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22-12-03

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E il milanese scoprì che si può prendere la vita con più lentezza

Tra la gente cresce la solidarietà con i tranvieri in lotta. La giornata dei chainworkers si somma allo sciopero nel commercio

Niente mezzi, nessun dramma. Anzi, «fanno bene». Una commessa di 65 anni è costretta a chiedere un passaggio alla nipote per non mancare l'ultimo sabato lavorativo della sua vita. Poi andrà in pensione. Ma non può stare a casa un giorno? «No, mi servono i soldi: per questo non ce l'ho con i tranvieri, li capisco, anche se stasera non so come tornare». Ecco cosa c'entra il nuovo sciopero a sopresa degli autoferrotranvieri con il circo del «natale precario» messo in scena poprio ieri dai chainworkers milanesi in occasione dello sciopero del commercio (finto, perché non ha scioperato nessuno): i ragazzi dei centri sociali volevano disturbare «creattivamente» lo shopping natalizio per denunciare lo sfruttamento dei lavoratori precari nei negozi e nelle grandi catene commerciali, e il caso ha voluto che fossero proprio i lavoratori del commercio gli unici a rimanere coinvolti, ma non sconvolti, dall'agitazione degli autoferrotranvieri.

Gli altri, centinaia di migliaia di consumatori assatanati, si sono rinchiusi nelle automobili, oppure l'hanno presa con filosofia. A piedi. In bicicletta. Sarà difficile questa volta dipingere «Milano in ginocchio», perché ieri sembrava solo una giornata di normale asfissiante traffico cittadino. E bisognerà inventarsi qualcosa anche per estrarre tutta la bile prefabbricata che in questi casi viene gettata addosso a chi osa «scioperare al di fuori delle regole». Sembra passato un secolo dal primo sciopero a sorpresa dell'1 dicembre. Come ci sei arrivato al lavoro? «A piedi, ci ho messo un'ora, me la sono presa comoda, tanto voglio proprio vedere cos'ha da dirmi oggi il padrone», alza le spalle un commesso che solidarizza con i tranvieri. E tu? «Al bar è un casino, io ho una certa età e ho dovuto prendere un taxi, 17 euro, praticamente oggi lavoro gratis», minimizza un barista che sa bene cosa significano 100 euro in più o in meno in busta paga.

La sensazione è che adesso i milanesi si sentano un po' meno «utenti» del servizio pubblico e un po' più cittadini e lavoratori, dunque meglio disposti a comprendere le ragioni di chi lotta per un aumento di stipendio. «Fanno bene i tranvieri a bloccare tutto, lo facciano loro che almeno se lo possono permettere», commenta una commessa in corso Vittorio Emanuele che non sapeva nulla dello sciopero del commercio di ieri. «Ah sì?, e secondo te chi sciopera l'ultimo sabato prima di natale?». Nessuno. Nemmeno i lavoratori dei grandi magazzini che ieri almeno hanno ricevuto un briciolo di solidarietà dal circo anti-consumo itinerante messo in piedi dai chainworkers per movimentare un sabato già incasinato di suo. Il giochino era semplice ma piuttosto divertente: entrare in un negozio, non in uno qualunque, meglio un «logo» riconoscibile, per invitare il padrone, o il direttore, a consegnare qualcosa in regalo per i lavoratori dell'Alfa di Arese.

Qualche volta è andata bene, altre volte meno. E per i commessi più simpatici c'era anche un regalo, un film culto taroccato: Clerks (commessi, naturalmente). E non è un caso se il corteo dei precari che sbarcano il lunario con lavori e vite sempre in bilico si è dato un altro compito preciso: portare le ragioni dei tranvieri che stanno «galvanizzando il conflitto sociale» nel cuore dello shopping natalizio. Unici scontenti: i commercianti. Per avvicinarsi alle vetrine bisognava fare a pugni, eppure piagnucolavano: «Colpa dei tranvieri se non si lavora, appena 13 mila euro il sabato di natale...» Se ce ne fosse bisogno, ecco un'altra buona ragione per simpatizzare con chi si batte per 106 euro, al mese.

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Tanti auguri flessibili

Natale precario: a Bologna 10% di sconto sulla spesa. A Milano regali per Arese

La cassa trentaquattro è stata presidiata per parecchio tempo da un'anziana signora di 72 anni ma in totale sono stati mille i carelli che ieri pomeriggio hanno bloccato per circa due ore le 38 casse dell'impermercato Pianeta (Conad) di via Larga a Bologna, meta prescelta dai disobbedienti per festeggiare il «natale precario». E alla fine c'è stato poco da fare: il direttore del supermercato ha dovuto cedere e accettare di praticare il 10% di sconto a tutti i clienti, come richiesto dallo speciale tesserino distribuito all'interno del negozio dai circa centocinquanta disobbedienti che reclamavano il reddito di cittadinanza. «Bene, bravi si fa così», hanno gridato al microfono parecchie persone anziane, quelle che più di tutte sentono il peso delle micidiali dinamiche inflattive, acuite dall'arrivo dell'euro.

«E' stata una cosa straordinaria, una delle cose più grosse che abbiamo fatto a Bologna - commenta Gian Marco De Pieri, dei Disobbedienti - questa è la dimostrazione che sulla questione del reddito di cittadinanza, se ben articolato, si può intercettare consenso». Lo speciale sconto è stato mantenuto anche dopo la fine dell'iniziativa, iniziata nel pomeriggio, e pare che la «perdita» per l'ipermercato sia stata pari a 25 mila euro, anche se i responsabili del centro commerciale si trincerano dietro un «no comment». Una perdita per modo di dire, se è vero - come tutte le persone che fanno la spesa sanno - che il potere d'acquisto dei salari è diminuito, mentre il prezzo delle merci è aumentato da quando è stata introdotta la nuova moneta. Ma il «Natale precario» allude non solo alla precarietà del portafogli, ma anche a quella di molti lavoratori del commercio (ieri in sciopero) reclutati con contratti superflessibili per coprire il pienone delle feste.

E' tempo, dicono i chainworkers di inventare nuove forme e nuove parole come «flessicurità» - come spiegano da Novara, altra città del «circo del non consumo» - e cioè «sussidio di flessibilità sostenibile: se il lavoro è a zig zag come un fiordo norvegese il reddito ci piace liscio e continuo come una spiaggia di Malibu».

Anche il circo del «natale precario» milanese ieri si è insinuato come una spina nel fianco nel sabato più ingordo dell'anno. La missione da portare a termine era disperata: «Blocchiamo insieme il consumo natalizio». Una parola. Movimentarlo però è stato un gioco da ragazzi, e da ragazze. Marciare al passo di una colonna sonora cult (da Morricone ai Village People) è stato un piacere, e prendersi qualche soddisfazione è stato tutt'altro che complicato. Come quando il direttore della catena di negozi sportivi Decathlon alla fine ha dovuto mollare due palloni di cuoio in regalo, «dono per i lavoratori dell'Alfa di Arese in lotta». Il giochino, di negozio in negozio, si è trasformato in una sorta di esproprio burlesco proletario concordato, perché il carrozzone musicale ha attraversato Milano per portare solidarietà agli «equilibristi della precarietà». E' stata un'allegra parata dei contorsionisti della flessibilità, agitati da quello strano venticello resistente che sta ringalluzzendo chi ha capito i tranvieri. Tanto che qualcuno è sceso in piazza con un cartello in fancese per dire che non bisogna ascoltare tutto quello che ci raccontano i media. «Ils nous pissent dessus, le medias disent qu'il pleut!». Bonjour finesse, e «buon natale precario a tutti».

E Roma non è stata da meno: a Centocelle il Natale precario è stato festeggiato alla Sma di via della Primavera. Circa duecento persone sono entrate nel supermercato e hanno distribuito volantini e un coupon, chiedendo il 50% di sconto sulla merce. La trattativa non è andata bene, anche perché ad un certo punto sono comparsi carabinieri e polizia. Ma c'è stato il tempo di stappare le bottiglie di spumante e brindare al reddito di cittadinanza.


Thanx to Manfo