) hanno "invaso" la base dell’esercito americano di Fort Benning, Georgia, con un funerale simbolico. Nella base si trova la School Of Americas (SOA), dove da decenni vengono addestrati alla repressione, alla tortura, allo stupro, all’assassinio centinaia di militari sudamericani. Il 16 novembre era il nono anniversario dell’assassinio di nove gesuiti, la loro governante e sua figlia da parte di 26 soldati dell’esercito salvadoregno, 19 dei quali erano stati addestrati nella SOA. Nessuno dei menifestanti (troppi) è stato arrestato, al contrario dell’anno prima quando ben 601 persone avevano subito l’arresto e 25 di loro sei mesi di carcere.

Per info: SOA Watch, www.derechos.org/soaw/

(PEACE NEWS e CAMPI QUI PUGUI, Gen. ’99)

 

PRIGIONIERI DI COSCIENZA

Il 1° dicembre di ogni anno è la giornata dei prigionieri di coscienza. Una lista con indirizzi per inviare messaggi di solidarietà si trova sul n°di Dicembre 1998 di "Azione Nonviolenta" (Via Spagna 8, 37123 VERONA). Aggiornamenti possone essere richiesti via internet presso: warresisters@gn.apc.org

 

ARMI NUCLEARI IN ITALIA

Un’ulteriore conferma della presenza di armi nucleari nelle basi USA in Italia (Aviano, Ghedi, Rimini) è venuta dalla trasmissione televisiva "Portechiuse" del 1° febbraio, dove il sottosegretario alla difesa Brutti, pur trincerandosi dietro il segreto militare, non ha potuto smentirne la presenza, peraltro di pubblico dominio in seguito a rapporti NATO e documenti del Congresso USA. Le bombe sono da 26 a 29, con potenza pari a 20 volte quella di Hiroshima, e sono dislocate nella base di Aviano ed in quella di Ghedi. Inoltre, nella base navale sarda della "Maddalena" sono di stanza i sommergibili USA a propulsione ed armamento nucleare, parcheggiati presso due grandi depositi di carburante e munizioni, in spregio persino delle norme dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, mentre in tre porti italiani attraccano le navi della VI flotta USA con arsenale nucleare.

 

PRIMI DELLA CLASSE

Lo stato italiano, per bocca del ministro degli esteri e del sottosegretario alla difesa, sostiene ancora la dottrina NATO del "primo colpo nucleare": un deterrente a difesa della pace, dicono. E’ la risposta alle dichiarazioni del ministro degli esteri tedesco Fischer che proponeva di rinunciarvi.

 

DISERTORI

Emmanuel è scomparso da quando aveva soli due giorni di vita, rapito nel 1979 in circostanze mai chiarite. Dopo19 anni l’Esercito italiano lo ha dichiarato "disertore", perché renitente alla leva.

(IL MANIFESTO, 6/12/98)

 

NEW YORK: AL BANDO LE ARMI GIOCATTOLO?

Tragico surrealismo di fine secolo: a New York è in discussione una proposta di legge per mettere al bando le armi giocattolo. Sussulto antimilitarista? In realtà l’iniziativa segue i troppi tragici casi di bambini uccisi o feriti da poliziotti che pensavano di trovarsi di fronte ad armi vere. Se passa la legge i poliziotti potranno sparare ai minorenni con la certezza di non prendere granchi.

 

CERMIS

Il 3 febbraio scorso è passato un anno dalla strage del Cermis: 20 vittime. A Cavalese le ignobili celebrazioni ufficiali alla presenza di alcuni dei responsabili dello stato di cose che permette stragi come queste: Ministro della difesa, incaricato dell’ambasciata USA, un generale rappresentante dei Marines. Le critiche dei familiari delle vittime, che hanno promosso anche una cerimonia sul luogo della strage, sono passate sotto silenzio. Nel frattempo la funivia funziona a pieno ritmo, come non si sono fermate le esercitazioni aeree; gli avvoltoi della valle si disputano i soldi dei risarcimenti in arrivo. Negli USA il processo ai piloti dell’aereo si è concluso con l’assoluzione: gli eserciti confermano con l’impunità la loro spudorata potenza di corpi separati. Non c’è risarcimento o processo che tenga: fermare le esercitazioni e chiudere le basi militari rimane l’unica garanzia contro le stragi militari in tempo di "pace".

 

15 MARZO: CONTRO LA BRUTALITA’ POLIZIESCA

Per il terzo anno consecutivo collettivi antiautoritari di vari paesi promuovono per il 15 marzo una "Giornata internazionale contro la brutalità poliziesca".

Per info:

COBB a/s La Librairie Alternative, 2035 St- Laurent 21eme etape,

Montreal, Quebec, CANADA H2X 2T3.

e-mail: seahorse@odyssee.net.

Sito Web: www.microtec.net/~seahorse/COBB.htm


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