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La Confcommercio
sta con Maroni
ROMA- Nella battaglia per ridurre la platea dei tutelati dall'articolo
18 che ha paralizzato l'Italia nel 2002, aveva fatto la parte della
colomba. Ora, però, nella battaglia del referendum voluto da
Rifondazione comunista per estendere quelle tutele alle piccole e
medie imprese, si trasforma in falco.
Sergio Billè, presidente della Confcommercio, ripetendo gli
slogan fortunati della sua confederazione, lancia il "No day".
Anzi "no days", perché da lunedì fino al 21
marzo, tutte le strutture territoriali
dell'organizzazione sono impegnate a mobilitarsi per sconfiggere il
referendum.
Da Pavia (dove lunedì a discutere ci sarà anche il ministro
Maroni) a Palermo; da Campobasso a Brescia (dove il 9 marzo si mobiliteranno
anche i padroncini con i loro camion), il road show della Confcommercio
mobiliterà il Paese. Si parlerà di economia e federalismo,
di turismo e Mezzogiorno, di trasporti e riforma del mercato del lavoro,
con l'obiettivo di dimostrare che,
la vittoria del referendum porta soltanto "abusivismo, sommerso
ed economia illegale".
"Ci sono mille ragioni per dire no - spiega Billè - a
cominciare dal fatto che il primo risultato di questo referendum sarebbe
la diminuzione del lavoro dipendente nelle piccole e medie imprese.
Piccole e medie imprese che sono le sole a continuare a creare occupazione".
Una legge-scavalca referendum? Non c'è più tempo, sembra
sostenere Billè, ma una revisione dello Statuto dei lavoratori
sì. "Né a tozzi e bocconi, né dando colpi
al cerchio e alla botte - spiega il presidente della Confcommercio
che annuncia la costituzione di comitati
con altre organizzazioni imprenditoriali contro la consultazione,
ma per la riforma della legge 300 auspica - il concorso di tutte le
parti sociali".
Thanx to il Nuovo
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