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Siamo
diventati merce di scambio con la 848bis
Sì del senato alla delega sul lavoro: se ne vanta Maroni e annuncia:
adesso i licenziamenti. La Cgil: "sciopero"
"Una giornata importante": la spara alta il ministro del welfare Roberto
Maroni e promette un seguito altrettanto trionfale alla delega berlusconiana
sul lavoro che ieri è stata approvata dal senato. Un omaggio a Marco
Biagi, "autore e ispiratore" di questo provvedimento, numerato 848,
"che può cambiare il volto del mercato del lavoro", poi giusto una
strizzatina d'occhi a Cisl e Uil, a rassicurarle che "gli emendamenti
al testo attuativi del Patto per l'Italia" il governo li presenterà
alla Camera già "la prossima settimana" per introdurre il secondo
passo della marcia trionfale: i licenziamenti.
La manomissione dell'ormai famoso "art.18" dello Statuto dei lavoratori
, oggetto per mesi di un duro scontro con tutte e tre le confederazioni
sindacali, come si ricorderà, il governo non l'ha mai tolta dal cuore
della "trattativa con le parti sociali": l'ha semplicemente traghettata
in un'altra legge delega, la 848
bis, ed è bastato perché Cisl e Uil fingessero di avere salvato
la tutela contro i licenziamenti illegittimi e firmassero il Patto
per l'Italia, mentre la Cgil rifiutava, e proseguiva gli scioperi
da sola, denunciando il "trucco".
Ed è lo stesso ministro Maroni a confortare quella denuncia, sottolineando
l'intimo legame fra le due deleghe: adesso bisogna che il provvedimento
che libera i licenziamenti sia votato "in tempi molto rapidi" perché
è "il completamento di quello votato
al senato". Un voto, va detto, contrastato senza sosta da Prc e Ulivo,
cui il vice di Maroni, Maurizio Sacconi, dedica l'ormai trita giaculatoria
sull'"opposizione ostruzionistica di una sinistra conservatrice tutta
omologata sulle posizioni della Cgil".
Ma a sostegno dell'invettiva, Sacconi poi si avventura nel merito
della "moderna", "europea", "ambiziosa riforma", e si vede che mente
sapendo di mentire (impensabile che non conosca la materia) nel vantare
ad esempio la "componente formativa offerta ai giovani": ai quali
la maggioranza, sorda a ogni intervento dell'opposizione, consente
una "formazione" esclusivamente ridotta in funzione delle
esigenze a breve delle imprese (con soldi come "incentivi").
Altra spericolatezza di Sacconi, la "modulazione dell'orario" per
"coniugare il lavoro con i tempi della famiglia e dell'apprendimento",
con citazione di merito al part time riformulato: quando invece la
maggioranza ha offerto alle imprese libertà di "modulare" orari e
tempi, cancellando l'obbligo del "consenso del lavoratore".
Poi un'unica verità: le "varie tipologie contrattuali" che la delega
introduce, l'esplodere della frantumazione di forme di lavoro `a chiamata',
in affitto, in leasing, intermittenti... "Macché riforma ambiziosa",
rileva sarcastico Tiziano Treu per la Margherita, "in più di un anno
non un solo un provvedimento di sostegno
all'economia e all'occupazione, che infatti sono in pericolosa caduta,
e solo una grande tensione sociale inutilmente creata da questo governo".
"Macerie, solo macerie ha creato", riassume il capogruppo Ds Giovanni
Battafarano. La delega approvata al senato è "una controriforma che
ci avvicina al `quarto' mondo", chi può essere "orgoglioso" in Italia,
"della creazione per via legislativa del commerciante di lavoro altrui?.
Questo significa l'abrogazione del divieto di interposizione di manodopera",
rincara Natale Ripamonti, dei Verdi, strenuo protagonista dell'opposizione
alla delega. "La liberalizzazione del
collocamento, "che potrà fare anche intermediazione di manodopera
in via permanente - spiega Tomaso Sodano, del Prc - consentirà alle
imprese, invece di assumere dipendenti, di utilizzare lavoratori da
un fornitore di fiducia: potrà affittarne a piacere, fino a decine,
centinaia, pura merce smerciabile al pari di altre".
E, naturalmente, aggiunge Sodano, "potrà mantenere i dipendenti diretti
sotto la soglia dei 15 dipendenti, un passaggio, come altri nella
delega, che consente di vanificare l'art.18". A giocare sulla "manodopera",
potranno essere tanti "soggetti", per esempio gli "enti bilaterali"
costituiti da padroni e sindacati - i quali ultimi dovrebbero invece
essere salvaguardia dei lavoratori
rispetto al gioco di "manodopera", un radicale "snaturamento di ruolo".
Ancora Ripamonti sulle "nuove" forme di lavoro: "cosa c'è di moderno
nel lavoro intermittente, a chiamata? Una donna o un uomo non ha più
la possibilità di progettare la propria
vita, il proprio futuro", e addirittura può restare a casa, a disposizione
dell'impresa, perennemente, "senza lavoro, e senza paga, si intende,
se non una misera indennità di `disponibilità'".
Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani si concentra proprio
su questo, sulle lesioni alla "dignità
di chi lavora". Nella delega "si conferma la scelta di questo governo
di ridurre i diritti e le tutele", aprendo a una flessibilità così
sregolata "da far conquistare un primato
all'Italia in Europa". Quanto alla battaglia in senato: "va dato atto
all'opposizione di aver fatto la sua parte, c'è bisogno però, naturalmente,
di continuare in una strada di contrasto", e Epifani sottolinea che
"il tema dei diritti, e l'occupazione, sono al cuore del nostro sciopero
generale del 18 ottobre".
Sono anche gli accenti del segretario confederale Gian Paolo Patta,
sul merito di questa delega, "figlia di un accordo separato che ha
escluso la Cgil" per approdare all'"aumento della precarietà, del
lavoro senza diritti": questo provvedimento, e la finanziaria "le
cui linee, non sono `ignote', come sostiene D'Amato, ma annunciate
da tempo, confermano puntualmente le ragioni dello sciopero generale".
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