TRATTO DA il Manifesto, 16-02-01 back
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Ikea, un no tra i mobili
VOTAZIONI BOCCIATO L'ACCORDO TRA MULTINAZIONALE E SINDACATI
All'Ikea, l'accordo tra sindacati e azienda non passa. I dipendenti della
catena svedese dell'arredamento lo hanno bocciato, e adesso si dovrà
intavolare una nuova trattativa.
La multinazionale ha 7 punti vendita in Italia, e dà lavoro a 2000 persone.
Ha arredato la casa del Grande Fratello, ma ha avuto anche il Grande
Fratello in casa: nel novembre scorso, a Genova, furono scoperti degli occhi
spia negli spogliatoi dei dipendenti. Nel regno dei mobili, comunque, non ci
sono state soltanto telecamere moleste, ma anche tutta una serie di
scioperi, che hanno costellato l'ultimo anno di trattative tra azienda e
sindacati.
Hanno votato in tutto 543 dipendenti (poco più del 25%): 284 hanno detto no
all'accordo, 173 sì e 68 si sono astenuti. Le trattative erano in piedi già
dal marzo dell'anno scorso. Dopo qualche mese, l'azienda ha incassato un
primo importante risultato, seppur provvisorio: l'apertura domenicale per
cinque mesi l'anno, dallo scorso ottobre al prossimo marzo, nei 5 punti
vendita (Torino, Bologna, Brescia e 2 a Milano) che non la prevedevano
ancora. A Roma e Genova, si apre già tutte le domeniche dell'anno.
Ma perché i lavoratori hanno bocciato l'accordo? "L'aumento del premio di
partecipazione era irrisorio - dice uno di loro - e poi avremmo voluto
l'eliminazione dei part time a 16 ore, in modo che fosse concesso all'Ikea
di fare i nuovi contratti soltanto a partire da 20 ore in su. Nell'accordo,
invece, si confermavano le 16 ore per i prossimi 4 anni".
In effetti, quello del part time è un punto delicato della questione, perché
i profitti Ikea ruotano proprio attorno al lavoro atipico. Come da
McDonald's, i lavoratori sono spesso giovani al primo impiego. Per anni
vengono ingaggiati soltanto con contratti a termine: un po' di giorni di
pausa, e poi via con il nuovo contratto. Inoltre, ci sono moltissimi
interinali, lavoratori presi in affitto anche soltanto per un giorno, per
coprire turni di tre-quattro ore. E infine, il popolo dei part time.
Ad alcuni di loro, certamente, potrà fare comodo avere un orario più breve,
perché sono studenti o impegnati in altre attività. Ma molti, invece,
vorrebbero lavorare a tempo pieno. I full time spesso sono dirigenti e
capetti, che concedono gli straordinari soltanto a chi non dà fastidio. A
questo punto, è chiaro che sul tema i dipendenti Ikea non accettano il gioco
al ribasso, e che molti di loro puntino a un accordo per contratti part time
di 20 ore.
E sulle domeniche, chi ha votato "no", ha idee altrettanto chiare: "Il
lavoro nei giorni festivi, ormai, è una realtà che si va consolidando un po'
ovunque. In Ikea abbiamo maggiorazioni al 70%, ma quando si andrà a
contrattare per le domeniche dei prossimi anni, si dovrebbe puntare su una
diversa qualità del lavoro. Per esempio, stabilendo dei tetti massimi e
delle turnazioni, e insistendo sulla volontarietà del lavoro domenicale".
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