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30-10-02

  Precari francesi dello spettacolo irrompono in direttaTV

Dilaga in Francia la protesta dei precari dello spettacolo. Mentre il ministero della cultura e la Confindustria continuano a non ascoltare le loro rivendicazioni

Il movimento di protesta dei precari dello spettacolo - gli «intermittenti» - è di nuovo al centro della cronaca, non senza polemiche, anche al suo interno. Il problema è che le forti proteste di quest'estate, che avevano portato all'annullamento di vari festival estivi - tra cui anche il più importante, quello di Avignon - non hanno fatto cambiare i termini dell'accordo, sottoscritto da qualche sindacato minoritario con il Medef (la Confindustria francese) il 27 giugno scorso: per ottenere un sussidio di disoccupazione che avrà ormai durata più breve, i precari dovranno lavorare più ore e concentrarle in un numero minore di mesi. Insomma, lavorare di più per prendere meno. La protesta non si è fermata dopo la spettacolare iniziativa ad Avignone, ma nessuno si è mosso. L'inizio della stagione teatrale ha subito qualche intervento perturbatore.

Anche alcune proiezioni di film sono state interrotte. Ma gli intermittenti non hanno mai trovato un interlocutore, né al Medef, né tanto meno al ministero della cultura. Così, sabato scorso, un gruppo di giovani intermittenti è riuscito a interrompere una delle trasmissioni trash più popolari di Tf1, la principale tv francese. La registrazione della puntata di Star Academy (versione francese di Saranno famosi ) è stata investita da un gruppo di persone che hanno chiesto all'animatore, Nikos Aliagas, di leggere un comunicato. La reazione di Tf1 è stata ambivalente: ufficialmente, la direzione ha affermato di aver ascoltato le proteste, ma nei fatti, appena Star Academy è stata interrotta (e al suo posto, in fretta e furia, è stata mandata in onda una puntata della popolare Julie Lescaut, una poliziotta) sono inziate le violenze.

Tf1 ha cercato di negare, ma mercoledì, giornata di mobilitazione nazionale per i precari dello spettacolo, gli intermittenti che hanno partecipato all'azione contro Tf1 hanno dato la loro versione, surrogata da dei video: i buttafuori della tv hanno fatto ricorso alle maniere forti. Secondo un testimone, dopo aver colpito a calci due ragazze, i buttafuori hanno «recuperato tutte le immagini che gli spettatori avevano potuto girare», per evitare che i fatti venissero diffusi come in effetti si sono svolti.

Il giorno dopo, i giornali si sono scatenati: Le Parisien, solo quotidiano nazionale ad uscire la domenica, ha scritto che il movimento degli intermittenti sta diventando violento. Nei giorni scorsi, su Libération, un attore e regista, Pascal Faber, ha scritto di «provare vergogna» per i metodi adottati dagli intermittenti, accusati dal Tg di Tf1 di aver spaccato un vetro e di essere entrati sul plateau di Star Ac con la violenza. La tesi di Faber, condivisa da parte dei lavoratori dello spettacolo, è che la lotta deve essere portata avanti «nella dignità e nel rispetto del pubblico». Gli intermittenti implicati hanno risposto accusando Tf1 di aver impedito loro non solo di esprimersi, ma anche di aver fatto ricorso alla violenza con i buttafuori. La divisione degli intermittenti era già venuta alla luce quest'estate. Molti direttori di festival, tra cui anche ad Avignone, avevano vivamente criticato la scelta di bloccare le rappresentazioni. Una scelta considerata suicida da una parte della professione. Ma i più precari dei precari rispondono di non avere altre vie per farsi sentire.

Un'altra critica che era stata fatta quest'estate riguardava il fatto che gli intermittenti erano riusciti a bloccare vari festival teatrali o musicali, cioè delle produzioni più o meno artigianali, ma non se l'erano mai presa davvero con chi - le tv e le grosse produzioni - aveva veramente distrutto il sistema dei sussidi, abusandone. Le tv e le società di produzione indipendenti che lavorano per esse (tv privata e tv pubblica si comportano allo stesso modo), difatti, abusano del sistema dei sussidi: invece di assumere i lavoratoti dello spettacolo a tempo pieno, trovano finanziariamente molto più comodo assumerli per qualche mese e far pagare il resto al sistema dei sussidi. Negli anni, questo fenomeno si è diffuso e ampliato e nessuno ha mai detto niente. Fino al giorno in cui il Medef ha deciso di dire «basta» e di far pagare, così, i più deboli. Il ministero della cultura quest'estate aveva promesso di mettere ordine. Ma, per il momento, nulla si muove. E la disperazione della parte più fragile del mondo dello spettacolo torna in primo piano.


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