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20-02-03

  La Confcommercio sta con Maroni

ROMA- Nella battaglia per ridurre la platea dei tutelati dall'articolo 18 che ha paralizzato l'Italia nel 2002, aveva fatto la parte della colomba. Ora, però, nella battaglia del referendum voluto da Rifondazione comunista per estendere quelle tutele alle piccole e medie imprese, si trasforma in falco.

Sergio Billè, presidente della Confcommercio, ripetendo gli slogan fortunati della sua confederazione, lancia il "No day". Anzi "no days", perché da lunedì fino al 21 marzo, tutte le strutture territoriali dell'organizzazione sono impegnate a mobilitarsi per sconfiggere il referendum.

Da Pavia (dove lunedì a discutere ci sarà anche il ministro Maroni) a Palermo; da Campobasso a Brescia (dove il 9 marzo si mobiliteranno anche i padroncini con i loro camion), il road show della Confcommercio mobiliterà il Paese. Si parlerà di economia e federalismo, di turismo e Mezzogiorno, di trasporti e riforma del mercato del lavoro, con l'obiettivo di dimostrare che, la vittoria del referendum porta soltanto "abusivismo, sommerso ed economia illegale".

"Ci sono mille ragioni per dire no - spiega Billè - a cominciare dal fatto che il primo risultato di questo referendum sarebbe la diminuzione del lavoro dipendente nelle piccole e medie imprese. Piccole e medie imprese che sono le sole a continuare a creare occupazione".

Una legge-scavalca referendum? Non c'è più tempo, sembra sostenere Billè, ma una revisione dello Statuto dei lavoratori sì. "Né a tozzi e bocconi, né dando colpi al cerchio e alla botte - spiega il presidente della Confcommercio che annuncia la costituzione di comitati con altre organizzazioni imprenditoriali contro la consultazione, ma per la riforma della legge 300 auspica - il concorso di tutte le parti sociali".


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