IL DISERTORE

Foglio di collegamento della Cassa di Solidarietà Antimilitarista

N. 21 – Aprile/Maggio 1999

 

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CI FATE SCHIFO

Quasi superfluo aggiungere altro commento al massacro balcanico. Si è detto e scritto molto in queste tragiche settimane. La nostra voce corre il rischio di perdersi in mezzo alle tante (mai troppe) che rifiutano questo nuovo "massacro a fin di bene". Una guerra vicinissima e paradossalmente impalpabile, con il suo carico di ipocrisie, menzogne, mistificazioni, demagogia. Questa volta però è tutto più evidente, inconfutabile, amplificato, esageratamente ovvio. Almeno ai nostri occhi. Poichè la propaganda guerrafondaia ha affinato le proprie armi: dopo aver creato il mostro (precedentemente tollerato se non apertamente spalleggiato), la Santa Socialdemocratika Alleanza, favorita anche da organi di informazione con l’elmetto degni di un regime nazionalista serbo, è riuscita nell’intento di far passare bombardamenti e massacri come l’unica soluzione a massacri e bombardamenti. E’ riuscita a mascherare volontà di supremazia mondiale militare ed egemonia economica come un intervento umanitario a sostegno di una popolazione prima repressa, adesso repressa, deportata e bombardata.

Di notte volano i cacciabombardieri e radono al suolo ogni nostra possibilità di comprendere questa irriconoscibile umanità. Di giorno, fatta terra bruciata, gli stessi crociati del pensiero unico svestono i panni da assassini, indossano comodi abiti da crocerossina e recano uno sterile soccorso ai superstiti del gioco di cui loro stessi dettano le regole. Pedine, semplici pedine i profughi. Posta in gioco, arma di ricatto, merce di scambio, alibi per i signori che giocano alla guerra.

Come la popolazione di Belgrado, Pristina, Novi Sad, Pancevo. Vittime tutte di carnefici che alimentano il proprio potere in nome della pace, dell’ingerenza umanitaria, della ragion di stato, dell’indipendenza, del nazionalismo.

Possiamo poco contro simili calcolate mostruosità. Ma non sarà mai vano urlare la nostra rabbia, dissociarci da tutti i complici del militarismo, contrastare con forza sanguinari governanti che fanno leva sulla commozione di massa.

Non facciamogli credere ai vigliacchi militaristi e ai penosi milituristi che l’effetto collaterale sulle nostre coscienze bombardate sia il rincoglionimento dei rassegnati. Attiviamoci nei modi che riteniamo più opportuni, scegliamo i nostri compagni di strada.

Rifiutando sempre, in periodo di guerra come di pace armata, di sparare bombe e sparare cazzate, facciamo in modo di non essere mai loro conniventi sudditi.

Diffondiamo pratiche di disobbedienza, pratichiamo la diserzione generalizzata, sabotiamo la guerra.

 

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COSA POSSIAMO FARE

Non siamo in grado, vista la periodicità bimestrale e lo spazio esiguo di questo foglio, di aggiornare chi lo riceve di iniziative, incontri, appuntamenti antimilitaristi; i fatti purtroppo incedono rapidamente e le scadenze pure.

Quello che invece possiamo fare come cassa di solidarietà antimilitarista è di sostenere oggi più che mai tutti coloro che hanno subìto o subiranno forme di repressione per essersi attivati contro la guerra.

Rinnoviamo l’impegno di contribuire economicamente, nelle possibilità della cassa, a seguire casi di denunce, diserzione, obiezione totale.

Contattateci telefonicamente (se si tratta di urgenze) o scrivete alla casella postale. L’indirizzo internet è (ancora per poco) il metodo meno rapido, anche se parrebbe il contrario, per mettersi in comunicazione con la c.s.a. Sul sito troverete però contributi che per motivi di spazio non appaiono sul bollettino.

Scontato quindi l’invito a inviare sottoscrizioni alla cassa o abbonamenti al disertore.

 

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NONSOTTOMESSI

 

Io sottoscritto Giovanni C. DICHIARO che per imprescindibili motivi etici e filosofici mi rifiuto di proseguire il servizio civile alternativo, iniziato il 26 gennaio 1999 presso l’Ente Sol.Co. di Mantova.

Le mie idee antiautoritarie mi portano a considerare lo Stato e le sue istituzioni come dannose per la libertà di ogni Individuo. Allo stesso tempo riconosco che le Forze Armate altro non rappresentano che il braccio armato di tale Stato che, come tale, si sostanzia nell’imposizione della gerarchia, della disciplina e del culto della nazione.

Analogamente, ma in maniera più sottile, il servizio cosiddetto civile e alternativo si impegna ad inculcare nei soggetti, refrattari all’ordine militare, quegli stessi principi di omologazione ed appiattimento del singolo.

Il percorso verso l’emancipazione individuale e collettiva non può che passare attraverso atti coscienti di rifiuto e non sottomissione, unici atti possibili di disobbedienza nel grigiore dell’attuale società.

Con la piena consapevolezza delle conseguenze che la scelta dell’obiezione totale comporta, preferisco non sottomettermi e DIRE NO!

Giovanni C.

 

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Io sottoscritto Davide Mungo, in relazione alla cartolina precetto ricevuta il giorno 25/11/1997 con la quale il Ministero della Difesa mi obbliga a presentarmi in data 11/12/1997 presso il 123° RGT "CHIETI" per prestare il servizio di leva, vi informo con la presente lettera che non ho nessuna intenzione di svolgere alcun tipo di servizio imposto, sia esso militare o civile. Il giorno 11/12/1997 farete a meno della mia presenza poiché rifiuto ogni forma di autorità che si arroga il diritto di decidere, al mio posto, della mia vita.

Contesto l’esistenza di un esercito nonché l’obbligo di dover sottostare ad esso ed alla sua implicita funzione di omologare le differenze individuali non consentendo la piena affermazione di se stessi.

L’esercito rappresenta per me il mezzo attraverso cui lo stato impone ai singoli individui i valori di riferimento e i modelli di comportamento: è semplicemente una scuola di obbedienza che tramite la pratica dello sfruttamento impone la struttura gerarchica di una società nella quale io non mi riconosco.

Sono fermamente contrario alla fabbricazione e all’uso delle armi pertanto sento di non voler appartenere ad uno stato che basa gran parte della sua politica economica sul commercio delle stesse.

Non credo in un esercito di stato, siano i suoi scopi difensivi o umanitari, poiché ritengo che persino le missioni di pace siano manovre di politica coloniale.

Credo nell’autodeterminazione dell’individuo, in una società multietnica non gerarchizzata e globale.

Perciò, in piena coscienza della mia decisione, continuerò a vivere coerentemente con i miei valori senza per questo sentirmi colpevole di alcun reato.

Cordiali saluti.

Davide Mungo

 

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Io sottoscritto Fiordaliso Roberto, dichiaro il mio fermo rifiuto nel prestare il servizio militare e il servizio sostitutivo civile. Mi dichiaro ostile verso l’autoritarismo in genere e verso tutte le sue forme; inoltre il mio spirito patriottico è sicuramente insufficiente ad adempire le mansioni militari e a proteggere un pezzo di stoffa colorato, non possiedo neanche la famigerata falsa-bontà che il servizio civile necessita.

Cordiali saluti ai lettori

Roberto Fiordaliso

 

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Cari Signori delle Guerre, mi presento. Sono Andrea Di Lorenzo, un giovine nato a Pescara nei gelidi e duri giorni di Dicembre , il 22 per la precisione, in un lontano 1972 e dovevo recarmi presso la caserma di Udine il 9 febbraio 1999.

Alla vostra chiamata a confluire nelle schiere armate dei difensori della patria oppongo il mio totale rifiuto ad ottemperare gli obblighi di leva, sia nelle grigioverdi vesti del servizio militare che nei panni borghesi del servizio civile sostitutivo.

Per questo congedo arbitrario di cui illecitamente usufruisco, potrei impugnare al vostro cospetto le ragioni di un mondo migliore, l’ontologia (o l’antologia) di una Rivoluzione o il senso ed i sensi degli usi e costumi della gente mia, o più modestamente, degli amici miei, ma...che senso avrebbe? Un semplice e conciso "NO" non è sufficiente ad argomentare il prorpio status all’interno degli universi di discorso sul logos? Il "NO", alla fine dei conti od anche in prima istanza, non è l’elemento base della gravidanza del pensiero esistenzialista e nihilista? Del fiorir di rose nei deserti spaziali, come letame di una nuova vita floreale? Dell’alchimia della vita che tramuta il glaciale in un brivido di piacere e il timor panico in coraggio?

Io declamo ai quattro venti, ossia agli spifferi di Gennaio che m’entrano in stanza, il mio "NO, non ci sto": carico com’è di senso e di filosofia, implicitamente politico in quanto è in sè medesimo, immanentemente, un "modus operandi" all’interno degli imperi ed imperativi della "polis". Un "NO" che può fare a meno di un perché, di alibi ed orpelli:

Oscuro ed infinito perché semplice, semplice perché oscuro ed infinito.

Le parole Amore e Libertà contemplano la stessa malia e rimandano alla stessa magia: quella della vita contro la morte, quella di una grammatica esistenziale ed etica diversa dalla scrittura orripilante della quotidianità di una storia imposta.

Ma i codici linguistici, e il silenzio tra essi, non sono esenti dalla vigilanza dei codici penali...

Di qui la necessità di rammentare, non so poi a chi, la strutturale finalità omicida delle Forze Armate di qualsiasi stato (ossia la guerra); le violenze perpetrate su territorio altrui da uomini in divisa su altri uomini e donne non belligeranti; le funzioni repressive degli eserciti dentro i confini patri; i sanguinolenti profitti dell’industria d’armi; gli interessi politico-economici dei governanti e delle multinazionali nelle guerre intestine o meno; il militarismo quale cultura di annullamento dell’individualità, di riduzione dell’uomo a codardo esecutore senz’anima, vile ed abietto essere che si muove a comando; la ridicolaggine del servizio civile sostitutivo in quanto funzionale alla struttra armata dell’apparato militare, alle esigenze e carenze assistenziali, sociali e culturali dello stato, al crumiraggio come pubblico impiego coatto e sottopagato; ecc.ecc.

...Io disprezzo tutto ciò e la mia dignità reclama coerenza, volgendo così nell’intimistico, cioè tra me e me, qualcosa che poi non è solo tale.

Ecco fatto. Inutilmente ho ribadito un’ovvietà. Una banale verità, che ormai ripetuta secolarmente, diviene retorica. Retorica perché è un’anticaglia di cui voi stessi siete consapevoli. Cosciente che questa mia, seppur possa vestir i panni di una opposizione radicale, adombra e ricalca, comunque, un iter giudiziario del vostro sistema di potere, che comunque fuori dal gioco è in esso ancora ricompreso...diviene il mio, inevitabilmente, un discorso sospeso...

Andrea Di Lorenzo

 

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Io sottoscritto Antonio Altavilla (...) dichiaro la mia ferma ed irremovibile indisponibilità nel prestare il servizio militare ed il servizio sostitutivo civile. I motivi che mi hanno portato a prendere questa decisione sono strettamente coerenti alla mia coscienza politica e principalmente morale.

Non intendo essere un soldato per impugnare un’arma contro un mio simile, e non intendo essere utilizzato negli scopi per cui esistono gli eserciti: opprimere, sopprimere e plagiare gli esseri umani.

Considero inoltre inutile l’esercito come organo di difesa e sicurezza dei cittadini.

So bene a cosa vado incontro con il mio rifiuto, ma non posso dimenticare le mie responsabilità, i miei doveri ed i miei ideali di essere umano che mi pongono contro ogni mezzo causa di morte o che reprima la sacrosanta libertà dell’uomo.

Antonio Altavilla

 

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Assassini & fuorilegge

Sprofondata fra la marea di sempre più tragiche notizie vogliamo ricordare l’assoluzione dei piloti dell’aereo americano responsabile della strage del Cermis. Confessiamo che la piena assoluzione ci ha in qualche modo stupito: pensavamo ingenuamente che, per salvare i responsabili superiori nel livello gerarchico, si sarebbe finiti per sacrificare un capro espiatorio. E invece una giuria di militari ha assolto un militare assassino. Ancora una prova che per i difensori della pace, della libertà, della legalità internazionale (così amano definirsi i militari di ogni colore), la legalità non esiste. Da sempre gli eserciti rappresentano uno dei più potenti corpi separati, l’unico con il diritto di giudicare da sé i propri membri: per reprimerli selvaggiamente quando disobbediscono agli ordini, per assolverli quando eccedono nell’esercizio delle proprie funzioni. Non dimentichiamo, questa volta ad opera dei miltari italiani, le menzogne e i depistaggi per ostacolare la ricerca della verità e dei responsabili della strage di Ustica. Suonano quindi ipocrite o quantomeno vane le lamentele di chi ha sostenuto che "l’Italia avrebbe dovuto fare di più" per poter processare i militari americani. Ma, si dice, con un tribunale italiano si sarebbe potuto ottenere maggiore giustizia. Ci viene in mente la strage tutta tricolore di Casalecchio sul Reno.

Oggi, dalla stessa base di Aviano da cui era partito il Prowler alla guida del prode Ashby, come da decine di altre basi e portaerei, partono caccia e bombardieri che, invece di produrre tragiche fatalità, svolgono finalmente il loro mestiere: ammazzare e distruggere con lucido calcolo invece che per errore, in serie invece che in piccole quantità. Questa volta non ci si preoccupa nemmeno più che tanto di nascondere con ridicole definizioni la sporca realtà. Che siano state violate tutte le leggi nazionali ed internazionali possibili è cosa evidente e sotto gli occhi di tutti: dalla Carta dell’ONU a quella della stessa NATO, dalle regole del diritto internazionale sulla guerra alla Costituzione italiana. Ancora una volta si sprecano parole invocando, questa volta in senso pacifista, il ristabilimento della legalità, l’intervento dell’ONU e della diplomazia degli Stati. Iraq, Somalia... non erano guerre "sotto l’egida dell’ONU"? Che risultato hanno sortito? E, ancora, si spera in una riforma dell’ONU, nei caschi bianchi e in quant’altro.

Nel frattempo la vera legalità, senza confini, funziona a pieno ritmo: preparandosi a processare i disertori; reprimendo le manifestazioni di contrarietà alla guerra a cominciare dalle piccole denunce per vilipendio alla nazione, all’esercito, per crescere probabilmente in breve tempo con quelle per blocco stradale, istigazione alla diserzione; rinchiudendo in campi di detenzione e deportando rifugiati ed immigrati "clandestini" mentre dice di fare la guerra per difendere dei profughi; infine assassinando (come in Serbia) le voci dissidenti.

La legge, e la guerra ne è la più terribile dimostrazione, vale solo per i poveri, i senza potere, i dissidenti. Il Potere fa la legge per i suoi sudditi. Il Potere è al di sopra della legge.

Non è il caso di invocare fantasmi: non serve a nulla chiedere al Potere che rispetti norme che non sono in vigore affinché il Potere stesso le rispetti. Occorre mettere tutte le nostre energie per disobbedire ed istigare alla disobbedienza del Potere. Opporsi alla guerra, quando comicia a essere scelta di tanti, quando comincia a incidere, diventa sempre illegale, perché la guerra è la dimensione più bruta della potenza degli Stati, del loro potere di disporre della legalità e dell’illegalità, della vita come della morte.

Tragico esercizio di sarcasmo, negli ultimi giorni abbiamo appreso, proprio mentre un aereo americano in difficoltà sganciava le sue bombe nel Lago di Garda, in piena guerra, che il governo italiano ha ottenuto un accordo con quello degli Usa per una maggiore sicurezza dei voli di addestramento. "Il mondo all’incontrario" di Eduardo Galeano è un libro senza la parola FINE.

 

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INSUSCETTIBILI DI RAVVEDIMENTO

 

MARZIO

Marzio Muccitelli, disertore antimilitarista di Torino, è stato condannato in gennaio dal tribunale militare di Verona a un altro mese sempre per diserzione e a quattro mesi per disobbedienza per fatti accaduti durante la detenzione nel carcere militare di Forte Boccea a Roma.

 

"CLINTON ASSASSINO"

Il 14 aprile a Laura C. di Rovagnate, in provincia di Lecco, è stato sequestrato dai carabinieri un cartello posizionato nel lunotto posteriore della sua macchina che recitava: "Clinton assassino - Italia serva degli americani: non ti daremo i nostri figli!". Nei secoli deboli coi forti e forti coi deboli...

 

PERICOLOSI INSEGNANTI DISFATTISTI

Rocco Altieri, insegnante all’ITC Fermi di Pontedera, è stato denunciato ai carabinieri dalla zelante preside per aver "istigato" i suoi alunni - durante un lavoro di educazione alla pace - a scrivere sulle pareti interne del muro di cinta della scuola le frasi: "No alla guerra", "La guerra è la sconfitta dell’umanità", "Svuotiamo gli arsenali: Riempiamo i granai". Denunciato ufficialmente per avere imbrattato un muro pubblico e aver coinvolto dei minorenni in un atto illegale.

Solidarietà immediata è stata espressa dai genitori degli alunni e da numerose scuole in tutta Italia che hanno ripetuto il gesto.

 

25 APRILE

Fioccano denunce per atti di disobbedienza e insubordinazione alla guerra durante manifestazioni a Milano, Napoli, Verona.


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