New York, 09-01 back
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Sotto le rovine delle due torri
NEW YORK Gli attacchi dell'11 settembre hanno rivelato alcune verità sulla politica economica
americana che sono rimaste oscurate negli anni recenti.
La prima verità è quanta parte della nostra economia è fatta dalla "classe lavoratrice" -
dalle persone cioè che non fanno parte di una gerarchia, che non si sono formate nei
college e che costituiscono il 70% della nostra forza lavoro. Negli ultimi sei anni i media
hanno osservato le tendenze economiche attraverso manager brillanti e giramondo - al
punto che è sembrato a molti che quella fosse la grande maggioranza dei lavoratori
americani. E difficilmente si sarebbe potuto trovare un simbolo più adeguato alla nuova
economia globale del World Trade Center, circondato la sera da molte lussuose limousines
in attesa di servire i padroni dell'universo alla fine della giornata.
Eppure oggi si scopre che quell'edificio funzionava grazie a migliaia di impiegati,
segretarie, camerieri e lavapiatti, lavoratori delle pulizie e tecnici di telecomunicazioni. La
lista dei sindacati che piangono i loro morti è lunga: pompieri, lavoratori di hotels e
ristoranti, polizia, tecnici della comunicazione, insegnanti, impiegati federali, piloti e
assistenti di volo, ingegneri, elettricisti, dipendenti pubblici dello stato, della contea e
municipali. E molti non erano in nessun sindacato, senza sicurezza sul lavoro, senza
benefits e certamente senza limousine.
Una seconda verità rivelata dall'orribile buco nello skyline di Manhattan è stato quanto ci
ha danneggiato una politica che perpetua l'illusione che ognuno di noi basta a se stesso
e, in particolare, disprezza le istituzioni del servizio pubblico. Per due decenni i dirigenti
politici di entrambi i partiti hanno celebrato il trionfo del guadagno privato sul servizio
pubblico. Alleggerire il governo è diventata una preoccupazione dei leaders politici
attraverso deregulation, privatizzazione e tagli nei servizi pubblici.
Ne risulta che gli Stati uniti sono la sola grande nazione che lascia la sicurezza delle linee
aeree e degli aereporti nelle mani di imprese private che per natura puntano a spendere il
meno possibile. Così il sistema è stato gettato in pasto a aziende di basso livello che
hanno assunto persone a salario minimo, formazione inadeguata e dal controllo
estremamente lieve.
Il turnover era del 126% l'anno, il lavoratore medio restava nella sicurezza dell'aria per soli
sei mesi: trovare un lavoro a Burger King o da Mc Donalds era per il lavoratore della
sicurezza una mobilità verso l'alto. In quel clima politico le compagnie aeree se ne
infischiavano delle ispezioni governative che hanno mostrato quanto era facile portare
armi a bordo. La competizione per conquistar clienti ha sacrificato le fastidiose procedure
di sicurezza. Come spiegare se no la curiosa idea che un coltello con una lama di 3 pollici
e mezzo non è un'arma?
La gestione privata dei servizi pubblici è stata la filosofia del governo nei nostri tempi:
cosa del tutto naturale, ci ha detto l'economista, le persone essendo motivate dal
danaro. E' la natura umana. "L'avidità è un bene", diceva il film che ironizzava su Wall
Street, ma che i politici di entrambi i partiti hanno evidentemente preso sul serio. "Le
soluzioni collettive sono cosa del passato... L'era del governo pesante è finita... Bisogna
contare su se stessi". Il servizio pubblico era vecchia economia, solo per perdenti. Un
insegnante nelle scuole di New York City comincia con 30.000 dollari. Un avvocato delle
nuove sicurezze di marchio inizia con 120.000 dollari. C'è qualcuno che crede che questo
rappresenti significative priorità?
C'è qualcuno che crede che i pompieri che sono entrati in quell'inferno lo hanno fatto per
soldi? C'è qualcuno che pensa che persone che lavorano per una impresa che assume al
minimo possibile avrebbero avuto la stessa motivazione, sarebbero stati altrettanto
efficiente, quando l'efficienza è davvero vitale?
Alla resa dei conti, a chi ci rivolgiamo? Ai pompieri del governo, ai poliziotti, alle squadre di
soccorso. Ai ricoveri e alle banche del sangue no profit. E all'esercito, all'aviazione e alla
marina del governo. Durante la sua campagna, il presidente degli Stati uniti ha
costantemente lamentato che la gente ha saputo spendere il suo danaro meglio del
governo. Abbiamo appena deciso che il governo può spendere come gli pare 40 miliardi di
dollari. E a chi altro dovremmo dare fiducia?
E il mercato azionario? In barba ai richiami agli investitori di esercitare una limitazione
patriottica, il mercato ha aperto con una valanga di ordini di vendita, portando l'indice
Down alla sua più grande perdita nella storia. Come ha detto un broker: "Così funziona il
capitalismo". Proprio così. Il mercato si occupa di prezzi, non di valori.
Infine, forse abbiamo imparato qualcosa sulla nostra identità nazionale. E' quasi un cliché,
tra filosofi e pensatori politici, definire l'America come una eccezione. Per molti ciò
significa che questo è il luogo migliore dove diventare ricchi. Per altri, è unico il nostro
insieme di leggi - il nostro Codice dei diritti. Altri ancora non vedono l'America come una
nazione, ma come un mosaico di gruppi etnici e interessi regionali. C'è un po' di verità in
tutti questi punti di vista. Ma quelli che hanno rischiato e dato la vita - sia i servitori
pubblici che i coraggiosi passeggeri civili che hanno assalito i terroristi e fatto cadere
l'aereo in Pennsylvania prima che arrivasse a Washington - non hanno agito in reverenza
al mercato, o al nostro sistema giuridico, o per lealtà etnica o religiosa.
Il poco che sappiamo ci dice che hanno agito come esseri umani in risposta all'agonia di
altri esseri umani, o cercando in un ultimo sforzo disperato di risparmiare un maggior
danno al proprio paese, non perché è la superpotenza mondiale, ma solo perché è il loro
paese. Nessun paese ha il monopolio del patriottismo.
Se l'America è, come spesso i politici ci ricordano, l'ultima migliore speranza per l'umanità,
non lo è perché noi siamo eccezionali e diversi dal resto del mondo, ma perché siamo
proprio uguali, pieni del normale insieme dei tratti umani, che in tempi difficili spesso tira
fuori il meglio. E' ovvio che non possiamo più far conto sulla nostra eccezionalità per
salvarci. Dobbiamo ricordarlo, nei giorni, mesi e anni a venire. E dunque abbiamo bisogno
di lasciare rapidamente l'illusione che dobbiamo tutti bastare a noi stessi. La forza
dell'America sta nella capacità di esserci, gli uni per gli altri.
JEFF FAUX - direttore dell'Economic Policy Institute, Washington
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