TRATTO DA il Manifesto 03-02, back
|
E i no global si fermarono al Colosseo
IN 200 MILA PER LO «SCIOPERO GENERALIZZATO» E IL «REDDITO DI CITTADINANZA». CON LORO IMMIGRATI E LAVORATORI PRECARI
«Il paradosso è che chi è rimasto a casa a quest'ora ne sa più di noi». E' l'una passata e Stanislao, giurista democratico da Bologna, è bloccato al Colosseo insieme a svariate decine di migliaia di persone e non riesce a rendersi conto con pienezza di quanto sta accadendo. Il tir «in movimento» dei Social forum, che dalle 9 alterna musica reggae-ragga-ska a 18 mila watt ad interventi a microfono aperto, non riesce più a fendere la muraglia umana che si distende fino al Circo Massimo.
«Siamo in due milioni e mezzo», «no, tre milioni», le voci si rincorrono mentre Cofferati parla, dal palco mobile un palestinese ricorda che c'è un popolo, il suo, che sta combattendo per avere uno stato, e tra gli striscioni che penzolano dal camion invocando lo «sciopero generalizzato» e «articolo 18 e reddito sociale» si possono acquistare panini e bibite targati Roma social forum. In realtà, è estremamente difficile quantificare l'ampiezza dello spezzone del cosiddetto popolo dei no global, figuriamoci di tutta la manifestazione. Sono 200 mila, forse di più, ma in tanti sono arrivati con pullman e treni organizzati dalla Cgil e sfilano negli altri cortei. Sono studenti, immigrati che già oggi pomeriggio riscenderanno in piazza della Repubblica per ricordare «le stragi del passato e del presente», dalla Kater i Rades a Lampedusa.
E poi ancora Disobbedienti dei centri sociali e Giovani comunisti, Sincobas e no global napoletani con un eloquente e incazzato Pulcinella. «Ora proporremo da subito un appuntamento a tutti i Social forum per costruire lo sciopero generalizzato, che dovrà significare il blocco totale del paese e metterà insieme la tradizione dello sciopero in fabbrica con le nuove forme di protesta che abbiamo visto di recente in Argentina», dice il «disobbediente» Luca Casarini.
Ma non c'è solo lo sciopero generalizzato: un altro cavallo di battaglia sarà quello per il «reddito sociale di cittadinanza». Vittorio Agnoletto invece è reduce da un incontro con il vice di Cofferati, Guglielmo Epifani, e si dice soddisfatto «per aver fatto una scelta unitaria nonostante la Cgil non ci abbia fatto parlare dal palco». Tra la folla che qui chiamano «moltitudine» c'è anche Giuliano Giuliani, papà di Carlo, secondo il quale in piazza «c'è la parte bella di questo paese» e anche «una parte di Carlo», che «nel `94 era con me e con mia moglie». Mancano i Cobas «perché non c'erano punti di convergenza per una piattaforma comune», spiega Piero Bernocchi che fa una rapida apparizione. Ma ci saranno per lo sciopero generale.
Le parole e i ritmi della 99 posse fanno ballare le tute arancioni che si tengono per mano. Sono i new global dei forum sociali. Ma sono giovani «particolari», perché hanno partecipato alle esperienze delle mobilitazioni di Virgilio, il portale Internet diventato l'emblema della new economy. Superlavoro, poca gerarchia, ma bassi salari e quasi nessuna tutela per i lavoratori, che spesso hanno un contratto «atipico», cioè a tempo determinato. Nei mesi scorsi molti di loro sono stati messi in «libertà» dal management di Virgilio perché in esubero.
«Quella vicenda ha messo in evidenza il volto nascosto di molti militanti dei forum sociali: spesso acculturati, che svolgono un lavoro ad alto contenuto intellettuale, ma talmente precari che possono trovarsi disoccupati nell'arco di una nottata», afferma Francesco, occhialini rettangolari, che volantina al ritmo di «assalto frontale». Un giovane milanese in tuta arancione distribuisce un volantino che lancia la proposta di «una carta dei diritti per i lavoratori on-line» da costruire con il contributo di chiunque sia interessato. C'è il giovane dei Chainworker, un'associazione milanese di lavoratori nelle grandi catene di distribuzione, dei fast-food e dei blockbuster che si guarda attorno felice.
«Finalmente vedo tanti fratelli che sono lavoratori come me, precari. Poco importa se ho un tatuaggio, un piercing e mi sbatto in un social forum. Sono un lavoratore anch'io e da un po' di tempo anche nei forum sociali si parla finalmente di precarietà. Stiamo provando a mettere insieme una rete di gruppi che si muovono su questo». Che rapporto avete con la Cgil? «Quasi nessuno, ma non importa chi ci sta ad aprire una vertenza sul lavoro precari, se è la Cgil o i Cobas. L'importante è che si faccia». Un pallone parla di salario europeo, mentre c'è chi distribuisce volantini sul reddito sociale per tutti. C'è anche uno striscione con su la scritta brainworkers, cioé i «lavoratori della mente».
Franz di Milano è raggiante. E' contento di questa manifestazione, non tanto perché ama la Cgil, ma perché questo appuntamento per lui è l'inizio di «un percorso politico e sociale che porti allo sciopero generale, che per noi deve essere generalizzato». Ma è sempre il lavoro precario che ritorna, quasi a caratterizzare la presenza dei social forum alla manifestazione della Cgil. E poco importa se non riusciranno ad arrivare al Circo Massimo. Tanto «siamo più di due milioni», urla Guido di Roma dal sound system, per poi dire che «ci piace un solo disoccupato: governo Berlusconi sei licenziato».
|
|