TRATTO DA il Manifesto, back
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McDonald's al veleno
LA MULTINAZIONALE DELL'HAMBURGER ROMPE LA TRATTATIVA CON IL SINDACATO SUL CONTRATTO INTEGRATIVO E
SCARICA LE SOCIETÀ LICENZIATARIE. SCATTANO GLI SCIOPERI IN TUTT'ITALIA
20-12-2000 McDonald's l'americano non tratta. E se già all'estero la più grande catena di
distribuzione di hamburger è nota per l'allergia ai sindacati, anche in Italia è arrivata
la rottura ufficiale con i rappresentanti dei lavoratori.
I mobbizzati dello stivale dovranno faticare ancora un po' per vedere riconosciuti i
propri diritti in un contratto integrativo aziendale. Ieri pomeriggio, le rappresentanze
di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno incontrato - dopo vari flop che si
susseguivano da oltre un anno - i vertici della Company. Ma i manager di Milano, non
avendo precise direttive dalla "centrale" mondiale di Chicago, hanno deciso di
rispondere picche a tutte le richieste. E da oggi è stato proclamato lo stato di
agitazione in tutti i locali, proprio nel periodo delle feste.
Cosa chiedevano i sindacati? Soprattutto che la Company rispondesse anche dei
locali in franchising - e non solo di quelli in gestione diretta - su flessibilità dei
part-time, formazione e mansioni dei dipendenti, tutela sindacale dei lavoratori. La
risposta è un secco no. E non è cosa da poco: i McDonald's italiani sono 295, con
15 mila dipendenti, che dovrebbero raddoppiare nei prossimi tre anni. Solo il 10%,
però, è gestito direttamente dalla Company, mentre il restante 90% è messo in
mano ai cosiddetti franchisee, ovvero concessionari del marchio.
"Dato che da quest'orecchio la Company non ci sente - dice Gabriele Guglielmi, della
segreteria nazionale Filcams Cgil - abbiamo chiesto che almeno dichiarasse
pubblicamente la possibilità, per i concessionari, di trattare localmente. Ci hanno
risposto di andare a Chicago, perché dalla multinazionale americana loro non sono
mai stati autorizzati a trattare anche per i franchisee".
Insomma McDonald's è proprio un marchio che non vuole fare il marchio. O meglio, lo
fa fino a quando devono valere gli stessi regolamenti interni sui sorrisi degli impiegati
e sui rigidi tempi di cottura e conservazione di hamburger e patatine - non possono
giacere sullo scaffale, dopo la cottura, più di 10 e 7 minuti; dopo vanno buttati via -
ma l'unità monolitica dei locali si dissolve magicamente appena si parla di sindacati.
Ognuno per la sua strada.
Eppure, quando sono pressati, i manager del panino scendono al tavolo delle
trattative, e sono costretti anche ad andare a braccetto coi tanto "trascurati"
franchisee, di cui ufficialmente non dovrebbero, per le direttive date (o non date) da
Chicago, rispondere. E' il caso di Firenze, dove, qualche settimana fa, in seguito allo
scandalo delle angherie subite dai ragazzi del locale di Via Cavour, la Company, due
concessionari e i sindacati hanno firmato alla Provincia un accordo sul rispetto dei
corretti rapporti sindacali.
Seconda richiesta avanzata ieri: facciamo a livello nazionale quello che è accaduto
a Firenze. Se non potete rispondere dei licenziatari e loro non possono sentirsi
autorizzati a trattare localmente, si faccia almeno un tavolo comune coi franchisee,
per discutere i principali problemi dei lavoratori. Neppure questa proposta è passata,
e ai sindacati non è rimasto che chiedere un incontro con il ministro del Lavoro e la
Fipe-Confcommercio. Ennesimo no.
Ultima spiaggia: proclamare lo stato di agitazione nazionale dei locali McDonald's, da
oggi fino al 7 gennaio. Le feste natalizie all'insegna dell'hamburger, tra palloncini e
hostess sorridenti, verranno turbate da scioperi, volantinaggi, assemblee. Il tutto
all'ombra dei due archi dorati.
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