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La licenziata ha fatto crock
NOVARA, DUE OPERAIE ''FATTE FUORI'' E REINTEGRATE NELL'INDUSTRIA DELLE
PATATINE PAI
Imbustate e via, come le decine di pacchetti che maneggiano ogni giorno.
Due operaie dell'industria di patatine Pai di Novara, marchio della
Unichips
San Carlo, erano state liquidate senza troppi complimenti
due anni fa dopo un contratto di formazione lavoro. Una lotta sindacale,
una causa legale, e qualche giorno fa le due lavoratrici hanno potuto
brindare: sono state reintegrate nei propri posti di lavoro. Nello
stabilimento di Novara lavorano circa 130 operai, l'80% dei quali
dipendenti fissi. Il resto, tra le 20 e le 30 persone, sono «i flessibili
della patatina», ovvero presi soprattutto nei periodi di picco
con contratti a termine, di formazione lavoro, e più recentemente
interinali, senza la certezza di poter mai diventare dei lavoratori
a tempo indeterminato.
La maggior parte del personale è composto da donne, perché il ciclo
di lavorazione richiede una certa capacità di discernimento tra le
patate buone e quelle da scartare, che si ritiene «per senso comune»
appartenere soprattutto alle donne. Una considerazione che porta oltretutto
il gentil sesso a rimanere, come accade
in molte altre fabbriche (ad esempio le tessili), incollato alla linea
di «montaggio»; mentre a fare carriera sono soprattutto gli uomini,
in netta maggioranza tra i capireparto. Due anni fa, quando iniziano
le peripezie delle due operaie, ben 26 lavoratori erano stati assunti
con contratti di formazione lavoro,
con annessi sgravi contributivi e fiscali a favore dell'impresa per
i due anni della loro durata.
Un'idea di formazione quantomeno «anomala», almeno per quanto riguarda
una delle due operaie, che da ben 7 anni andava avanti a contratti
stagionali nella stessa Pai: su cosa ancora poteva aver bisogno di
essere formata? E comunque, lei stessa, come gli altri colleghi d'altronde,
passando dai contratti a termine a un cfl deve aver tirato un sospiro
di sollievo, dato che di solito quest'ultimo tipo di contratto prelude
a un'assunzione a tempo indeterminato. Pia illusione. Amara sorpresa
per entrambe le ragazze, alla timbratura di uscita dell'ultimo giorno
di lavoro. Busta chiusa con messaggio: «Ci dispiace, non verrà riconfermata».
«L'azienda non fa un uso corretto dei contratti di formazione lavoro
- dice Attilio Fasulo, segretario generale della Flai Cgil di Novara
-
E non è certo un'eccezione nelle industrie della zona, quelle che
mi capita di seguire nel mio lavoro. Formazione insufficiente, in
questo caso circa 20 ore rispetto alle 80 previste. Sono puri pretesti
per creare rapporti di lavoro precari, usufruendo
per giunta degli sgravi previsti. Nell'ottica, in molti casi, di scaricarti
alla fine, magari anche dopo anni di lavoro. Gli altri 24 operai in
cfl, infatti, dopo il caso delle prime due lavoratrici "fatte fuori"
si sono subito messi in allarme».
E così è cominciata la mobilitazione del personale, con 8 ore di sciopero.
«Che hanno sortito il loro effetto - continua il segretario della
Flai - La Pai, dopo la solidarietà mostrata dai lavoratori alle due
ragazze licenziate, ha confermato tutti i 24 cfl in scadenza». E oggi
preferisce ripiegare sugli interinali,
più facili da scaricare senza il rischio che successivamente creino
grane. Nello stesso tempo, con il sostegno del sindacato, sono state
avviate le cause per il reintegro, basate sull'uso distorto del cfl
a causa dell'insufficiente formazione ricevuta. Qualche giorno fa,
il Tribunale di Novara ha emesso la sentenza di reintegro. Una delle
due operaie, che nel frattempo aveva trovato un altro lavoro, si è
limitata a prendere il risarcimento. L'altra, dopo quasi 10 anni di
precariato, è tornata da lavoratrice dipendente alla linea di montaggio
delle patatine.
Thanx to Manfo
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