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Inchiesta: il popolo Ds teme la flessibilitą
Il popolo della sinistra - soprattutto Ds
- è preoccupato dalla crescente flessibilità. Lo rivela
l'inchiesta sul «Lavoro che cambia» curata da Aris Accornero
per conto dei Democratici di sinistra e con la collaborazione dell'Unità.
Il 70% degli oltre 16 mila lavoratori di sinistra intervistati - imprenditori,
manager, impiegati, operai - lancia l'allarme: la flessibilità
crea più paure di quanto non affascini per le opportunità
che offre (solo il 4% gradisce la maggiore «libertà»
rispetto al lavoro classico). E' un segnale indirizzato agli stessi
vertici Ds, che hanno dato il via alla flessibilità con i passati
governi (vedi legge Treu) e che oggi si confrontano con le deleghe
del governo Berlusconi che tolgono qualsiasi argine alla precarietà?
Il profilo degli intervistati
Il campione rispecchia più o meno il rapporto tra lavoro
dipendente e atipico presente nel paese: l'88% appartiene al lavoro
dipendente a tempo indeterminato (nel paese la percentuale sul totale
degli occupati è dell'84%), il 12% ha rapporti di lavoro
atipico o temporaneo. Dei dipendenti, il 10% è formato da
dirigenti, il 43% da impiegati, il 35% da operai. Il 34% degli intervistati
sono donne. La gran parte dei questionari è stato compilato
nelle federazioni dei Ds o attraverso i canali dell'Unità,
dunque il campione è principlamente di sinistra e centrosinistra
(solo il 7% si dichiara di destra o centrodestra).
Sette su dieci avvertono i Ds
Quel 70% di lavoratori che è preoccupato dalla flessibilità
è composto da un 37% che prova «insicurezza e difficoltà
nel fare progetti», il 21% ritiene che comporti «più
rischi che possibilità», il 13% teme «le ricadute
sulla pensione». Solo il 4,4% si sentirebbe «più
libero se fosse flessibilizzato», mentre il 27% dice che «potrebbe
andar bene se ci fossero adeguate garanzie»: soltanto un quarto
del campione sposa dunque esplicitamente la linea scelta negli anni
passati attraverso le riforme Treu e tuttoggi rappresentata dalla
proposta di legge nota come «Carta dei diritti dell'Ulivo»,
che si basa sull'assunto che «la flessibilità è
buona, ma solo quando è regolata attraverso leggi e contratti».
Gli altri tre quarti, come dicono i numeri, non appaiono ancora
pienamente convinti. Fino a oggi, dunque, secondo l'elettorato del
partito la flessibilità introdotta dai governi di centrosinistra
è stata pagata soprattutto da chi lavora, mentre quella «regolazione»
di cui parlano Cesare Damiano e Piero Fassino, che hanno presentato
la ricerca, non si è ancora vista: arriverà dalla
Carta dei diritti dell'Ulivo? E' tutta un'altra storia, dato che
quello che di concreto si vede oggi è la moltiplicazione
della precarietà attraverso le deleghe del governo Berlusconi.
La pensione, questa sconosciuta
Un altro dato interessante che viene fuori dalla ricerca riguarda
le aspettative dei lavoratori rispetto alla pensione. Ben il 44%
del campione ritiene che non sarà adeguata - il dato sale
al 60% per gli autonomi e al 70% per i co.co.co. - mentre solo il
13% pensa che avrà una pensione dignitosa rispetto al lavoro
che ha svolto. C'è poi un 36% che addirittura dice di «non
sapere se sarà adeguata»: una cifra molto indicativa,
e che è davvero lo specchio dei tempi che corrono. I lavoratori
del passato sapevano sin dall'inizio quale sarebbe stato il proprio
destino pensionistico. Quelli di oggi, tra rimaneggiamenti di legge,
gestioni separate e fondi privati, rimangono totalmente spiazzati
e preferiscono non rovinarsi la giovinezza informandosi sulla propria
vecchiaia.
Più qualità ma meno tutele
Migliora la qualità del lavoro rispetto al passato: il 79%
degli intervistati dicono di apprezzare «abbastanza»
o «molto» il lavoro che fanno. Cambiano i problemi:
se negli anni '80 gran parte degli intervistati (il 40%) indicava
nella «fatica» il maggiore problema, oggi il 45% parla
di «stress». Infine, un quarto del campione ritiene
il proprio posto «sicuro», un po' più della metà
«abbastanza sicuro», il rimanente quarto «poco
o per niente sicuro». E se ricordiamo che l'88% del campione
ha un lavoro dipendente a tempo indeterminato, capiamo bene come
neppure i lavoratori classici credano più nella intoccabilità
del posto fisso.
Thanx to Manfo |