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20-06-03

  Lo «stagista» lavora senza salario

Lavori qui? «Sì. Cioè no». Insomma, sì o no? «E' difficile da spiegare, non puoi capire. Sono stagista». Quella dello stagista è l'ultima invenzione di un management fantasioso e creativo. C'è chi ha inventato il job on call. Ma il supergruppo cartario Burgo ha superato tutti: ha inventato il lavoro gratuito. In questa espressione è racchiusa la spiegazione della risposta del giovane operaio con cui abbiamo parlato: «Sì. Cioè no». Lavora e fa i turni. Fa le notti. Lavora di domenica (la fabbrica è a ciclo continuo). Ma non percepisce salario. Negli ultimi mesi questa situazione si è ripetuta nella grande fabbrica Burgo, e nei prossimi mesi tornerà a riproporsi. Perciò la vicenda deve essere brevemente illustrata.

Lo scorso anno il gruppo industriale e il sindacato hanno concluso un accordo che, nel quadro della riorganizzazione della fabbrica, riguarda il destino di una quota di lavoratori. La quota individuata viene accompagnata gradualmente alla pensione, fuoriuscendo in modo indolore dalla fabbrica che - dopo cospicui investimenti sulle linee - deve ridurre l'organico. Ora gli occupati sono 550.

Bene, l'accordo prevede che un lavoratore che accetti il prepensionamento possa avere in cambio l'assunzione in fabbrica di un figlio o, comunque, di una persona giovane, come ad esempio un nipote. Ma non è una staffetta. Fatto l'accordo, mentre l'anziano (in realtà operaio di 55 anni) è ancora al lavoro, gli viene affiancato il giovane destinato ad essere assunto. Solo quando l'anziano è fuori della fabbrica, è cioè diventato un ex-dipendente, l'azienda assume il giovane con contratto di formazione-lavoro. Prima della fuoriuscita dell'anziano e della contestuale assunzione del giovane a cfl, quest'ultimo fa per quattro mesi lo stagista.

Ma cos'è uno stagista, in cartiera? «Non fare il mio nome. Uno stagista è un giovane al quale per qualche giorno hanno spiegato come funziona una macchina, e che gli altri mesi li passa a lavorare: fa i turni, fa le notti e non è pagato». Ora il punto - assai semplice da capire - è che per il giovane neoassunto in cartiera la formazione al lavoro deve essere effettuata durante i due anni del cfl. Com'è noto, il contributo statale per la formazione è cospicuo, e in ogni caso per mettere insieme formazione e lavoro la legge ha previsto appunto contratti della durata di due anni.

Non era mai capitato che per formare un giovane operaio di linea si dovesse ricorrere all'invenzione dello stage. Né s'è mai saputo che esista la possibilità di un apprendimento lavorativo in fabbrica non coperto da cfl (né dalle garanzie assicurative che persino un cfl offre al giovane lavoratore), e comunque privo di salario. I contratti di formazione-lavoro sono, da quando esistono, un buon affare per le aziende: con il salario di un operaio che fuoriesce dal lavoro si pagano tre giovani a cfl. Ma la trovata dello stage di lavoro gratuito fatta dal management della Burgo batte tutti quanto a convenienza: niente spese e tutto profitto. Deve trattarsi della ripresa di una grande tradizione, una volta operante in vari comparti: chi entra al lavoro deve pagare lo scotto della buona entrata, l'opposto della buonuscita: alcuni mesi di lavoro senza salario. Come si dice: non c'è innovazione senza grande tradizione.

Nel momento in cui scriviamo i giovani stagisti Burgo sono 16. Altri li hanno preceduti, e altri li seguiranno per subentrare a padri o zii che hanno lasciato o stanno per lasciare la fabbrica. Ma sembra sia bene che non si sappia troppo in giro. Più esattamente: negli ambienti della Rsu e in alcune strutture sindacali c'è grande attenzione perché la cosa sia tenuta riservata e non se ne parli fuori dalla fabbrica. Diciamo le cose come stanno: i più accaniti difensori della riservatezza sulla pratica Burgo del lavoro gratuito sono alcuni sindacalisti (provate a indovinare di quali sindacati...: risposta esatta) che non vanno mai in fabbrica a lavorare. Non perché il numero degli iscritti gli consenta il «distacco»: ma solo perché le Burgo, benevolmente, pagano il loro salario senza pretendere che vadano anche a lavorare. In una logica aziendale i conti devono tornare: se pago gente che non lavora, altri devono lavorare senza salario. Quando si dice che l'azienda è una mamma ci si riferisce a questo. Chissà cosa ne pensano i giovani stagisti.

Thanx to Manfo

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