TRATTO DA il Manifesto, 4-11-00 back
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Le talpe del McDonald's
DOPO LO SCIOPERO ALTRI "BOYS" VENGONO ALLO SCOPERTO E DENUNCIANO LO SFRUTTAMENTO
Umiliati tra palloncini e hamburger. E a ritmi velocissimi, che quasi non te ne rendi
conto. Salvo che - nonostante il peso di gerarchie e sorrisi imposti dal manuale
aziendale - i dipendenti dei Mc Donald's restano delle persone e così cominciano a
ribellarsi. Da Firenze a Catania, due giorni fa la protesta è arrivata a Roma.
Un giornalista che provi a entrare in un McDonald's - in via del Corso a Roma, per
esempio - non riesce assolutamente a parlare con i ragazzi del "crew" ("equipaggio",
gli impiegati al più basso grado, con uno stipendio da 750.000 a 1.100.000 lire per un
part-time di 24 ore settimanali) perché viene subito bloccato dai gradi superiori.
C'è il
"manager" (detto anche "shift"), un capetto che coordina e spesso rimprovera per delle
inezie i subordinati (il suo stipendio è di 1.500.000 al mese) o il direttore, messo a
capo del locale direttamente dalla McDonald's o da un licenziatario (chi ha il marchio in
concessione). Bisogna essere autorizzati addirittura dalla "Company" (sede centrale),
a Milano, per poter parlare oltre il bancone di qualcosa che non sia necessariamente
un cheeseburger.
E chiedere alla ragazza che ti mesce il milkshake se, per esempio,
nelle ultime 4 ore ha potuto fare pipì o bere un po' d'acqua, o se può programmare il
weekend con il fidanzato da qui a due giorni. O se per caso ha ricevuto dalla direzione
un'aspra lettera di contestazione perché aveva il "badge" (cartellino) un pò storto sul
petto.
Ma non si può. L'esercito degli impiegati dei Mc Donald's è formato da circa 10-15.000
giovani in tutt'Italia, che lavorano in 270 negozi sparsi sul territorio nazionale. Venti sono
direttamente gestiti dalla "Company", 250 sono dati in concessione. Contratti in regola,
spesso di formazione lavoro, che permettono forti sgravi fiscali ai proprietari. Fin qui,
tutto bene.
Se i ragazzi lavorano sodo, dopo due anni magari arriva l'assunzione a
tempo indeterminato. Ma la loro vita è un inferno e spesso lasciano prima. Soprattutto
perché, quasi ovunque, non possono disporre del proprio tempo.
A parlare sono solo i ragazzi che hanno lasciato il lavoro, o quelli che da anni lottano
coi sindacati. Igor Nastasi, 23 anni, studente di Architettura, ha lavorato per 10 mesi in
uno dei due McDonald's di Catania (di proprietà dei commercianti Ventura, che hanno
già una catena di negozi in città), ma è dovuto fuggire: "Mi hanno umiliato - spiega -
davvero deludente come prima esperienza di lavoro.
Secondo il contratto, la
programmazione dei turni doveva essere mensile, e invece spesso ci davano i turni
settimanalmente o un giorno prima. Non avevo più una mia vita privata, non potevo
studiare. Ci facevano lavare per terra, ci tempestavano di lettere di contestazione, che
poi pesano al momento del rinnovo del contratto.
Ora ho aperto una causa contro di
loro, anche per degli straordinari non pagati". Anche a Milano non stanno meglio. Mirko
Grandi, che lavora in corso Vittorio Emanuele, spiega che è difficile diffondere una
coscienza sindacale. "Ormai - dice - molti negozi cercano i filippini, perché sono ritenuti
più remissivi. Tanto che a un filippino che si è ribellato lo hanno rimproverato di non
essere abbastanza 'filippino'".
A Roma, dove la catena è presente da molti anni,
"grazie ai primi scioperi, verso il '92, con alcuni licenziatari si è riuscito a firmare
contratti più umani, dove è possibile programmare i turni e le ferie - spiega Gabriele
Simoncini, della Filcams-Cgil - ma a livello nazionale la trattativa con la "Company" è
bloccata".
Per discutere di una programmazione orari più umana, oltre che del necessario rispetto
per la dignità dei lavoratori, sindacati e azienda si incontreranno il 16 novembre a
Roma. "Bisognerebbe chiedersi se succede solo da McDonald's - dice Gabriele
Guglielmi, della segreteria nazionale Filcams-Cgil - perché altre catene come Autogrill
e Brek non rispettano le più elementari norme contrattuali (per maggiori informazioni,
www.filcams.cgil.it)".
E anche la politica si muove: Luca Cangemi, deputato del Prc, ha
inviato una lettera a Renzo Innocenti, presidente della Commissione Lavoro della
Camera, con cui chiede di avviare un'indagine conoscitiva sulla situazione dei
lavoratori dei McDonald's italiani.
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