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La CUB
sindacalizza i precari
della Western Union
Sparisce il precariato dalla Angelo Costa,
agente della Western Union. Contratti da dipendenti per tutti, grazie
alla Cub
Alla fine ce l'hanno fatta. Sembra incredibile dirlo oggi, in un periodo
in cui il precariato - complici le recenti riforme del governo - diventa
sempre più selvaggio: ma anche in un call center si possono
avere diritti, e la lotta sindacale paga. Meno di un anno fa, il manifesto
aveva denunciato le condizioni di lavoro degli operatori della Angelo
Costa, società che offre i propri servizi alla multinazionale
Western Union, specializzata nel trasferimento del denaro degli immigrati
all'estero. Contratti da co.co.co. - dunque niente
ferie, malattia, maternità, pensioni da fame - perdipiù
rinnovati ogni tre mesi, per un lavoro sostanzialmente dipendente:
orari, giustificazioni per le minime assenze, subordinazione alla
gerarchia aziendale. Pane quotidiano in quasi tutti i call center,
ma dietro la pressione esercitata dal sindacato Cub, la Angelo Costa
ha deciso di chiudere un accordo innovativo, puntando sulla qualità
del lavoro.
E ora i 180 addetti del call center romano sono tutti dipendenti.
I problemi sono venuti alla luce nel maggio dell'anno scorso, quando
un gruppo di lavoratori non ha ricevuto il
rinnovo del contratto di co.co.co. Organizzati dalla Cub, hanno
così deciso di fare causa all'azienda per il riconoscimento
del tempo indeterminato. Nel frattempo, sono state presentate due
interrogazioni parlamentari firmate da Cento, Malabarba e Sodano,
il comune di Roma si è attivato con l'assessorato guidato da
Luigi Nieri, mentre l'ispettorato del lavoro ha cominciato a condurre
alcune ispezioni. Una mobilitazione sindacale, mediatica e politica
che l'azienda ha preferito non affrontare di petto, decidendo al contrario
di sedersi al tavolo delle trattative.
Sono stati così chiusi due accordi, uno con la Cisl, che rappresentava
i lavoratori interni al call center, e un altro con la Cub, che organizzava
quelli licenziati: chi era già dentro, è passato da
co.co.co. a un contratto a tempo indeterminato, di formazione lavoro
o di apprendistato (con l'impegno, per questi ultimi due, di trasformarli
in tempo indeterminato dopo la conclusione). Dieci dei lavoratori
rimasti fuori hanno ottenuto il reintegro con un posto a tempo indeterminato
full time e un indennizzo pari a tutte le mensilità perdute
(sette di loro hanno poi scelto di non rientrare); altri tre hanno
ottenuto soltanto l'indennizzo. E non è finita, perché
la Cub ha ottenuto anche due delegati interni - fino a oggi non li
aveva, perchè non firmataria di contratto - e i lavoratori
tra pochi mesi procederanno all'elezione delle rsu: è la prima
volta per loro, i co.co.co. non hanno diritto a una rappresentanza
sindacale.
«Una bella conclusione
- dice Antonio Amoroso, che ha condotto le trattative per la Cub
- Dimostra che nei call center si può avere un impiego a
tempo indeterminato, che si possono convincere
gli imprenditori a sfidare il mercato puntando sulla qualità
del lavoro, e infine che, nonostante nel nostro paese non ci sia
una legge sulla rappresentanza sindacale, i lavoratori riescono
a determinare le proprie rappresentanze autonome». Soddisfatta
è anche la Angelo Costa, che ha scelto di uscire dalla bufera
mediatica scommettendo sul dialogo.
Non a caso, le trattative sono state messe in mano a Michel Martone,
avvocato, docente di diritto del lavoro all'Università di
Teramo e autore, tra le altre cose, della voce «concertazione»
per l'Enciclopedia Treccani: «La Angelo Costa ha fatto una
scelta coraggiosa: l'attuale riorganizzazione dell'impresa è
molto più costosa, e rischia di partire svantaggiata sul
mercato. Il management però ha puntato sulla pace sociale
e sulla soddisfazione dei lavoratori: adesso si dovranno studiare
i modi per rendere efficiente il lavoro, e far sì che a causa
di questa scelta non soffrano gli utili. L'azienda punta su integrazione
e multiculturalismo: offre servizi di assistenza agli immigrati
con il sito www.stranieritaliani.it,
ha diversi extracomunitari in posizioni dirigenziali, presto attiverà
corsi di inglese per gli operatori. Speriamo che il mercato premi
la scelta di puntare sulla qualità e sui valori anzichè
sul risparmio».
Paolo Cento, deputato dei Verdi, spiega che la vicenda della Angelo
Costa dimostra «che l'alleanza tra il sindacato e l'azione
parlamentare paga: se si accende l'attenzione dell'opinione pubblica
sui problemi dei lavoratori, gli imprenditori si convincono, e puntano
su scelte etiche. E' ovvio che operazioni del genere funzionano
se il resto del sistema è virtuoso: per dare dignità
al lavoro di tutti, bisogna puntare a una nuova Carta dei diritti
dei precari, al reddito sociale, e, in questo momento, spendersi
per la vittoria del sì al referendum per l'estensione dell'articolo
18. Giovedì (domani per chi legge, ore 17,30, sala Sacrestia
della Camera, ndr) lanceremo il primo coordinamento dei precari,
che da Roma punta a diventare nazionale». Anche Luigi Nieri,
assessore al lavoro del comune di Roma, ritiene innovativo l'accordo:
«Abbiamo convocato diverse volte la Angelo Costa al comune,
evidentemente il pressing congiunto di tanti soggetti funziona.
Il nostro assessorato si occupa costantemente di precariato: abbiamo
attivato un osservatorio a rete, che opera in tutti i municipi.
Raccogliamo dati, facciamo ispezioni, presenteremo un primo report
annuale nel 2004 www.comune.roma.it/osservatoriolavoro
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