TRATTO DA il Manifesto, back
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Occupazione da mcdonald's

E' SUCCESSO A PARIGI, SOTTO LE FESTE DI NATALE. UN SINDACALISTA-FRIGGITORE SPIEGA IL PERCHÉ
Boulevard Saint Germain, quartiere Latino. E' la zona della Sorbona, frequentata
da studenti che vengono da tutte le parti del mondo. Molti dei quali, ormai,
lavorano anche da McDonald's. Proprio loro stanno cercando di cambiare le
regole del lavoro imposte dalla multinazionale. Nel cuore della capitale, nel locale
su due piani che si affaccia sul boulevard Saint Germain, è stata sperimentata -
cosa mai accaduta in Francia e all'estero - l'occupazione giorno e notte di un
McDonald's.
E se i dipendenti italiani proprio in questi giorni stanno attuando una serie di
scioperi, i manager dei due archi dorati parigini hanno dovuto digerire un
hamburger non previsto dai rigidi menù standard: dal 14 al 27 dicembre - per ben
due settimane - solo una ventina di clienti ha avuto la possibilità di accedere
all'agognato bancone. Tutti gli altri - e si tratta di parecchie migliaia - sono stati
bloccati da una trentina dei 70 dipendenti del locale.
A pochi giorni dalla ripresa delle attività, Jean Claude Rilcy, 28 anni, delegato
della Cgt (Confédération générale du travail), ci accoglie nello stesso locale,
senza temere gli sguardi sospettosi dei suoi superiori in giacca e cravatta. E dopo
averci offerto una Mc-cioccolata calda, acqua bollente e una polvere di cacao in
bustina, ci parla dell'occupazione del ristorante e dei problemi dei Mc-lavoratori
francesi.
"Abbiamo preparato a lungo questa agitazione, e, tranne i manager, quasi tutti i
membri della crew (la ciurma; nel linguaggio dei McDonald's indica i dipendenti
del livello più basso, Ndr.) erano con noi. L'occupazione, però, l'abbiamo
realizzata in trenta. Ogni sera, alle 18.00, stabilivamo tutti insieme chi si sarebbe
fermato a dormire. Noi stavamo al piano di sotto, la direzione ha dovuto
accontentarsi del piano di sopra. Da lì, tentava di riavviare continuamente le
attività. Faceva venire dei sostituti da altri ristoranti, ordinava loro di lavorare
comunque alle cucine, ha tentato più volte di far entrare i clienti. Ma senza
risultati. Alla McDonald's preferirebbero chiudere un locale, piuttosto che trattare
coi sindacati".
I McDonald's francesi si moltiplicano a un ritmo vorticoso: negli ultimi 53 giorni
del 2000 sono stati aperti trenta ristoranti, una media di un locale ogni 42 ore. In
tutto oggi sono oltre ottocento; danno lavoro a più di 35.000 persone, con un
volume d'affari che supera i 4.000 miliardi di lire all'anno. Le quattromila
assunzioni che ogni anno la multinazionale assicura ai francesi, però, non devono
ingannare: il ricambio è altissimo, ogni dipendente dura in media 18 mesi, l'80%
sono studenti con contratti part-time.
"Un lavoro altamente instabile - continua
Jean Claude - che è funzionale all'azienda, allergica al riconoscimento delle
anzianità e alla sindacalizzazione: entrano sempre nuovi giovani, spesso alla prima
esperienza di lavoro. Conoscono poco i propri diritti e possono essere facilmente
sostituiti, una volta che si sono dimessi, perché il lavoro al bancone richiede una
bassa professionalità: in pochi giorni impari a fare gli hamburger, a cuocere le
patatine, a pulire il locale".
"Anche per i pochi che ci lavorano da anni la vita non è facile. Io ho avuto una
promozione solo l'anno scorso, dopo 7 anni, e così è per tutti gli altri crew, tranne
che per pochi manager graditi all'azienda. I part time spesso non vengono
rispettati: cambiamenti d'orario nei locali poco sindacalizzati, spesso sono
comunicati con soli due o tre giorni d'anticipo. Ci fanno pressioni continue per
aumentare la velocità: vogliono che serviamo un cliente al minuto. Anche le
condizioni di sicurezza sono precarie. Tre mesi fa, in un locale di Thiais, un
ragazzo è rimasto chiuso per un'ora in una cella frigorifera. Ha perso la sensibilità
delle mani. Ora non può più lavorare ed è in causa con l'azienda. Anche il sistema
di frittura delle patatine ci espone a continue bruciature. Quando estrai il
contenitore dalla friggitrice, se hai fretta, l'olio può arrivarti sulle mani o in faccia.
Da anni ne parliamo all'azienda, ma non cambia nulla".
Ma non basta. L'occupazione è stata fatta anche per problemi salariali. "Abbiamo
il minimo contrattuale (12.700 lire lorde l'ora), e ultimamente i premi sono stati
ridotti. La McDonald's tratta solo per i 65 locali che gestisce direttamente, e non
vuole rispondere per i locali in franchising. L'organizzazione del lavoro e le
gerarchie, però, sono controllate direttamente dalla Company".
Molti di questi problemi sono identici a quelli dei lavoratori italiani. E' per questo
che Jean-Claude vorrebbe dare una dimensione nazionale ed europea alle
rivendicazioni. "Abbiamo interrotto le proteste, per il momento, perché, se
avessimo continuato, le nostre energie si sarebbero esaurite. Oggi abbiamo
ottenuto soltanto un premio più alto per Natale e impegni generici su anzianità e
sicurezza. Il risultato più importante è stato il sostegno della gente del quartiere e
dei turisti - la nostra petizione è stata firmata da 15.000 persone - oltre
all'appoggio dell'associazione degli studenti Unef, e di Atac, che difende i diritti
umani e del lavoro.
Stiamo cercando di incontrare anche i contadini, sensibilizzati
dalla protesta di José Bové. Ma soprattutto vorremmo coinvolgere altri lavoratori
della McDonald's, in Francia e nel resto d'Europa". E chissà che l'appello di Rilcy
non riesca a superare davvero le Alpi.
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