     |
|
Lo «stagista» lavora senza salario
Lavori qui? «Sì. Cioè no». Insomma, sì
o no? «E' difficile da spiegare, non puoi capire. Sono stagista».
Quella dello stagista è l'ultima invenzione
di un management fantasioso e creativo. C'è chi ha inventato
il job on call. Ma il supergruppo cartario Burgo ha superato tutti:
ha inventato il lavoro gratuito. In questa espressione è racchiusa
la spiegazione della risposta del giovane
operaio con cui abbiamo parlato: «Sì. Cioè no».
Lavora e fa i turni. Fa le notti. Lavora di domenica (la fabbrica
è a ciclo continuo). Ma non percepisce salario. Negli ultimi
mesi questa situazione si è ripetuta nella grande fabbrica
Burgo, e nei prossimi mesi tornerà a riproporsi. Perciò
la vicenda deve essere brevemente illustrata.
Lo scorso anno il gruppo industriale e il sindacato hanno concluso
un accordo che, nel quadro della riorganizzazione della fabbrica,
riguarda il destino di una quota di lavoratori. La quota individuata
viene accompagnata gradualmente alla pensione, fuoriuscendo in modo
indolore dalla fabbrica che - dopo cospicui investimenti sulle linee
- deve ridurre l'organico. Ora gli occupati sono 550.
Bene, l'accordo prevede che un lavoratore che accetti il prepensionamento
possa avere in cambio l'assunzione in fabbrica di un figlio o, comunque,
di una persona giovane, come ad esempio un nipote. Ma non è
una staffetta. Fatto l'accordo, mentre l'anziano (in realtà
operaio di 55 anni) è ancora al lavoro, gli viene affiancato
il giovane destinato ad essere assunto.
Solo quando l'anziano è fuori della fabbrica, è cioè
diventato un ex-dipendente, l'azienda assume il giovane con contratto
di formazione-lavoro. Prima della fuoriuscita dell'anziano e della
contestuale assunzione del giovane a cfl, quest'ultimo fa per quattro
mesi lo stagista.
Ma cos'è uno stagista, in cartiera? «Non fare il mio
nome. Uno stagista è un giovane al quale per qualche giorno
hanno spiegato come funziona una macchina, e che gli altri mesi
li passa a lavorare: fa i turni, fa le notti e non è pagato».
Ora il punto - assai semplice da capire - è che per il giovane
neoassunto in cartiera la formazione
al lavoro deve essere effettuata durante i due anni del cfl. Com'è
noto, il contributo statale per la formazione è cospicuo,
e in ogni caso per mettere insieme formazione e lavoro la legge
ha previsto appunto contratti della durata di due anni.
Non era mai capitato che per formare un giovane operaio di linea
si dovesse ricorrere all'invenzione dello stage. Né s'è
mai saputo che esista la possibilità di un apprendimento
lavorativo in fabbrica non coperto da cfl (né dalle garanzie
assicurative che persino un cfl offre al giovane lavoratore), e
comunque privo di salario. I contratti di formazione-lavoro sono,
da quando esistono, un buon affare per le aziende: con il salario
di un operaio che fuoriesce dal lavoro si pagano tre giovani a cfl.
Ma la trovata dello stage di lavoro gratuito fatta dal management
della Burgo batte tutti quanto a convenienza: niente spese e tutto
profitto. Deve trattarsi della ripresa di una grande tradizione,
una volta operante in vari comparti: chi entra al lavoro deve pagare
lo scotto della buona entrata, l'opposto della buonuscita: alcuni
mesi di lavoro senza salario. Come si dice: non c'è innovazione
senza grande tradizione.
Nel momento in cui scriviamo i giovani stagisti Burgo sono 16.
Altri li hanno preceduti, e altri li seguiranno per subentrare a
padri o zii che hanno lasciato o stanno per lasciare la fabbrica.
Ma sembra sia bene che non si sappia troppo in giro. Più
esattamente: negli ambienti della Rsu e in alcune strutture sindacali
c'è grande attenzione perché la cosa sia tenuta riservata
e non se ne parli fuori dalla fabbrica. Diciamo le cose come stanno:
i più accaniti difensori della riservatezza sulla pratica
Burgo del lavoro gratuito sono alcuni sindacalisti (provate a indovinare
di quali sindacati...: risposta esatta) che non vanno mai in fabbrica
a lavorare. Non perché il
numero degli iscritti gli consenta il «distacco»: ma
solo perché le Burgo, benevolmente, pagano il loro salario
senza pretendere che vadano anche a lavorare. In una logica aziendale
i conti devono tornare: se pago gente che non lavora, altri devono
lavorare senza salario. Quando si dice che l'azienda è una
mamma ci si riferisce a questo. Chissà cosa ne pensano i
giovani stagisti.
Thanx to Manfo
|