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05-03-03

  La CUB sindacalizza i precari
della Western Union


Sparisce il precariato dalla Angelo Costa, agente della Western Union. Contratti da dipendenti per tutti, grazie alla Cub

Alla fine ce l'hanno fatta. Sembra incredibile dirlo oggi, in un periodo in cui il precariato - complici le recenti riforme del governo - diventa sempre più selvaggio: ma anche in un call center si possono avere diritti, e la lotta sindacale paga. Meno di un anno fa, il manifesto aveva denunciato le condizioni di lavoro degli operatori della Angelo Costa, società che offre i propri servizi alla multinazionale Western Union, specializzata nel trasferimento del denaro degli immigrati all'estero. Contratti da co.co.co. - dunque niente ferie, malattia, maternità, pensioni da fame - perdipiù rinnovati ogni tre mesi, per un lavoro sostanzialmente dipendente: orari, giustificazioni per le minime assenze, subordinazione alla gerarchia aziendale. Pane quotidiano in quasi tutti i call center, ma dietro la pressione esercitata dal sindacato Cub, la Angelo Costa ha deciso di chiudere un accordo innovativo, puntando sulla qualità del lavoro.

E ora i 180 addetti del call center romano sono tutti dipendenti. I problemi sono venuti alla luce nel maggio dell'anno scorso, quando un gruppo di lavoratori non ha ricevuto il rinnovo del contratto di co.co.co. Organizzati dalla Cub, hanno così deciso di fare causa all'azienda per il riconoscimento del tempo indeterminato. Nel frattempo, sono state presentate due interrogazioni parlamentari firmate da Cento, Malabarba e Sodano, il comune di Roma si è attivato con l'assessorato guidato da Luigi Nieri, mentre l'ispettorato del lavoro ha cominciato a condurre alcune ispezioni. Una mobilitazione sindacale, mediatica e politica che l'azienda ha preferito non affrontare di petto, decidendo al contrario di sedersi al tavolo delle trattative.

Sono stati così chiusi due accordi, uno con la Cisl, che rappresentava i lavoratori interni al call center, e un altro con la Cub, che organizzava quelli licenziati: chi era già dentro, è passato da co.co.co. a un contratto a tempo indeterminato, di formazione lavoro o di apprendistato (con l'impegno, per questi ultimi due, di trasformarli in tempo indeterminato dopo la conclusione). Dieci dei lavoratori rimasti fuori hanno ottenuto il reintegro con un posto a tempo indeterminato full time e un indennizzo pari a tutte le mensilità perdute (sette di loro hanno poi scelto di non rientrare); altri tre hanno ottenuto soltanto l'indennizzo. E non è finita, perché la Cub ha ottenuto anche due delegati interni - fino a oggi non li aveva, perchè non firmataria di contratto - e i lavoratori tra pochi mesi procederanno all'elezione delle rsu: è la prima volta per loro, i co.co.co. non hanno diritto a una rappresentanza sindacale.

«Una bella conclusione - dice Antonio Amoroso, che ha condotto le trattative per la Cub - Dimostra che nei call center si può avere un impiego a tempo indeterminato, che si possono convincere gli imprenditori a sfidare il mercato puntando sulla qualità del lavoro, e infine che, nonostante nel nostro paese non ci sia una legge sulla rappresentanza sindacale, i lavoratori riescono a determinare le proprie rappresentanze autonome». Soddisfatta è anche la Angelo Costa, che ha scelto di uscire dalla bufera mediatica scommettendo sul dialogo.

Non a caso, le trattative sono state messe in mano a Michel Martone, avvocato, docente di diritto del lavoro all'Università di Teramo e autore, tra le altre cose, della voce «concertazione» per l'Enciclopedia Treccani: «La Angelo Costa ha fatto una scelta coraggiosa: l'attuale riorganizzazione dell'impresa è molto più costosa, e rischia di partire svantaggiata sul mercato. Il management però ha puntato sulla pace sociale e sulla soddisfazione dei lavoratori: adesso si dovranno studiare i modi per rendere efficiente il lavoro, e far sì che a causa di questa scelta non soffrano gli utili. L'azienda punta su integrazione e multiculturalismo: offre servizi di assistenza agli immigrati con il sito www.stranieritaliani.it, ha diversi extracomunitari in posizioni dirigenziali, presto attiverà corsi di inglese per gli operatori. Speriamo che il mercato premi la scelta di puntare sulla qualità e sui valori anzichè sul risparmio».

Paolo Cento, deputato dei Verdi, spiega che la vicenda della Angelo Costa dimostra «che l'alleanza tra il sindacato e l'azione parlamentare paga: se si accende l'attenzione dell'opinione pubblica sui problemi dei lavoratori, gli imprenditori si convincono, e puntano su scelte etiche. E' ovvio che operazioni del genere funzionano se il resto del sistema è virtuoso: per dare dignità al lavoro di tutti, bisogna puntare a una nuova Carta dei diritti dei precari, al reddito sociale, e, in questo momento, spendersi per la vittoria del sì al referendum per l'estensione dell'articolo 18. Giovedì (domani per chi legge, ore 17,30, sala Sacrestia della Camera, ndr) lanceremo il primo coordinamento dei precari, che da Roma punta a diventare nazionale». Anche Luigi Nieri, assessore al lavoro del comune di Roma, ritiene innovativo l'accordo: «Abbiamo convocato diverse volte la Angelo Costa al comune, evidentemente il pressing congiunto di tanti soggetti funziona. Il nostro assessorato si occupa costantemente di precariato: abbiamo attivato un osservatorio a rete, che opera in tutti i municipi. Raccogliamo dati, facciamo ispezioni, presenteremo un primo report annuale nel 2004 www.comune.roma.it/osservatoriolavoro



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