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La settimana
di 60 ore
I dati scioccanti rilevati dal ministero dell'industria inglese; Le
donne più colpite; Nell'indagine pubblicata ieri il 12% (il doppio
rispetto al 2000) delle lavoratrici interpellate dichiara di essere
sottoposto ai lunghissimi orari di lavoro
Un popolo di lavoro-maniaci o piuttosto vittima di un sistema dove
le regole le fanno i padroni? La seconda opzione sembra essere quella
prevalente, almeno stando all'indagine condotta dal
ministero dell'industria e del commercio britannico pubblicata
ieri. Un lavoratore su sei di quelli intervistati ha confermato di
lavorare anche più di sessanta ore alla settimana.
Le donne sono quelle più colpite da questi orari lunghissimi: il 12%
(il doppio rispetto al 2000) dichiara infatti di lavorare più di 60
ore alla settimana. Dati scioccanti, quelli emersi dalla ricerca,
come conferma la stessa ministra dell'industria Patricia Hewitt che
si dice pronta a combattere per un orario di lavoro che «sappia tenere
conto anche delle esigenze delle persone, specialmente di chi ha famiglia
e figli». In realtà la direttiva europea
sull'orario di lavoro è stata introdotta in Gran Bretagna ormai da
quattro anni: nelle intenzioni del governo Blair avrebbe dovuto dare
la spinta finale per riportare l'orario lavorativo
ad una dimensione più vicina a quella del resto d'Europa. Tradizionalmente,
infatti, l'Inghilterra ha sempre avuto l'orario di lavoro più lungo
rispetto ai partner dell'Unione.
Le aspettative del governo però non sono state soddisfatte e anzi,
come conferma la ricerca pubblicata ieri, le cose sono addirittura
peggiorate. Basti pensare che il 75% degli intervistati ha dichiarato
di fare straordinari, ma soltanto un terzo vede tradotte in soldi
(o in giorni liberi) le ore di lavoro in più. Un quadro poco edificante
quello che emerge dallo studio che sottolinea come le condizioni di
lavoro siano ancora molto povere. Una conferma per il sindacato che
da anni insiste nel dire che non si possono trarre facili conclusioni
sulla sola base dei dati sull'occupazione. Perchè se è vero, sostengono
le unions, che la disoccupazione è molto bassa è altrettanto vero
che le condizioni di lavoro non sono automaticamente migliori.
Non a caso la ricerca governativa conferma che un quinto dei lavoratori
maschi under 40 si rivolge al medico per problemi di stress. Una percentuale
che arriva al 23% per i lavoratori con più di quarant'anni. Il governo
promette nuove iniziative soprattutto in termini di nuovi
diritti per i lavoratori, da introdurre a partire dall'aprile
del prossimo anno. Intanto i lavoratori con figli piccoli o disabili
potranno concordare con il datore di lavoro orari più flessibili.
Inoltre sarà allungato il periodo di maternità obbligatoria (e la
retribuzione) e anche i padri potranno usufruire di un periodo di
paternità pagata.
Iniziative quelle elencate dalla ministra Hewitt che trovano il consenso
dei sindacati, anche se non sono sufficienti ad aggredire quello che
invece per le unions è un problema fondamentale.
E cioè quello del diritto del lavoratore a svolgere un orario di lavoro
compatibile con la famiglia e comunque con la sua vita privata.
John Monks, segretario generale del Trade Union Congress (l'organizzazione
che riunisce tutte le categorie sindacali), sottolinea come le iniziative
proposte dal governo non impongano ai datori di lavoro di accettare,
per esempio, la richiesta di un dipendente per un orario più flessibile
o part time. In particolare, come sottolinea la ricerca del ministero,
sono le donne e i giovani a lavorare più a lungo: due categorie spesso
impiegate in supermercati, ristoranti, negozi.
A Londra spetta il primato degli straordinari con una media di dodici
ore settimanali. Le differenze regionali sono sensibili: con il sud
est decisamente più `affaticato'. Il nord invece risente della crisi
dell'industria manifatturiera e quindi, oltre ad avere un numero
di disoccupati molto al di sopra della media (quasi il doppio, rispetto
al 3.4% di media nazionale), ha anche il numero più elevato di lavori
casuali e a tempo determinato.
Thanx to Manfo |