TRATTO DA il Manifesto 03-02, back
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Il Palanobis fa sorridere Cofferati
IN DIECIMILA APPLAUDONO IL SEGRETARIO DELLA CGIL: "VOGLIONO FARVI TORNARE AL 1967, MA GLIELO IMPEDIREMO". IL GOVERNO SBANDA? "UNA RAGIONE IN PIÙ PER SCENDERE IN PIAZZA IL 23 MARZO"
Ho la sensazione che il governo cominci ad avere paura delle nostre iniziative. Ci sono segni di sbandamento, di confusione, una ragione in più per fare quello che abbiamo deciso".
Sergio Cofferati, dal Palavobis di Milano, rilancia la sfida della Cgil, già pronta a scendere in piazza per la manifestazione nazionale del 23 marzo a Roma in vista dello sciopero generale del 5 aprile. Scrosciano gli applausi: sono diecimila delegati, iscritti, cittadini. "Molti di voi lavoravano in fabbrica prima del 1967 e sanno bene cosa capitava allora. Potevi essere lasciato a casa da un momento all'altro. Vogliono tornare a quelle condizioni ma noi glielo impediremo...".
Ancora una volta il Palovobis è al centro della politica italiana. "Quella che doveva essere una semplice assemblea si è trasformata in una grande manifestazione" esulta Antonio Panzeri, segretario della Camera del Lavoro di Milano. Se qualche settimana fa al Palvobis era di scena il risveglio più o meno tardivo della variegata società civile, ieri hanno orgogliosamente rialzato la testa i lavoratori.
"Fare gli intellettuali certe volte è facile - punzecchiano due delegate Rinascente - Quello che sta succedendo non è tanto un risveglio della sinistra ma della sua base. Siamo preoccupate per il nostro contratto, per il nostro posto di lavoro, e sappiano che l'unico modo per vincere è che ci muoviamo tutti e che il sindacato sia deciso a lottare". Due impiegate del comune di Milano: "Siamo qui contro Berlusconi: sia contro la sua politica del lavoro sia contro la politica dei fatti suoi. Non siamo né delegate, né iscritte, l'unica cosa che rimproveriamo al sindacato è di non aver fatto prima lo sciopero generale".
Sventolano le bandiere quando Panzeri annuncia le numerose iniziative milanesi che nei prossimi giorni scalderanno i motori in vista di sabato 23 marzo (cinque treni speciali e almeno un centinaio di pullman già pronti). Panzeri tuona contro le modifiche dell'articolo 18 ("inique, infondate e intollerabili") e ribadisce che la lotta per il lavoro è la stessa lotta per la legalità, per la scuola, contro la politica del governo Berlusconi sull'immigrazione. Prendono la parola i battaglieri lavoratori degli appalti ferroviari, gli insegnanti, i pensionati, gli stranieri, i giovani lavoratori di MatrixVirgilio, storditi dalle promesse della new economy e poi presi a calci.
Quando tutti applaudono e molti si caricano fino a battere i piedi come un tamburo sul pavimento, allora vuole dire che adesso tocca a Sergio Cofferati. Il suo è un discorso ampio e tutto politico.
Parte dalla globalizzazione e dal valore sempre più importante delle organizzazioni sovranazionali, per la pace in Afghanistan e in Palestina, per l'ambiente, per diritti. "Non esiste un mercato che spontanemente dà risposte ai più deboli e che assicura uno sviluppo compatibile, ci vogliono regole". A pochi giorni dal congresso della Lega Nord, il leader della Cgil sottolinea il ruolo centrale dell'Europa: "Abbiamo accettato con senso di responabilità di favorire l'istituzione della moneta unica allontanando nel tempo altri problemi che più riguardano la gente che rappresentiamo, e ora possiamo chiedere che l'Europa cresca e si allarghi".
Quanto all'Italia, domina un "neoliberismo imitativo con spinte populiste", una politica di "competizione bassa" impegnata a dare vantaggi alle imprese italiane sempre meno competitive, una politica che non punta sullo sviluppo tecnologico e sul Welfare ma solo sul basso costo del lavoro e sulla precarietà. Il 23 marzo la Cgil sarà in piazza contro un "impianto sbagliato nel suo complesso", non solo per il lavoro ma anche per il mezzogiorno, il fisco, la previdenza e la scuola. Nel discorso del leader non manca un riferimento all'unità sindacale: "La Cgil non ha mai messo in soffitta l'idea dell'unità sindacale, resta un pensiero lungo che è stato sempre presente". Ma intanto, conclude Cofferati, "un grande sindacato come la Cgil di fronte all'offensiva del governo sui diritti dei lavoratori doveva decidere e ha deciso. Saremo in piazza come la Cgil sa stare in piazza. Siamo convinti di aver ragione, li batteremo con un sorriso".
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