Il 2 giugno, festa della Repubblica, che lo Stato italiano da ormai due
anni ha ripreso a celebrare con sfilate di assassini in divisa, in piazza
Castello a Torino - dichiarata per l'occasione zona demilitarizzata - avrebbe
dovuto tenersi l'inaugurazione del "Monumento al disertore", come
momento della campagna "Coprire le vergogne del militarismo". Ma per
la Questura di Torino questo era inammissibile: la manifestazione andava vietata
o, almeno, nascosta.
Giovedì scorso, sebbene la comunicazione in questura non fosse ancora stata
fatta, un solerte funzionario ci ha contattati telefonicamente, annunciando che
piazza Castello era vietata agli antimilitaristi. Dopo la guerra preventiva
arriva anche il divieto preventivo! Convocati sabato in questura i compagni si
vedevano proporre una piazzetta un po' "riparata" in alternativa sia
a piazza Castello, sia ad ogni altra piazza del centro in cui vi fosse
passaggio di gente. Un paio di giorni dopo anche questa proposta è parsa
eccessiva e la proposta è stata ritirata la mattina, ripresa il pomeriggio e
nuovamente ritirata il giorno dopo. Mentre era in corso il gioco delle tre
carte con le piazze e piazzette torinesi, abbiamo inviato la comunicazione che
il 2 giugno avremmo manifestato in piazza Castello. La questura ha a sua volta
annunciato la diffida ufficiale.
In un'assemblea svoltasi martedì sera abbiamo deciso che il due giugno non
solo piazza Castello ma l'intera città sarà dichiarata zona demilitarizzata e
che il monumento al disertore verrà inaugurato. Dove e quando ci parrà più
opportuno.
Le nostre città sono piene di monumenti che ricordano assassini in divisa,
gente che si è guadagnata una statua per aver ucciso, bombardato, sgozzato,
torturato, violentato.
Queste sono le macerie sulle quali è edificata la "civiltà".
Cancelliamo queste vergogne dalla nostra storia, dalla nostra memoria, dal
nostro futuro.
Ogni 2 giugno ci vorrebbero plaudenti davanti alle loro parate di morte, di
fronte a chi chiama l'omicidio onore e le frontiere che separano l'umanità
patria.
Ma noi non ci stiamo: abbiamo disertato la loro guerra, stracciato le loro
bandiere, sputato sulla loro retorica da caserma.
Sappiamo che gli eserciti sono criminali con o senza il mandato dell'ONU:
si muore in Iraq come in Kosovo.
Abbiamo scelto di essere uomini e donne di parte.
La parte degli oppressi, degli sfruttati, dei senzapatria, dei senza
religione.
La parte di chi crede che non c'è pace senza giustizia.
Federazione Anarchica Torinese - FAI
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