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Appello
economisti italiani
per il MayDay di Milano
Il 1° maggio 2003 a Milano per la terza volta si svolgerà
il MayDay nazionale del lavoro precario. Si tratta di una manifestazione
colorata e variopinta che nel pomeriggio attraverserà il centro
della metropoli milanese con lo scopo
di dare visibilità e ricordare l'esistenza di un precariato
sociale e lavorativo sempre più in espansione.
Sono proprio di questa settimana i nuovi dati forniti dall'Inps sul
numero dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa,
che sono arrivati a superare la soglia dei 2
milioni e quattrocento mila persone (più dell'11% dell'intera
forza lavoro). Oramai, la percentuale di coloro che non hanno stabilità
nel rapporto di lavoro (e conseguentemente nel reddito) è stimato
intorno al 30% della forza lavoro italiana. Se consideriamo solo la
fascia di età inferiore ai 40 anni, tale percentuale supera
abbondantemente il 50%.
Ne consegue che la figura del lavoro/trice precario, pur nella sua
frammentazione, è oramai un soggetto economico e politico,
la cui ri/composizione e capacità conflittuale è oggi
più che mai imprescindibile poer avviare un processo di trasformazione
della società italiana. Inoltre, ciò significa che il
grado di flessibilità del lavoro
in Italia ha raggiunto vette inimmaginabili e continua a crescere
oramai da più di un decennio, a prescindere al colore dei governi
che siedono a Palazzo Chigi.
Riteniamo che sia ora di porre fine al processo di precarizzazione
del lavoro, anche per gli effetti perversi sull'economia che ne derivano.
Riteniamo, infatti, che una delle cause dell'attuale carenza competitiva
della produzione italiana sia riscontrabile nell'eccessiva deregolamentazione
del mercato del lavoro che impedisce lo sviluppo di produzioni a più
alto livello qualitativo e tecnologico.
Riteniamo altresì che l'eccessiva precarizzazione del lavoro
implichi una precarietà di reddito che si evidenzia nella minor
capacità di consumo in seguito ad una distribuzione del reddito
sempre più polarizzata e distorta
a favore delle rendite e dei profitti.
Riteniamo che sia giunto il momento di porre la questione di garantire
maggiori tutele e garanzie al lavoro precario. In primo luogo, garantendo
il diritto alla stabilità di reddito che prescinda dalla condizione
professionale e lavorativa di volta in volta assunta. In secondo luogo,
garantendo il diritto alla conoscenza, prima ancora che alla formazione
specializzata, come fattore nevralgico
per garantire l'autonomia e l'indipendenza di pensiero dei cittadini
e la capacità critica di analisi economica e sociale. In terzo
luogo, eliminando ogni forma di arbitrio e di ricatto occupazionale
che consenta la totale subalternità del lavoro alle esigenze
di profitto dell'impresa e/del datore di lavoro.
A tal fine aderiamo alla manifestazione MayDay 2003 a Milano del lavoro
precario e auspichiamo che il referendum
sull'estensione dell'art. 18 diventi il momento in grado di bloccare
il processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro e segni il
punto di svolta per una nuova politica del lavoro che abbia al centro
i seguenti punti:
* garanzia di reddito a prescindere dal lavoro
svolto
* garanzia di formazione autonoma e indipendente
* allargamento della sfera dei diritti in
merito alle tutele sul luogo di lavoro
I promotori e i firmatari di questo appello sono ricercatori e
docenti accademici di economia in Italia:
Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo)
Emiliano Brancaccio (Università di Napoli)
Laura Chies (Università di Trieste)
Francesca Gambarotto (Università di Padova)
Riccardo Fiorentini (Università di Pavia)
Andrea Fumagalli (Università di Pavia)
Stefano Palombarini (Cepremap, Parigi)
Mario Pomini (Università di Padova)
Marco Rangone (Università di Padova)
Stefano Solari (Università di Padova)
Marco Vivarelli (Università Cattolica)
Maurizio Zenezini (Università di Trieste)
Thanx to them |