TRATTO DA il Manifesto, 22-11-00 back
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MICRO OCCHI CRESCONO
Altri "grandi fratelli" nei locali Autogrill. Dopo la denuncia del locale genovese, riportata ieri dal
manifesto, vengono alla luce nuovi casi di controllo illecito dei lavoratori per mezzo di un sofisticato
occhio elettronico.
Mario De Benetti, delegato della Filcams-Cgil, spiega come ha scoperto il diabolico circuito nel locale di
Limena (Padova): "Verso gennaio di quest'anno sono entrato nell'ufficio del direttore e ho visto che
giocherellava con il track-ball del computer (uno speciale mouse a forma di palla, utile per direzionare
in modo preciso le telecamere controllate dal terminale, ndr). Inquadrava il personale con precise
zoomate, riusciva a vedere quello che voleva con assoluta precisione: se un lavoratore stava troppo a
lungo fermo in un posto, se si fermava a parlare con qualcuno; addirittura, una volta, ha anche
richiamato uno dei dipendenti che aveva mangiato una fetta di salame avanzata dalla rifilatura".
Controllo al centimetro, insomma. L'esigenza di maggiore sicurezza nei locali certamente giustifica la
presenza delle telecamere. Ma queste devono inquadrare solo il pubblico e il bancone, escludendo
assolutamente le facce dei baristi. "Diversamente accade - continua De Benetti - quando il direttore di
un locale conosce la password per sbloccare le telecamere, già impostate per il rispetto dei limiti
consentiti. In quel caso, le cupolette marroni attaccate sul soffitto diventano uno straordinario occhio
abilitato ad arrivare ovunque".
Un'altra denuncia arriva dall'autostrada Torino-Piacenza, e precisamente dalla stazione di servizio
Stradella Nord. "Il sistema di telecamere superpotenti è installato anche lì", conferma Sandro Pesce,
altro delegato Filcams.
Gabriele Guglielmi (Filcams nazionale) afferma che "quei sistemi violano lo Statuto dei lavoratori non
solo per l'uso che ne viene fatto - e cioè il controllo a distanza dei dipendenti - ma anche perché
l'azienda li ha installati senza mai interpellare i sindacati".
La difesa di Autogrill, che parla di uso illecito delle apparecchiature audiovisive da parte dei singoli
direttori, potrebbe reggere, ma soltanto se si prova che la stessa azienda fa di tutto per garantire che
i dirigenti locali non possano conoscere e quindi usare la password che sblocca le telecamere e da
fisse le rende mobili.
"La garanzia migliore per i lavoratori - conclude Guglielmi - potrebbe essere quella di fornire la
password alle rappresentanze sindacali. In questo modo si potrebbe modificare l'assetto delle
telecamere interne ai locali senza il rischio di abusi da parte dei direttori".
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