LEVALEVA

LEVALEVA: "Levano la LEVA? Alcuni commenti sulle recenti dichiarazioni di Scognamiglio & Co.".



Levano la leva?

Il 3 febbraio scorso il ministro della Difesa Scognamiglio ha ribadito in Commissione difesa della Camera la sua preferenza
per una completa professionalizzazione delle Forze Armate che implicherebe l'abolizione della leva obbligatoria e quindi
sia del servizio militare che di quello civile.
Negli ultimi tempi inoltre il Partito Radicale ed il Comitato "Né giusta né utile" hanno lanciato la campagna per
l'abolizione della leva militare e civile, che si tradurrà in un'ennesima iniziativa referendaria. Cosa succede?
Negli ultimi 10 anni, dopo la caduta del muro di Berlino e la conseguente necessità di ripensare l'utilizzo delle forze
armate nel nuovo contesto europeo e planetario, i progetti di professionalizzazione delle Forze Armate in Italia (Nuovo
Modello di Difesa) non hanno mai previsto - almeno apertamente - l'abolizione della leva obbligatoria. La direzione indica-
ta è stata quella di un servizio misto, un incremento dei militari di professione parallelo ad una riduzione sostanziale
del contingente militare di leva ed il conseguente passaggio degli "esuberi" ad un servizio civile obbligatorio per tutti
non vincolato dall' "obiezione di coscienza": un sistema di vasi comunicanti fra esercito e servizio civile. Sono queste le
linee delineate nel disegno di legge Prodi del gennaio 1997, appoggiato da Caritas ed Arci, le due "holding" non statali
della gestione dei serviziocivilisti.
A suo tempo anche D'Alema, come oggi Scognamiglio, si pronunciò invece per una professionalizzazione totale.
Nel frattempo due partners europei di tutto rispetto, la Spagna ma soprattutto la Francia, si sono avviati con nettezza in
questa direzione: la Francia ha già abolito servizio militare e servizio civile, mentre permane per i giovani diciottenni
(fra non molto anche per le ragazze) l'obbligo di presenziare ad una "giornata di preparazione per la difesa" a base di
conferenze di propaganda, video e quant'altro gestite dall'esercito; la Spagna ha annunciato la completa professionalizza-
zione per il 2004 ed ha cominciato già a congedare le centinaia di migliaia di obiettori di coscienza a cui non era riusci-
ta ad assegnare un lavoro, ed anche diverse centinaia di nonsottomessi che erano ancora in attesa di giudizio. Ma i compa-
gni antimilitaristi sembrano voler continuare a rompere le scatole: adesso si arruolano come volontari e poi disertano
pubblicamente per denunciare il militarismo dello stato.
Cosa accadrà in Italia? Difficile dirlo con certezza, anche per la mancanza di un dibattito pubblico sul ruolo delle Forze
Armate che da sempre è testimonianza del loro status di corpo separato. E' probabile che, almeno nel breve periodo, non
venga smentito il percorso già avviato verso un sistema "misto", e questo per vari motivi: la struttura ideologica delle
stesse Forze Armate, la viscosità di interessi collegati agli attuali modelli organizzativi, il processo di smantellamento
dei servizi pubblici e la funzione di "supplenza" delle realtà del "terzo settore" e degli obiettori di coscienza che
lavorano in enti pubblici, non ultimo il peso stesso di una cultura di sinistra largamente favorevole al mito dell'eserci-
to di leva (esemplari le dichiarazioni di Russo Spena: Rifondazione continuerà a battersi "per un esercito specializzato,
ma di leva"). L'ipotesi di abolizione della leva sembra avere invece a che fare più con la caccia ad un facile consenso
che non con progetti concreti a breve termine.
Entrambe le ipotesi in ogni caso dipendono direttamente dalle scelte strategiche che vedono un nuovo protagonismo dello
strumento militare: interventi all'estero in difesa degli interessi politico-economici occidentali e nazionali, cortina di
ferro nel mediterraneo contro l'immigrazione, utilizzo dell'esercito per la difesa dell'ordine pubblico sul territorio
nazionale.
La creazione di un Servizio Civile Nazionale o l'eventuale abolizione della leva obbligatoria sono quindi in funzione della
razionalizzazione delle forze armate alla luce dei nuovi compiti che si trovano ad affrontare.
Ne troviamo una significativa conferma nelle motivazioni della campagna contro la leva obbligatoria
promossa dai radicali: preso atto della caduta della cortina di ferro, della modificazione del quadro strategico, della
mondializzazione dei conflitti, dei nuovi tipi di intervento politico-militari necessari, degli sviluppi tecnologici nei
sistemi d'arma, delle politiche militari europee e del ruolo negativo del servizio civile (manodopera coatta senza dirit-
ti), si chiede: "1- L'abolizione totale in tempo di pace del servizio di leva sia militare che civile; 2- la creazione di
un corpo europeo, militare e civile, su base volontaria, per le operazioni di mantenimento e di ristabilimento della pace e
per quelle umanitarie, posto direttamente sotto l'autorità e il controllo delle istituzioni dell'Unione europea".
Per quanto riguarda la leva i progetti di modifica, le dichiarazioni per l'abolizione, le campagne referendarie non hanno
quindi nulla a che fare con la lotta antimilitarista per l'abolizione degli eserciti.
Ovviamente quello della leva rimane un obbligo odioso e da contrastare, ma un avanzamento in senso antimilitarista può
avvenire soltanto attraverso l'attivismo di un movimento che riesca a mettere in difficoltà lo stato che, come in Spagna,
è stato costretto a correre ai ripari prendendo in tutta fretta provvedimenti radicali in parte contro la sua stessa volon-
tà.
E' quindi importante non solo l'obbiettivo ma anche il percorso con cui affrontarlo: occorre sottrarre ai circoli strategi-
ci dell'esercito ed alle ristrette élite politiche il dibattito sul ruolo delle Forze Armate rendendolo pubblico, diffonde-
re e radicare la cultura antimilitarista, espandere la pratica di disobbedienza alla leva obbligatoria sostenendo la non-
sottomissione. L'abolizione della leva riuscirà a contrastare l'esercito e lo stato solo se nella mentalità e nella pratica
sociale sarà già diffusa un'"abolizione di fatto" della leva ed, in prospettiva, degli eserciti.

Cassa di Solidarietà Antimilitarista
(Da: "Umanità Nova, settimanale anarchico", n°7 del 28/2/'99 - www.ecn.org/uenne/)

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