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I franchisees di McD chiedono aiuto
I licenziatari del marchio per conto della multinazionale dell'hamburger
stanno ottenendo alcune concessioni dalla casa madre, per quanto riguarda
i costi di gestione, che tra l'altro si riflettono anche sui dipendenti.
Il direttore generale di McDonald's Italia, David Baney, ha proposto
nei giorni scorsi un "emendamento" al contratto di franchising nel
quale si offre in sostanza un taglio
dell'affitto fino al 50% per i prossimi 4 anni. Ma non è tutto oro
quello che luccica.
La "ribellione" era partita da una situazione ormai insostenibile:
gli affitti imposti dalla Company sono troppo alti, molti franchisee
sono oberati dai debiti e dalle cambiali, alcuni di loro hanno già
chiuso o stanno chiudendo i locali, mettendo a rischio
molti posti di lavoro. I concessionari, in tutto un centinaio, gestiscono
230 dei 300 locali McDonald's; il licenziatario di Benevento aveva
deciso di chiudere, inviando le lettere di licenziamento ai 23 giovani
dipendenti.
I licenziatari definiscono questo "emendamento" una "trappola mortale"
perché a fronte della riduzione dell'affitto, di per sé positiva,
vengono richieste condizioni capestro
che possono definitivamente strangolare i padroncini. La prima condizione
impone l'obbligo di sottoscrivere delle cambiali per rifondere il
debito pregresso, e di pagare il nuovo rent in rate settimanali. Poi
viene richiesto di rinunciare a qualsiasi contenzioso, passato e futuro,
con la Company. Ancora, si deve assumere l'obbligo di accettare tutte
le promozioni imposte dalla multinazionale,
mentre prima potevano rifiutarle.
L'emendamento decade se non viene pagata entro i termini una cambiale
o una rata settimanale. Infine, ed è questa la condizione peggiore,
l'emendamento viene ritirato se durante le ispezioni
periodiche condotte dalla Company si ottiene un voto F, il peggiore
nella pagella Mac. Un voto deciso unilateralmente, che non si può
contestare
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