Logo Chainworkers TU NOI LORO

13-02-03

  Ichino abbandona il fronte del no

Il professore cambia idea: «Il sì non è una iattura». Invito ai sindacati a riflettere sulle contraddizioni legate a una presa di posizione contraria

Ichino ha visto la madonna? Con molta probabilità no. Ha solo dato una sbirciatina ai sondaggi sul referendum estensivo. Tanto gli è bastato per giudicarlo non più «una iattura». Il "Sì", secondo il docente di diritto del lavoro, più volte consigliere di governo e membro di commissioni scientifiche sindacali e bancarie, non va affatto demonizzato «perche' c'è l'esigenza di una redistribuzione dei diritti» e di uno stop con «l'apartheid del precariato».

Ma non è finita perché questa sua posizione è stata molto applaudita nel corso di un'assemblea Uil a Milano. Certo, per Ichino «il referendum non è una soluzione». Parlando del ruolo dei sindacati nel referendum dal palco, seduto accanto a Luigi Angeletti, Ichino ha rilevato come «sia pericoloso soprattutto per un sindacato dire di votare no. Non sta in piedi - ha aggiunto - dire che c'è un diritto dove si è in 16 e non c'è dove si è in 15». «Sinceramente non considero il referendum una iattura - ha proseguito -, anche se crea problemi alle forze politiche e sindacali. E' un imbarazzo che serve per attivarsi su un tema, quella di una maggiore giustizia distributiva dei diritti, che va riformato.

La disparità di trattamento va eliminata perché viene avvertita da tutti come ingiusta. Davvero il sì al referendum non lo demonizzerei anche se non è la soluzione migliore. Però - ha specificato - almeno poi le forze politiche sarebbero costrette a trovare dei meccanismi di bilanciamento». Ichino ha poi sottolineato come i 3,5 milioni di dipendenti delle piccole imprese rappresentano «quel polmone di flessibilità che permette agli altri di mantenere le rigidità dei propri diritti, e non è molto giusto, anche perché non c'è scambio tra le due parti».

Thanx to Liberazione
altre news