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SCIOPERO
GENERALE
La Cgil ha deciso: otto ore di sciopero il prossimo 18 ottobre.
Il 18 ottobre sciopero generale di otto ore contro la politica economica
e sociale del governo. In difesa dell'articolo 18, contro l'estensione
delle precarietà previste nella delega
sul lavoro e contro l'insieme delle scelte economiche che la prossima
finanziaria metterà in campo, anche se per Pezzotta sarà «uno sciopero
contro la Cisl».
Ma da oggi al 18 ottobre non mancheranno le contromosse, anche nel
campo dell'opposizione. E' quindi sciopero generale, di nuovo, contro
la politica del governo di destra: 8 ore in tutt'Italia
il 18 ottobre, con manifestazioni in tutte le città, ma è lo sciopero
della sola Cgil, che già lo aveva deciso il 9 luglio e ora ne fissa
la data. L'ultimo sciopero generale di 8 ore risale al 16 aprile,
fu indetto da tutti i sindacati contro l'attacco del governo e della
Confindustria, all'articolo 18 che tutela dai licenziamenti illegittimi.
Poi lo strappo: Cisl e Uil d'improvviso accettarono la manomissione
del «18» e firmarono il «Patto per l'Italia» rendendosi nei fatti
partner della politica di Berlusconi. La Cgil indiceva da sola gli
scioperi generali regionali dal 20 giugno al 12 luglio, mentre la
rottura più grossa tra i sindacati era intanto avvenuta sul contratto
dei metalmeccanici: Fim e Uilm accettavano l'accordo separato con
gli imprenditori, la Fiom chiamava allo sciopero. L'autunno si riapre
sulla stessa tastiera: la Cgil fissa
lo sciopero generale, la Fiom scrive da sola la piattaforma per il
nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici, si incrudelisce la polemica
di Cisl e Uil.
Lo sciopero del 18 ottobre, scrive alle strutture la segreteria nazionale
della Cgil, si farà «contro la manomissione dell'art.18 dello Statuto
dei lavoratori, contro le scelte sbagliate contenute nel Patto per
l'Italia. Una mobilitazione impegnativa, cui ora presiede Guglielmo
Epifani, che venerdì il direttivo eleggerà successore di Sergio Cofferati.
E Cofferati ieri ha rincarato sulla politica «fallimentare» del governo
che mostra i suoi guasti «in molti settori produttivi», nella stessa
vicenda Fiat. Al proposito si è preso il gusto di commentare la lettera
di Antonio D'Amato a Berlusconi: «E' singolare, il presidente della
Confindustria ha firmato insieme a
tanti altri solo pochi mesi fa un accordo che ha glorificato in termini
pomposi»; oggi «quella lettera è il riconoscimento, contemporaneamente,
di un errore clamoroso di previsione e di una scelta errata di politiche».
Il fondamento pericoloso della politica berlusconiana è il tentativo
di mutare le regole del mercato del lavoro, ledendo «i diritti delle
persone», con «iniziative che si estendono nella società
che rischia di diventare autoritaria», dalla legge Bossi-Fini, alla
libertà d'informazione, all'ordinamento della giustizia. Per Cofferati
ce n'è abbastanza per far riflettere seriamente anche Cisl e Uil «sull'errore
commesso firmando il patto per l'Italia: poi che cosa fare lo decidano
loro, noi, per intanto, abbiamo deciso lo sciopero generale il 18».
Thanx to Manfo
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