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Sui
contratti si deve votare
L'uovo di colombo. Le vicende contrattuali degli ultimi anni - che
hanno visto numerose rotture sindacali, a partire da quella dei metalmeccanici
in seguito all'accordo separato firmato da Fim-Cisl, Uilm e Fismic
- hanno portato in primo piano il problema della legittimità
di norme che non raccolgono mai la verifica del consenso da parte
dei diretti interessati. Se guardiamo ai dati elettorali delle Rsu,
ad esempio, si nota che in numerose fabbriche la Fiom-Cgil raccoglie
maggioranze schiaccianti, oltre il
60% dei votanti. Un contratto siglato da sindacati che lì raccolgono
magari il 7-10%, quale validità può mai avere?
Stante la normativa attuale, quel contratto risulta pienamente legale.
Si è parlato, nei mesi scorsi, anche della necessità
di una legge sulla rappresentanza sindacale, in modo da limitare al
massimo la possibilità che sigle di comodo (o scarsamente rappresentative)
possano «concordare» con l'impresa livelli salariali e
modalità di lavoro senza doverne mai dar conto ai lavoratori.
La proposta avanzata ora da Rifondazione Comunista taglia però
la testa al toro. Tre articoli stringatissimi per dire che: «tutti
i contratti collettivi di lavoro e gli accordi tra le parti sociali...
vanno sottoposti ad un atto di approvazione
da parte delle lavoratrici e dei lavoratori destinatari degli effetti
di detti contratti e accordi»; «tale atto di approvazione
deve avvenire tramite una consultazione di tipo referendario, con
voto espresso in modo segreto...»; «l'efficacia degli
accordi e dei contratti... è condizionata al raggiungimento
della maggioranza dei voti favorevoli validamente espressi».
La scelta di Rifondazione - spiega Alfonso Gianni - «raccoglie
una sollecitazione della Fiom rivolta a tutti i partiti presenti
in parlamento» perché vengano affermati «princìpi
fondamentali di democrazia sindacale». Un gesto facilitato,
in questo caso, dal fatto che «la questione era già
inscritta nel programma politico ed elettorale del Prc». L'andamento
della realtà ha poi confermato l'urgenza di stabilire «regole
certe e trasparenti», specie quando «si vedono diversi
sindacati che firmano accordi disponendo di un numero di iscritti
addirittura inferiore a quello delle
organizzazioni non firmatarie». La proposta di legge - firmata
da tutti i componenti del gruppo parlamentare - ha così posto
al centro un unico, ma fondamentale, punto: la verifica del voto
per «determinare la decisione su questioni che riguardano
direttamente la prestazione lavorativa e le condizioni di vita»
di chi, le conseguenze di quei contratti, deve poi sopportarle.
Thanx to Manfo |