Manifesto, 03-2002 back
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Ramazza e mimosa
TARANTO, 500 PULITRICI IN LOTTA PER IL POSTO DI LAVORO
Troppe mimose possono essere soporifere, e le 500 pulitrici delle ditte Vega, Polignano e
Bolognini di Taranto non possono certo permettersi il lusso di dormire. Il loro 8 marzo è
stato un giorno di lotta, per difendere il proprio posto di lavoro. Un'assemblea nella scuola
Acanfora, una delle sedi in cui si affaticano per 18 o 24 ore a settimana per portare a
casa al massimo 750 mila lire al mese.
Le donne - tra di loro, comunque, c'è anche una minoranza di colleghi uomini - rischiano
di rimanere senza lavoro dal prossimo giugno, quando scadrà l'ennesima proroga dei
contratti di appalto per la pulizia di diverse scuole della provincia pugliese. Contratti
attualmente attivati dal ministero della pubblica istruzione, ma che, grazie all'autonomia
scolastica, da giugno passeranno ai singoli istituti. Le lavoratrici verranno dunque
licenziate, dovranno attendere qualche mese in attesa dei rinnovi e poi chissà quante di
loro e a quali condizioni (peggio delle attuali è possibile?) verranno riassunte. Già oggi, a
parte il magrissimo stipendio e monte ore lavorativo, non vengono pagate durante le
vacanze estive, a Natale, a Pasqua, insomma quando tutti i dipendenti "garantiti" hanno
diritto alle ferie retribuite.
"Con la lotta che simbolicamente ricomincia proprio l'8 marzo - spiega Margherita
Calderazzi, dello Slai Cobas - le lavoratrici vogliono uscire dalla precarietà selvaggia cui
sono costrette da molti anni a questa parte. Avanziamo una richiesta precisa alle
autorità, al ministero innanzitutto. Già tre mesi prima della scadenza di giugno bisogna
scrivere dei precisi regolamenti attuativi in base ai quali dovranno essere bandite le nuove
gare. E' necessario che tutte le lavoratrici abbiano una base di certezza e di continuità
da questi contratti: una durata di 5 anni senza sospensioni, e almeno 30 ore a settimana.
Sono le condizioni minime di dignità per donne che portano avanti anche intere famiglie,
dovendosi spesso sobbarcare altre ore di pulizie extra presso i privati".
Le donne di Taranto sono decise a proseguire la loro lotta: già nell'autunno scorso, dopo il
licenziamento di 127 di loro, quelle che non si sono arrese hanno avuto la meglio e
ottenuto di nuovo il proprio posto. E il lavoro, soprattutto nel Sud e per le donne, diventa
anche un mezzo di emancipazione civile: un modo per affermare la parità con gli uomini,
senza rimanere relegate ai fornelli e ad attaccare pannolini. "Già a settembre molte donne
hanno portato i loro bambini alle manifestazioni - aggiunge la Calderazzi - Non vogliono
essere risucchiate dalla famiglia, ma pensano anzi che i mariti e i figli possano affiancarle
nelle proteste".
Il prossimo 15 marzo le pulitrici manifesteranno davanti alla prefettura di Taranto, per
spingere le autorità - il governo soprattutto - a dare una risposta chiara al proprio
bisogno di certezze. E si augurano anche che le scuole della provincia, consorziandosi
insieme e bandendo delle gare serie, diano a loro volta un senso positivo alla autonomia
che hanno di recente acquistato.
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