IL DISERTORE
Foglio di
collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista
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Quasi superfluo aggiungere altro commento al
massacro balcanico. Si è detto e scritto molto in queste tragiche settimane. La
nostra voce corre il rischio di perdersi in mezzo alle tante (mai troppe) che
rifiutano questo nuovo "massacro a fin di bene". Una guerra
vicinissima e paradossalmente impalpabile, con il suo carico di ipocrisie,
menzogne, mistificazioni, demagogia. Questa volta però è tutto più evidente,
inconfutabile, amplificato, esageratamente ovvio. Almeno ai nostri occhi.
Poichè la propaganda guerrafondaia ha affinato le proprie armi: dopo aver
creato il mostro (precedentemente tollerato se non apertamente spalleggiato),
la Santa Socialdemocratika Alleanza, favorita anche da organi di informazione
con l’elmetto degni di un regime nazionalista serbo, è riuscita nell’intento di
far passare bombardamenti e massacri come l’unica soluzione a massacri e
bombardamenti. E’ riuscita a mascherare volontà di supremazia mondiale militare
ed egemonia economica come un intervento umanitario a sostegno di una popolazione
prima repressa, adesso repressa, deportata e bombardata.
Di notte volano i cacciabombardieri e radono
al suolo ogni nostra possibilità di comprendere questa irriconoscibile umanità.
Di giorno, fatta terra bruciata, gli stessi crociati del pensiero unico
svestono i panni da assassini, indossano comodi abiti da crocerossina e recano
uno sterile soccorso ai superstiti del gioco di cui loro stessi dettano le
regole. Pedine, semplici pedine i profughi. Posta in gioco, arma di ricatto,
merce di scambio, alibi per i signori che giocano alla guerra.
Come la popolazione di Belgrado, Pristina,
Novi Sad, Pancevo. Vittime tutte di carnefici che alimentano il proprio potere
in nome della pace, dell’ingerenza umanitaria, della ragion di stato,
dell’indipendenza, del nazionalismo.
Possiamo poco contro simili calcolate
mostruosità. Ma non sarà mai vano urlare la nostra rabbia, dissociarci da tutti
i complici del militarismo, contrastare con forza sanguinari governanti che
fanno leva sulla commozione di massa.
Non facciamogli credere ai vigliacchi
militaristi e ai penosi milituristi che l’effetto collaterale sulle nostre
coscienze bombardate sia il rincoglionimento dei rassegnati. Attiviamoci nei
modi che riteniamo più opportuni, scegliamo i nostri compagni di strada.
Rifiutando sempre, in periodo di guerra come
di pace armata, di sparare bombe e sparare cazzate, facciamo in modo di non
essere mai loro conniventi sudditi.
Diffondiamo pratiche di disobbedienza,
pratichiamo la diserzione generalizzata, sabotiamo la guerra.
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Non siamo in grado, vista la periodicità
bimestrale e lo spazio esiguo di questo foglio, di aggiornare chi lo riceve di
iniziative, incontri, appuntamenti antimilitaristi; i fatti purtroppo incedono
rapidamente e le scadenze pure.
Quello che invece possiamo fare come cassa
di solidarietà antimilitarista è di sostenere oggi più che mai tutti coloro che
hanno subìto o subiranno forme di repressione per essersi attivati contro la
guerra.
Rinnoviamo l’impegno di contribuire
economicamente, nelle possibilità della cassa, a seguire casi di denunce,
diserzione, obiezione totale.
Contattateci telefonicamente (se si tratta
di urgenze) o scrivete alla casella postale. L’indirizzo internet è (ancora per
poco) il metodo meno rapido, anche se parrebbe il contrario, per mettersi in
comunicazione con la c.s.a. Sul sito troverete però contributi che per motivi
di spazio non appaiono sul bollettino.
Scontato quindi l’invito a inviare
sottoscrizioni alla cassa o abbonamenti al disertore.
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Io sottoscritto Giovanni C. DICHIARO che per
imprescindibili motivi etici e filosofici mi rifiuto di proseguire il servizio
civile alternativo, iniziato il 26 gennaio 1999 presso l’Ente Sol.Co. di
Mantova.
Le mie idee antiautoritarie mi portano a
considerare lo Stato e le sue istituzioni come dannose per la libertà di ogni
Individuo. Allo stesso tempo riconosco che le Forze Armate altro non rappresentano
che il braccio armato di tale Stato che, come tale, si sostanzia
nell’imposizione della gerarchia, della disciplina e del culto della nazione.
Analogamente, ma in maniera più sottile, il
servizio cosiddetto civile e alternativo si impegna ad inculcare nei soggetti,
refrattari all’ordine militare, quegli stessi principi di omologazione ed
appiattimento del singolo.
Il percorso verso l’emancipazione
individuale e collettiva non può che passare attraverso atti coscienti di
rifiuto e non sottomissione, unici atti possibili di disobbedienza nel grigiore
dell’attuale società.
Con la piena consapevolezza delle
conseguenze che la scelta dell’obiezione totale comporta, preferisco non
sottomettermi e DIRE NO!
Giovanni C.
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Io sottoscritto Davide Mungo, in relazione
alla cartolina precetto ricevuta il giorno 25/11/1997 con la quale il Ministero
della Difesa mi obbliga a presentarmi in data 11/12/1997 presso il 123° RGT
"CHIETI" per prestare il servizio di leva, vi informo con la presente
lettera che non ho nessuna intenzione di svolgere alcun tipo di servizio
imposto, sia esso militare o civile. Il giorno 11/12/1997 farete a meno della
mia presenza poiché rifiuto ogni forma di autorità che si arroga il diritto di
decidere, al mio posto, della mia vita.
Contesto l’esistenza di un esercito nonché
l’obbligo di dover sottostare ad esso ed alla sua implicita funzione di
omologare le differenze individuali non consentendo la piena affermazione di se
stessi.
L’esercito rappresenta per me il mezzo
attraverso cui lo stato impone ai singoli individui i valori di riferimento e i
modelli di comportamento: è semplicemente una scuola di obbedienza che tramite
la pratica dello sfruttamento impone la struttura gerarchica di una società
nella quale io non mi riconosco.
Sono fermamente contrario alla fabbricazione
e all’uso delle armi pertanto sento di non voler appartenere ad uno stato che
basa gran parte della sua politica economica sul commercio delle stesse.
Non credo in un esercito di stato, siano i
suoi scopi difensivi o umanitari, poiché ritengo che persino le missioni di
pace siano manovre di politica coloniale.
Credo nell’autodeterminazione
dell’individuo, in una società multietnica non gerarchizzata e globale.
Perciò, in piena coscienza della mia
decisione, continuerò a vivere coerentemente con i miei valori senza per questo
sentirmi colpevole di alcun reato.
Cordiali saluti.
Davide Mungo
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Io sottoscritto Fiordaliso Roberto, dichiaro
il mio fermo rifiuto nel prestare il servizio militare e il servizio sostitutivo
civile. Mi dichiaro ostile verso l’autoritarismo in genere e verso tutte le sue
forme; inoltre il mio spirito patriottico è sicuramente insufficiente ad
adempire le mansioni militari e a proteggere un pezzo di stoffa colorato, non
possiedo neanche la famigerata falsa-bontà che il servizio civile necessita.
Cordiali saluti ai lettori
Roberto Fiordaliso
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Cari Signori delle Guerre, mi presento. Sono
Andrea Di Lorenzo, un giovine nato a Pescara nei gelidi e duri giorni di
Dicembre , il 22 per la precisione, in un lontano 1972 e dovevo recarmi presso
la caserma di Udine il 9 febbraio 1999.
Alla vostra chiamata a confluire nelle
schiere armate dei difensori della patria oppongo il mio totale rifiuto ad
ottemperare gli obblighi di leva, sia nelle grigioverdi vesti del servizio
militare che nei panni borghesi del servizio civile sostitutivo.
Per questo congedo arbitrario di cui
illecitamente usufruisco, potrei impugnare al vostro cospetto le ragioni di un
mondo migliore, l’ontologia (o l’antologia) di una Rivoluzione o il senso ed i
sensi degli usi e costumi della gente mia, o più modestamente, degli amici
miei, ma...che senso avrebbe? Un semplice e conciso "NO" non è
sufficiente ad argomentare il prorpio status all’interno degli universi di discorso
sul logos? Il "NO", alla fine dei conti od anche in prima istanza,
non è l’elemento base della gravidanza del pensiero esistenzialista e
nihilista? Del fiorir di rose nei deserti spaziali, come letame di una nuova
vita floreale? Dell’alchimia della vita che tramuta il glaciale in un brivido
di piacere e il timor panico in coraggio?
Io declamo ai quattro venti, ossia agli
spifferi di Gennaio che m’entrano in stanza, il mio "NO, non ci sto":
carico com’è di senso e di filosofia, implicitamente politico in quanto è in sè
medesimo, immanentemente, un "modus operandi" all’interno degli
imperi ed imperativi della "polis". Un "NO" che può fare a
meno di un perché, di alibi ed orpelli:
Oscuro ed infinito perché semplice, semplice
perché oscuro ed infinito.
Le parole Amore e Libertà contemplano la
stessa malia e rimandano alla stessa magia: quella della vita contro la morte,
quella di una grammatica esistenziale ed etica diversa dalla scrittura
orripilante della quotidianità di una storia imposta.
Ma i codici linguistici, e il silenzio tra
essi, non sono esenti dalla vigilanza dei codici penali...
Di qui la necessità di rammentare, non so
poi a chi, la strutturale finalità omicida delle Forze Armate di qualsiasi
stato (ossia la guerra); le violenze perpetrate su territorio altrui da uomini
in divisa su altri uomini e donne non belligeranti; le funzioni repressive
degli eserciti dentro i confini patri; i sanguinolenti profitti dell’industria
d’armi; gli interessi politico-economici dei governanti e delle multinazionali
nelle guerre intestine o meno; il militarismo quale cultura di annullamento
dell’individualità, di riduzione dell’uomo a codardo esecutore senz’anima, vile
ed abietto essere che si muove a comando; la ridicolaggine del servizio civile
sostitutivo in quanto funzionale alla struttra armata dell’apparato militare,
alle esigenze e carenze assistenziali, sociali e culturali dello stato, al
crumiraggio come pubblico impiego coatto e sottopagato; ecc.ecc.
...Io disprezzo tutto ciò e la mia dignità
reclama coerenza, volgendo così nell’intimistico, cioè tra me e me, qualcosa
che poi non è solo tale.
Ecco fatto. Inutilmente ho ribadito
un’ovvietà. Una banale verità, che ormai ripetuta secolarmente, diviene
retorica. Retorica perché è un’anticaglia di cui voi stessi siete consapevoli.
Cosciente che questa mia, seppur possa vestir i panni di una opposizione
radicale, adombra e ricalca, comunque, un iter giudiziario del vostro sistema
di potere, che comunque fuori dal gioco è in esso ancora ricompreso...diviene
il mio, inevitabilmente, un discorso sospeso...
Andrea Di Lorenzo
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Io sottoscritto Antonio Altavilla (...)
dichiaro la mia ferma ed irremovibile indisponibilità nel prestare il servizio
militare ed il servizio sostitutivo civile. I motivi che mi hanno portato a
prendere questa decisione sono strettamente coerenti alla mia coscienza
politica e principalmente morale.
Non intendo essere un soldato per impugnare
un’arma contro un mio simile, e non intendo essere utilizzato negli scopi per
cui esistono gli eserciti: opprimere, sopprimere e plagiare gli esseri umani.
Considero inoltre inutile l’esercito come
organo di difesa e sicurezza dei cittadini.
So bene a cosa vado incontro con il mio
rifiuto, ma non posso dimenticare le mie responsabilità, i miei doveri ed i
miei ideali di essere umano che mi pongono contro ogni mezzo causa di morte o
che reprima la sacrosanta libertà dell’uomo.
Antonio Altavilla
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Sprofondata fra la marea di sempre più
tragiche notizie vogliamo ricordare l’assoluzione dei piloti dell’aereo
americano responsabile della strage del Cermis. Confessiamo che la piena
assoluzione ci ha in qualche modo stupito: pensavamo ingenuamente che, per
salvare i responsabili superiori nel livello gerarchico, si sarebbe finiti per
sacrificare un capro espiatorio. E invece una giuria di militari ha assolto un
militare assassino. Ancora una prova che per i difensori della pace, della
libertà, della legalità internazionale (così amano definirsi i militari di ogni
colore), la legalità non esiste. Da sempre gli eserciti rappresentano uno dei
più potenti corpi separati, l’unico con il diritto di giudicare da sé i propri
membri: per reprimerli selvaggiamente quando disobbediscono agli ordini, per
assolverli quando eccedono nell’esercizio delle proprie funzioni. Non
dimentichiamo, questa volta ad opera dei miltari italiani, le menzogne e i
depistaggi per ostacolare la ricerca della verità e dei responsabili della
strage di Ustica. Suonano quindi ipocrite o quantomeno vane le lamentele di chi
ha sostenuto che "l’Italia avrebbe dovuto fare di più" per poter
processare i militari americani. Ma, si dice, con un tribunale italiano si
sarebbe potuto ottenere maggiore giustizia. Ci viene in mente la strage tutta
tricolore di Casalecchio sul Reno.
Oggi, dalla stessa base di Aviano da cui era
partito il Prowler alla guida del prode Ashby, come da decine di altre basi e
portaerei, partono caccia e bombardieri che, invece di produrre tragiche
fatalità, svolgono finalmente il loro mestiere: ammazzare e distruggere con
lucido calcolo invece che per errore, in serie invece che in piccole quantità.
Questa volta non ci si preoccupa nemmeno più che tanto di nascondere con
ridicole definizioni la sporca realtà. Che siano state violate tutte le leggi
nazionali ed internazionali possibili è cosa evidente e sotto gli occhi di
tutti: dalla Carta dell’ONU a quella della stessa NATO, dalle regole del
diritto internazionale sulla guerra alla Costituzione italiana. Ancora una
volta si sprecano parole invocando, questa volta in senso pacifista, il
ristabilimento della legalità, l’intervento dell’ONU e della diplomazia degli
Stati. Iraq, Somalia... non erano guerre "sotto l’egida dell’ONU"?
Che risultato hanno sortito? E, ancora, si spera in una riforma dell’ONU, nei caschi
bianchi e in quant’altro.
Nel frattempo la vera legalità, senza
confini, funziona a pieno ritmo: preparandosi a processare i disertori;
reprimendo le manifestazioni di contrarietà alla guerra a cominciare dalle
piccole denunce per vilipendio alla nazione, all’esercito, per crescere
probabilmente in breve tempo con quelle per blocco stradale, istigazione alla
diserzione; rinchiudendo in campi di detenzione e deportando rifugiati ed
immigrati "clandestini" mentre dice di fare la guerra per difendere
dei profughi; infine assassinando (come in Serbia) le voci dissidenti.
La legge, e la guerra ne è la più terribile
dimostrazione, vale solo per i poveri, i senza potere, i dissidenti. Il Potere
fa la legge per i suoi sudditi. Il Potere è al di sopra della legge.
Non è il caso di invocare fantasmi: non
serve a nulla chiedere al Potere che rispetti norme che non sono in vigore
affinché il Potere stesso le rispetti. Occorre mettere tutte le nostre energie
per disobbedire ed istigare alla disobbedienza del Potere. Opporsi alla guerra,
quando comicia a essere scelta di tanti, quando comincia a incidere, diventa
sempre illegale, perché la guerra è la dimensione più bruta della potenza degli
Stati, del loro potere di disporre della legalità e dell’illegalità, della vita
come della morte.
Tragico esercizio di sarcasmo, negli ultimi
giorni abbiamo appreso, proprio mentre un aereo americano in difficoltà
sganciava le sue bombe nel Lago di Garda, in piena guerra, che il governo
italiano ha ottenuto un accordo con quello degli Usa per una maggiore sicurezza
dei voli di addestramento. "Il mondo all’incontrario" di Eduardo
Galeano è un libro senza la parola FINE.
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Marzio Muccitelli, disertore antimilitarista
di Torino, è stato condannato in gennaio dal tribunale militare di Verona a un
altro mese sempre per diserzione e a quattro mesi per disobbedienza per fatti
accaduti durante la detenzione nel carcere militare di Forte Boccea a Roma.
Il 14 aprile a Laura C. di Rovagnate, in
provincia di Lecco, è stato sequestrato dai carabinieri un cartello posizionato
nel lunotto posteriore della sua macchina che recitava: "Clinton assassino
- Italia serva degli americani: non ti daremo i nostri figli!". Nei secoli
deboli coi forti e forti coi deboli...
Rocco Altieri, insegnante all’ITC Fermi di
Pontedera, è stato denunciato ai carabinieri dalla zelante preside per aver
"istigato" i suoi alunni - durante un lavoro di educazione alla pace
- a scrivere sulle pareti interne del muro di cinta della scuola le frasi:
"No alla guerra", "La guerra è la sconfitta dell’umanità",
"Svuotiamo gli arsenali: Riempiamo i granai". Denunciato
ufficialmente per avere imbrattato un muro pubblico e aver coinvolto dei
minorenni in un atto illegale.
Solidarietà immediata è stata espressa dai
genitori degli alunni e da numerose scuole in tutta Italia che hanno ripetuto
il gesto.
Fioccano denunce per atti di disobbedienza e
insubordinazione alla guerra durante manifestazioni a Milano, Napoli, Verona.