Parola di Chainworkerback



Abdel Mabrouki



Abdel in 7 date
agosto 1972: Nasce alla periferia di Parigi
aprile 1991: Parte volontario per l'Albania
giugno 1993: Primo giorno di lavoro a Pizza Hut
settembre 1996: Eletto delegato sindacale
6 dicembre 2000: riceve la lettera di licenziamento
6 gennaio 2001: comincia lo sciopero al Pizza Hut di Parigi vicino all'Opéra
7 febbraio 2001: Pizza Hut firma il contratto: aumenti e annullamento licenziamento

Abdel Mabrouki consegna le pizze per Pizza Hut. E' anche a capo dello sciopero che da quindici giorni paralizza il più grande Pizza Hut della Francia, a Parigi in boulevard des Italiens (lo sciopero si è concluso con un aumento dei salari e il reintegro di Abdel, N.d.R).

Sono già quattro anni che dà fastidio alla direzione del gigante americano, chiedendo migliori condizioni di lavoro, denunciando "il management del disprezzo". Di che ottenere la fama di "agitatore" e "sobillatore". La minaccia di sciopero che gli pesa sulla testa da un mese non lo spaventa. Al contrario. "Non so perché, ma chi mi vuole spezzare, mi dà la carica". Ha guidato a lungo lo scooter rosso delle consegne, prima di essere confinato alla plonge (il posto degli sguatteri), "il posto del negozio dove passano tutti, gli addetti alle consegne, i centralinisti, il personale di produzione… I ragazzi vengono a parlarmi, a lamentarsi o a chiedere consiglio. E io registro tutto." Dopo aver ascoltato le rivendicazioni di una forza lavoro studentesca fino a quel momento silenziosa, ha deciso di andare allo scontro con il leader mondiale della pizza.

Occupato venti ore alla settimana per 3000 franchi al mese (€450, novecento carte), è "lavoratore polivalente" a Pizza Hut. "E' un termine che vuol dire che faccio tutto: il forno, il magazzino, gli ingredienti, le consegne, pulire i bagni… Con il manager che ti grida di andare più veloce, mentre ti dice che un lavoretto e che non si può chiedere troppo". Perché rimanere così tanto in un azienda dove il ricambio dei dipendenti si avvicina all'80%?. "All'inizio, mi dicevo che non sarei rimasto neanche una settimana. Ma poi ho visto che è dappertutto la stessa storia. E i rapporti umani fra colleghi sono simpatici: siamo tutti nella stessa galera. In più quando consegni, riesci a tirare su qualche soldo in mance, anche se li devi mendicare con i clienti". La prima vera galera la vive una sera del 1995: due moto gli bloccano lo scooter, gli aggressori tirano fuori il coltello e gli portano via la cassa. Non fa resistenza: è altro un metro e sessanta e porta gli occhiali. Di ritorno al negozio, "racconto cosa mi è successo al dispatcher (quello ti dice le consegne) che mi dice: Fai causa; come se si trattasse di una cosa facile." Qualche settimana più tardi partecipa a una manifestazione di fronte alla sede della società per protestare contro il licenziamento abusivo di una collega. "Mi sono detto che ci potevamo rivoltare un po', anche contro i potenti". Quindi la sua iscrizione alla CGT ("sono loro che mi sono venuti a cercare") e la gioia totale di vedere uno sciopero scatenarsi.

Trova "inumane" le condizioni di lavoro a Pizza Hut: "Il primo giorno mi hanno detto che mi dovevo radere, il secondo di consegnare più velocemente, e il terzo il manager mi ha detto alla fine della giornata di pulire tutto il negozio, soffitti compresi. Infatti non ti fermi mai durante la serata di lavoro, perché il tempo per fare le consegne è calcolato dal computer. Torni a casa stressato, non riesci a dormire prima delle 3." Abdel pratica la resistenza passiva: lavora al suo ritmo, fa il giro sindacale dei ristoranti, irrita i superiori con domande sul salario e l'ambiente di lavoro… L'igiene è una delle sue rivendicazioni: "Quando mi sono reso conto che dei pezzi di grasso del forno colavano sulle pizze, ho chiesto molto ufficialmente se quello era il segreto di fabbricazione di Pizza Hut!". Non ha fatto ridere la direzione. Prima l'anno sospeso, perché ci metteva troppo a fare le pizze, poi gli hanno mandato la lettera di licenziamento per aver abbandonato il posto di lavoro, cioè stava facendo il lavoro di delegato sindacale riconosciuto per legge.

Abdel decide di ricorrere a un'azione mediatica: "Ho capito che l'immagine di Pizza Hut contava di più del nostro sciopero." Appare accanto a Bové, venuto a sostenere lo sciopero dell'Opéra. E' la svolta.

Abdel gira sempre con gli autoadesivi CGT in tasca e una batteria di riserva del cellulare. Appassionato di informatica, ha messo su il sito Internet dello sciopero (http://cgt.pizzahut.free.fr). Presto il tribunale del lavoro deciderà sul suo licenziamento (la decisione è stata contraria all'azienda: Abdel è stato reintegrato sul posto di lavoro! N.d.R). Non è detto che gli dispiaccia lasciare Pizza Hut. "La prossima lotta sarà fare la stessa cosa a EuroDisney, ho due amici che lavorano là. McD, anche lì mi piacerebbe andare. Tutti questi gruppi che usano i giovani dicendo che è solo un lavoretto e poi fanno i miliardi sulla tua schiena".

Pizza Hut