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E il milanese scoprì che si può
prendere la vita con più lentezza
Tra la gente cresce la solidarietà con i tranvieri in lotta.
La giornata dei chainworkers si somma allo sciopero nel commercio
Niente mezzi, nessun dramma. Anzi, «fanno bene». Una commessa
di 65 anni è costretta a chiedere un passaggio alla nipote
per non mancare l'ultimo sabato lavorativo della sua vita. Poi andrà
in pensione. Ma non può stare a casa un giorno? «No,
mi servono i soldi: per questo non ce l'ho con i tranvieri, li capisco,
anche se stasera non so come tornare». Ecco cosa c'entra il
nuovo sciopero a sopresa degli autoferrotranvieri con il circo del
«natale precario» messo in scena poprio ieri dai chainworkers
milanesi in occasione dello sciopero del commercio (finto, perché
non ha scioperato nessuno): i ragazzi dei centri sociali volevano
disturbare «creattivamente» lo shopping natalizio per
denunciare lo sfruttamento dei lavoratori precari nei negozi e nelle
grandi catene commerciali, e il caso ha voluto che fossero proprio
i lavoratori del commercio gli unici a rimanere coinvolti, ma non
sconvolti, dall'agitazione degli autoferrotranvieri.
Gli altri, centinaia di migliaia di consumatori assatanati, si sono
rinchiusi nelle automobili, oppure l'hanno presa con filosofia. A
piedi. In bicicletta. Sarà difficile questa volta dipingere
«Milano in ginocchio», perché ieri sembrava solo
una giornata di normale asfissiante traffico cittadino. E bisognerà
inventarsi qualcosa anche per estrarre tutta la bile prefabbricata
che in questi casi viene gettata addosso a chi osa «scioperare
al di fuori delle regole». Sembra passato un secolo dal primo
sciopero a sorpresa dell'1 dicembre. Come ci sei arrivato al lavoro?
«A piedi, ci ho messo un'ora, me la sono presa comoda, tanto
voglio proprio vedere cos'ha da dirmi oggi il padrone», alza
le spalle un commesso che solidarizza
con i tranvieri. E tu? «Al bar è un casino, io ho una
certa età e ho dovuto prendere un taxi, 17 euro, praticamente
oggi lavoro gratis», minimizza un barista che sa bene cosa significano
100 euro in più o in meno in busta paga.
La sensazione è che adesso i milanesi si sentano un po' meno
«utenti» del servizio pubblico e un po' più cittadini
e lavoratori, dunque meglio disposti a comprendere le ragioni di chi
lotta per un aumento di stipendio. «Fanno bene i tranvieri a
bloccare tutto, lo facciano loro che almeno se lo possono permettere»,
commenta una commessa in corso Vittorio Emanuele che non sapeva nulla
dello sciopero del commercio di ieri. «Ah sì?, e secondo
te chi sciopera l'ultimo sabato prima di natale?». Nessuno.
Nemmeno i lavoratori dei grandi magazzini che ieri almeno hanno ricevuto
un briciolo di solidarietà dal circo anti-consumo itinerante
messo in piedi dai chainworkers per
movimentare un sabato già incasinato di suo. Il giochino era
semplice ma piuttosto divertente: entrare in un negozio, non in uno
qualunque, meglio un «logo» riconoscibile, per invitare
il padrone, o il direttore, a consegnare qualcosa in regalo per i
lavoratori dell'Alfa di Arese.
Qualche volta è andata bene, altre volte meno. E per i commessi
più simpatici c'era anche un regalo, un film culto taroccato:
Clerks (commessi, naturalmente). E non è un caso se il corteo
dei precari che sbarcano il lunario con lavori e vite sempre in bilico
si è dato un altro compito preciso: portare le ragioni dei
tranvieri che stanno «galvanizzando il conflitto sociale»
nel cuore dello shopping natalizio. Unici scontenti: i commercianti.
Per avvicinarsi alle vetrine bisognava fare a pugni, eppure piagnucolavano:
«Colpa dei tranvieri se non si lavora, appena 13 mila euro il
sabato di natale...» Se ce ne fosse bisogno, ecco un'altra buona
ragione per simpatizzare con chi si batte per 106 euro, al mese.
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Tanti auguri flessibili
Natale precario: a Bologna 10% di sconto sulla spesa. A Milano regali
per Arese
La cassa trentaquattro è stata presidiata per parecchio tempo
da un'anziana signora di 72 anni ma in totale sono stati mille i
carelli che ieri pomeriggio hanno bloccato per circa due ore le
38 casse dell'impermercato Pianeta (Conad) di via Larga a Bologna,
meta prescelta dai disobbedienti per festeggiare il «natale
precario». E alla fine c'è stato poco da fare: il direttore
del supermercato ha dovuto cedere e
accettare di praticare il 10% di sconto a tutti i clienti, come
richiesto dallo speciale tesserino distribuito all'interno del negozio
dai circa centocinquanta disobbedienti che reclamavano il reddito
di cittadinanza. «Bene, bravi si fa così», hanno
gridato al microfono parecchie persone anziane, quelle che più
di tutte sentono il peso delle micidiali dinamiche inflattive, acuite
dall'arrivo dell'euro.
«E' stata una cosa straordinaria, una delle cose più
grosse che abbiamo fatto a Bologna - commenta Gian Marco De Pieri,
dei Disobbedienti - questa è la dimostrazione che sulla questione
del reddito di cittadinanza, se ben articolato, si può intercettare
consenso». Lo speciale sconto è stato mantenuto anche
dopo la fine dell'iniziativa, iniziata nel pomeriggio, e pare che
la «perdita» per l'ipermercato sia stata pari a 25 mila
euro, anche se i responsabili del centro commerciale si trincerano
dietro un «no comment». Una perdita per modo di dire,
se è vero - come tutte le persone che fanno la spesa sanno
- che il potere d'acquisto dei salari
è diminuito, mentre il prezzo delle merci è aumentato
da quando è stata introdotta la nuova moneta. Ma il «Natale
precario» allude non solo alla precarietà del portafogli,
ma anche a quella di molti lavoratori del commercio (ieri in sciopero)
reclutati con contratti superflessibili per coprire il pienone delle
feste.
E' tempo, dicono i chainworkers di inventare nuove forme e nuove
parole come «flessicurità» - come spiegano da
Novara, altra città del «circo del non consumo»
- e cioè «sussidio di flessibilità sostenibile:
se il lavoro è a zig zag come un fiordo norvegese il reddito
ci piace liscio e continuo come una spiaggia di Malibu».
Anche il circo del «natale precario» milanese ieri
si è insinuato come una spina nel fianco nel sabato più
ingordo dell'anno. La missione da portare a termine era disperata:
«Blocchiamo insieme il consumo natalizio». Una parola.
Movimentarlo però è stato un gioco da ragazzi, e da
ragazze. Marciare al passo di una colonna sonora cult (da Morricone
ai Village People) è stato un piacere, e prendersi qualche
soddisfazione è stato tutt'altro che complicato. Come quando
il direttore della catena di negozi sportivi Decathlon alla fine
ha dovuto mollare due palloni di cuoio in regalo, «dono per
i lavoratori dell'Alfa di Arese in lotta». Il giochino, di
negozio in negozio, si è trasformato in una sorta di esproprio
burlesco proletario concordato, perché il carrozzone musicale
ha attraversato Milano per portare solidarietà agli «equilibristi
della precarietà». E' stata un'allegra parata dei contorsionisti
della flessibilità, agitati da quello strano venticello resistente
che sta ringalluzzendo chi ha capito i tranvieri. Tanto che qualcuno
è sceso in piazza con un cartello in fancese per dire che
non bisogna ascoltare tutto quello che ci raccontano i media. «Ils
nous pissent dessus, le medias disent qu'il pleut!». Bonjour
finesse, e «buon natale precario a tutti».
E Roma non è stata da meno: a Centocelle il Natale precario
è stato festeggiato alla Sma di via della Primavera. Circa
duecento persone sono entrate nel supermercato e hanno distribuito
volantini e un coupon, chiedendo il 50%
di sconto sulla merce. La trattativa non è andata
bene, anche perché ad un certo punto sono comparsi carabinieri
e polizia. Ma c'è stato il tempo di stappare le bottiglie
di spumante e brindare al reddito di cittadinanza.
Thanx to Manfo |