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Nasce Lavoro e libertà
Al via quattro campagne No alla guerra,
senza se e senza ma. Vittoria al referendum sull'articolo 18: la giusta
causa per tutti. Lotta alla precarietà: battaglia contro le
deleghe sul lavoro e diritti per gli atipici. Democrazia reale: no
alla privatizzazione dei servizi, sì allo Stato sociale per
tutti
Nasce «Lavoro e libertà», il movimento
politico che vuole rifondare la sinistra mettendo al centro
il lavoro. Non è un partito, ci tengono a sottolineare i promotori,
ma non è neanche un'associazione culturale: vuole fare politica,
incidere concretamente per ridare sostanza a battaglie che la sinistra
ha abbandonato per inseguire le sirene del neoliberismo. E perdendo
voti a valanghe. Lavoro e libertà è promosso da Socialismo
2000 di Cesare Salvi, dalla sinistra Cgil Lavoro e Società
guidata da Gian Paolo Patta, dalla Fiom di Gianni Rinaldini, da Aldo
Tortorella.
Quattro le campagne sulle quali si impegnerà nei suoi primi
mesi di vita: un no deciso alla guerra contro l'Iraq, la difesa e
l'estensione dell'articolo 18 attraverso il referendum di primavera,
la lotta alla precarietà del lavoro - impegnarsi nell'immediato
contro le deleghe del governo Berlusconi e proporre nuove tutele per
l'ormai vastissimo esercito degli atipici
- la difesa della democrazia - garantire la rappresentanza politica
ai lavoratori, un reale pluralismo dell'informazione, respingere l'attacco
all'autonomia della magistratura. E no alla privatizzazione dei servizi
pubblici, alla consegna delle pensioni, dell'istruzione e della sanità
nella mani dei colossi delle assicurazioni, come accade negli Usa:
i diritti dei cittadini non possono essere mercificati.
La struttura del nuovo movimento nasce «a rete»: nei prossimi
giorni verranno costituiti i comitati territoriali, il 21 e 22 marzo
si terrà la prima assemblea nazionale. Le prossime battaglie
si giocheranno direttamente sul campo: innanzitutto la manifestazione
del 15 febbraio contro la guerra, poi
l'impegno per il referendum che estende l'articolo 18, accanto al
quale verrà presentata una piattaforma per la tutela degli
atipici. La lotta contro le deleghe su lavoro, fisco, previdenza,
sanità, con le manifestazioni della Cgil il 21 febbraio e il
15 marzo prossimi. Insomma, i motori sono già caldi. Il
lavoro, quel vuoto a sinistra
Il nuovo movimento politico nasce da una considerazione fondamentale:
la sinistra, per abbracciare una presunta «modernità»,
negli ultimi anni ha abbandonato i lavoratori e i loro bisogni,
accettando di fatto la subalternità al capitale. Il conflitto
capitale-lavoro è stato rimosso, ma riemerge nelle insicurezze
dei precari, nella paura e nel razzismo, nel binomio guerra-terrorismo.
«Scelte che hanno portato a un'emorragia di consensi senza
precedenti - dice Cesare Salvi - La sinistra è scesa ai suoi
minimi storici.
La delega 848 approvata dalla maggioranza
è gravissima, ma avete per caso visto un'opposizione paragonabile
a quella fatta per la Cirami? La destrutturazione del lavoro sta
passando nel silenzio, e la settimana prossima toccherà all'articolo
18, con la realizzazione del patto perl'Italia. A Natale Berlusconi
aveva detto che era stato messo da parte, ma in realtà era
soltanto un espediente propogandistico per fare in modo che nessuno
ne parlasse più». Sul tema del lavoro il nuovo movimento
fa sue molte rivendicazioni già portate avanti dalla Fiom.
Due per tutte, le tutele per gli atipici e una reale democrazia
nei luoghi di lavoro: «Puntiamo a una stabilizzazione
reale dei precari - spiega Gianni Rinaldini, segretario generale
Fiom - Dopo 8 mesi di contratti "flessibili", il lavoratore
ha diritto al riconoscimento di un rapporto subordinato. Inoltre,
riteniamo fondamentale che, così come avviene in Gran Bretagna
o in Germania, i lavoratori possano votare le piattaforme e gli
accordi sindacali».
Chiave di volta per la «liberazione» del lavoro può
essere la vittoria del referendum sull'estensione dell'articolo
18. Salvi spiega che «insieme alla guerra, contro la quale
si è pronunciato anche il Papa, l'altro punto debole di Berlusconi
sono i licenziamenti facili, che
la maggioranza della gente non vuole: vincere il referendum annullerebbe
giuridicamente la delega 848bis e travolgerebbe il patto per l'Italia».
«Si parla di una legge che eviti il referendum? - aggiunge
Tortorella - Se c'è davvero la volontà, facciamola
tutti insieme: se il centrodestra si rifiuterà di votarla,
si dia indicazione per il sì».
Ulivo, Rifondazione e Cofferati
Lavoro e libertà vuole dialogare con tutti i soggetti della
sinistra, cercando di unire e non di dividere. Ma senza rinunciare
alla critica: «Dov'è il nuovo Ulivo? Io vedo partiti
tutti uguali - dice Claudio Sabattini, segretario Fiom Sicilia -
In Sicilia la gente ha votato il centrodestra perché ormai
i due poli dicono le stesse cose. Con il lavoro che è diventato
un privilegio anziché un diritto, dò il voto a chi
mi promette il posto, non a chi risponde ai bisogni collettivi».
E rispetto al «nuovo» rappresentato da Cofferati? «Non
siamo nè contrapposti nè subalterni», risponde
Rinaldini. «Noi però non poniamo paletti rispetto a
Rifondazione o ai movimenti no global - aggiunge Salvi - E poi ci
distingue dall'ex leader Cgil l'opinione sul referendum per l'articolo
18, e l'opzione del maggioritario.
Siamo per il proporzionale, preferibilmente alla tedesca, perché
permette realmente a tutti i cittadini di esprimere una propria
rappresentanza politica». «Cofferati ha fatto una battaglia
importante l'anno scorso, portando in piazza tre
milioni di persone e dimostrando che a sinistra c'è
un vuoto reale sui problemi del lavoro - conclude Patta - Ma ancora
non ha definito un programma politico preciso. Confidiamo anche
che la Cgil dica sì al referendum: è vero che non
potrà votare no, ma c'è il rischio che prevalga il
disimpegno».
Thanx to Manfo
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