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I primi
passi del «reddito sociale»
Presentata a Roma la proposta di legge. La discussione si sposta al
forum fiorentino
Non tutti ricorderanno Gilberto Mazzi e l'orchestra di Pippo Barzizza,
ma la loro canzone «Se potessi avere mille lire al mese» - che nel
1939 interpretava il sogno proibito di un impiegato statale - è diventata
un «tormentone» al passo con l'inflazione. La speranza non è
tramontata nemmeno con il cambio di moneta, anzi ritorna in
auge traducendo la cifra in euro: un vero miraggio per una marea di
precari e disoccupati.
«Se potessi avere mille euro al mese» è l'idea della proposta di legge
sul reddito sociale minimo all'esame di palazzo Madama e presentata
ieri da Cesare Salvi, vice presidente del senato, Paolo Cento, deputato
dei Verdi e dal Cestes-Proteo. Un'iniziativa non proprio nuova, visto
che è stata depositata con una petizione di 63.000
firme già nel `98 e che Rifondazione ne ha consegnata una del tutto
simile. Ma il dibattito sulla necessità di un salario sociale di sostegno
alla disoccupazione ritorna prepotentemente sulla scena, inserito
da protagonista, nel calendario delle discussioni del Social forum
europeo.
«Non si tratta di assistenzialismo - precisano i promotori - ma di
facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro, come accade in Europa».
Solo l'Italia, insieme a Spagna e Grecia, non prevede un sostegno
per chi lavora in modo precario, perde l'impiego o è disoccupato.
La cifra prevista è di circa 650 euro mensili, che insieme a «sanità
e trasporti gratis - chiarisce Luciano Vasapollo del Cestes - tariffazione
sociale per luce, acqua, gas e telefonia, accesso gratuito alla formazione
professionale e universitaria» raggiunge un contributo di quasi 1.000
euro.
Su come reperire i fondi per l'operazione, valutata intorno ai 30
milioni di euro all'anno, è chiaro: «per ridistribuire il reddito
- ha detto Salvi - bisogna colpire l'evasione, tassare i capitali
e i movimenti finanziari». Per essere chiaro, lo è, ma non altrettanto
semplice. Innanzitutto perché già all'epoca del governo di centro
sinistra il progetto non andò in porto.
Certo, come ricorda Vasapollo, «Per mancanza di volontà si è perso
un treno in una battaglia di forte civiltà». Ma come mai? E poi è
un progetto condiviso all'interno dell'Ulivo? Salvi scherza: «Si voterà
a maggioranza». Poi, serio, spiega elencando i parlamentari firmatari:
«E' una proposta trasversale». Per passare in parlamento, però, visto
l'aria che tira sulle riforme nel mondo del lavoro e del welfare del
centro destra, ci vorrebbe un miracolo.
Al momento, il primo «step» sarà discuterne durante i lavori del Social
forum europeo. I promotori da Roma si augurano che questa diventi
la piattaforma per una battaglia comune con le realtà no global (in
sala durante la presentazione) e che anche con Rifondazione si arrivi
a progetto unitario. Entrando nel merito, sembra però quantomeno complicato.
Per Paolo Cento, il reddito minimo garantito
è «una proposta di riformismo radicale e non di estremismo o antagonismo».
E forse a Firenze proprio sull'antagonismo e, quindi, sul valore «politico»
da dare al sostegno economico-sociale ai precari, potrebbe aprirsi
più di una frattura.
Thanx to Manfo |