QUESTO MANUALE SERVE A TUTTI GLI IMMIGRATI PER CONOSCERE LA LEGGE SULLA IMMIGRAZIONE BOSSI - FINI (Legge 30 luglio 2002 n. 189) E DIFENDERSI DALLE ESPULSIONI, IN PARTICOLARE PER CHI NON HA IL PERMESSO DI SOGGIORNO. Spiega che cosa ti succede e come ti puoi difendere dal momento in cui vieni fermato dalla polizia in un centro di detenzione temporanea (via Corelli a Milano, , Ponte Galeria a Roma ecc.). Anche se purtroppo è abbastanza difficile evitare le espulsioni, avere queste informazioni ti può aiutare nel momento in cui vengono commessi dei soprusi nei tuoi confronti. Ricorda che hai dei diritti!! Noi siamo contrari a questa legge: siamo per la libera circolazione delle donne e degli uomini e riteniamo che le persone che emigrano dai paesi poveri ai paesi ricchi abbiano tutto il diritto di riappriopriarsi della loro giusta fetta di ``benessere'', che gli è costantemente negata... INDICE ENTRARE IN ITALIA Le norme qui descritte sono tratte dal testo unico TITOLO II Disposizioni sull'ingresso, il soggiorno e l'allontanamento dal territorio dello stato CAPO I Disposizioni sull'ingresso e il soggiorno Art. 4 (Ingresso nel territorio dello Stato) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 4) Per entrare in Italia bisogna: ottenere un visto di ingresso prima di lasciare il paese d'origine superare i controlli della polizia alle frontiere italiane Non è necessario il visto per chi si trova all'estero, ma ha già un permesso di soggiorno ancora valido. IL VISTO DI INGRESSO Che cosa è il visto? E' un'autorizzazione rilasciata dalle autorità diplomatiche o consolari italiane all'estero, che viene apposta sul passaporto e consente al cittadino straniero di entrare in Italia. Esistono diversi tipi di visto, che si differenziano secondo il motivo dell'ingresso. Senza un visto non è possibile entrare legalmente in Italia. Dove si richiede il visto per poter entrare in Italia? Alle ambasciate e ai consolati italiani, presentando i documenti specificamente richiesti per ciascun tipo di visto. Nella richiesta bisogna specificare il motivo per cui si vuole entrare in Italia. I più importanti visti di ingresso 1. Visti d'ingresso per lavoro Ogni anno il governo italiano stabilisce le quote d'ingresso dei lavoratori extracomunitari, cioè il numero massimo di domande di ingresso per lavoro e per ricerca di lavoro che possono essere accolte. Perciò chi chiede di entrare in Italia, anche se possiede i requisiti necessari e segue correttamente le procedure definite dalla legge, potrà ottenere il visto d'ingresso solo se vi sono ancora posti disponibili. Vi sono però alcune categorie particolari di lavoratori subordinati per i quali non si applica il limite delle quote d'ingresso, i lavoratori di alto livello, i professori universitari ed altre categorie particolari. Vi sono diversi visti per motivo di lavoro: lavoro autonomo, lavoro subordinato, lavoro stagionale, ricerca di lavoro. Il visto per lavoro autonomo viene rilasciato a chi intende svolgere un'attività autonoma o professionale. Il visto per lavoro subordinato viene rilasciato a chi intende svolgere in Italia un lavoro dipendente, ma solo su richiesta di un datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante che intenda assumerlo a tempo determinato o indeterminato. Il visto per lavoro stagionale viene rilasciato a chi intende svolgere in Italia un lavoro stagionale - cioè di durata da un minimo di 20 giorni a un massimo di nove mesi nell'arco dell'anno - su richiesta di un datore di lavoro italiano, o straniero regolarmente soggiornante. Il visto per ricerca lavoro viene rilasciato a chi intende venire in Italia, per un periodo di tempo determinato, per cercare un'occupazione in seguito a richiesta nominativa da parte di un garante o sponsor. Possono essere garanti un cittadino italiano, o straniero regolarmente soggiornante, le Regioni, gli Enti Locali, le associazioni professionali, sindacali, di volontariato. 2. Visto per cure mediche Viene rilasciato a chi chiede di entrare in Italia (eventualmente anche con un accompagnatore) per sottoporsi a cure mediche presso istituzioni sanitarie italiane pubbliche o private. Non da diritto a lavorare in Italia. Comporta l'obbligo a pagare tutte le spese relative alle cure e bisogna dimostrare di poter sostenere tutte le spese di soggiorno e di rientro. 3. Visto per studio Viene rilasciato a chi intende seguire un corso di studi superiori in Italia, oppure svolgere ricerche o altre attività culturali a carattere continuativo. Consente di lavorare per massimo 20 ore settimanali. 4. Visto per turismo Viene rilasciato a chi intende entrare in Italia come turista, per un periodo massimo di 90 giorni. 5. Visto per ricongiungimento familiare. Chi ha diritto al ricongiungimento familiare? Lo straniero in possesso di un regolare permesso di soggiorno, della durata di almeno un anno, per lavoro subordinato, lavoro autonomo, studio, asilo, motivi religiosi, oppure il titolare di una carta di soggiorno. Quali membri della famiglia possono essere ricongiunti? Il ricongiungimento può essere richiesto per i seguenti familiari: il coniuge; i figli minori di 18 anni, anche se sono nati fuori dal matrimonio o se sono figli del coniuge di chi fa la richiesta. I figli devono essere a carico del richiedente e non coniugati; i genitori a carico del richiedente; i parenti entro il terzo grado, a carico del richiedente e inabili al lavoro secondo la legislazione italiana. Quali requisiti sono necessari per poter fare una richiesta di ricongiungimento familiare? Chi fa la richiesta deve possedere: un alloggio affittato con un regolare contratto o di proprietà, e con caratteristiche adeguate, secondo le norme italiane, ad accogliere un nucleo familiare; un reddito annuo pari almeno all'attuale importo annuo dell'assegno sociale se si richiede il ricongiungimento di un solo familiare; un reddito pari al doppio se si richiede il ricongiungimento di due o tre familiari; un reddito pari al triplo se si richiede il ricongiungimento di quattro o più familiari. Per calcolare queste cifre si tiene conto non solo del reddito del richiedente, ma anche di quello dei familiari che convivono con lui. Come si fa la richiesta di ricongiungimento? Bisogna presentare una domanda di nulla osta per il ricongiungimento alla Questura della città in cui si abita, allegando una documentazione che dimostri il possesso dei requisiti richiesti. In quanto tempo la Questura deve rispondere alla richiesta di nulla osta? Se dopo 90 giorni dalla richiesta di nulla osta la Questura non ha ancora dato risposta, il familiare che si trova nel paese d'origine e deve ricongiungersi ha il diritto di richiedere il visto d'ingresso direttamente al consolato o all'ambasciata italiana, esibendo la copia della domanda presentata alla Questura e tutti i documenti necessari. Si può fare ricorso contro il diniego del nulla osta? Sì, contro un provvedimento di diniego della Questura (che deve comunque essere emesso entro 90 giorni dalla richiesta) l'interessato può presentare ricorso al Tribunale civile del luogo in cui risiede. Se il giudice accoglie il ricorso, può disporre il rilascio del visto d'ingresso per ricongiungimento anche senza il nulla osta della Questura. Quale documento di soggiorno viene rilasciato a chi entra in Italia con un visto per ricongiungimento familiare? Un permesso di soggiorno per motivi familiari che può essere convertito in permesso per lavoro se si trova un'occupazione. Cosa succede se si cerca di entrare senza visto: respingimento ALLA FRONTIERA Art. 10 testo unico (Respingimento) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 8) La polizia di frontiera respinge gli stranieri che si presentano ai valichi di frontiera senza avere i requisiti richiesti. Lo stesso avviene per chi entra in Italia sottraendosi ai controlli di frontiera ma viene fermato all'ingresso o subito dopo. Il vettore (si intende il treno, la nave, il camion etc) che ha condotto alla frontiera uno straniero privo dei requisiti è tenuto a prenderlo immediatamente a carico ed a ricondurlo nello Stato di provenienza, o in quello che ha rilasciato il documento di viaggio eventualmente in possesso dello straniero. I respingimenti sono registrati dall'autorità di pubblica sicurezza. FERMARSI IN ITALIA. Per fermarsi un periodo di tempo, più o meno lungo a seconda dei casi, dopo essere entrati in Italia è necessario richiedere un permesso di soggiorno entro 8 giorni lavorativi dal momento dell'ingresso. Chi non rispetta le norme sull'ingresso e sul soggiorno degli stranieri in Italia, o tiene una condotta socialmente pericolosa, può essere espulso dal territorio italiano. IL PERMESSO DI SOGGIORNO Dal testo unico Art. 5 (Permesso di soggiorno) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 5) Cos'è il permesso di soggiorno? E' un documento che consente agli stranieri entrati regolarmente in Italia di soggiornare per un periodo di tempo, specificato nel permesso. Nel documento viene precisato il motivo del soggiorno, che di regola corrisponde a quello del visto d'ingresso. E' possibile, limitatamente ad alcuni casi, modificare il motivo del soggiorno, chiedendo una conversione del proprio permesso di soggiorno in un permesso di altro tipo. Aggiornamento a gennaio 2003 articolo 3 -bis del testo unico: ``Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro è rilasciato a seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro. La durata del permesso di soggiorno è quella prevista dal contratto di soggiorno e comunque non può superare:a) di regola nove mesi per uno o più contratti di lavoro stagionale b) un anno per un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato; c) due anni per un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o per lavoro autonomo. Dove si richiede il permesso di soggiorno? Alla Questura del luogo in cui ci si vuole fermare. Il permesso deve essere richiesto entro otto giorni lavorativi dall'ingresso in Italia; chi non rispetta questa scadenza, se non per cause di forza maggiore (ad esempio incidente, ricovero in ospedale) è espulso. Da segnalare una delle ultime modifiche a questo regolamento (gennaio 2003):l'articolo 2 -bis. ``Lo straniero che richiede il permesso di soggiorno è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici'', cioè al prelievo delle impronte digitali ed alle foto segnaletiche. Dopo quanto tempo scade la validità del permesso di soggiorno? La durata del permesso viene decisa dalla Questura, con limiti massimi previsti dalla legge e diversi per i diversi tipi di permesso. Cosa bisogna fare quando il permesso di soggiorno sta per scadere? Bisogna ritirare il modulo di "richiesta di proroga" alla Questura e presentarsi personalmente con il modulo compilato e una marca da bollo da 20.000 lire almeno 30 giorni prima della data di scadenza del permesso e comunque non oltre 60 giorni dopo la scadenza. Si può cambiare la motivazione del permesso di soggiorno? Sì, anche se solo per alcuni tipi di soggiorno definiti per legge è possibile rinnovare il permesso chiedendone la conversione in un permesso di altro tipo. Il rinnovo non deve essere richiesto necessariamente alla scadenza del precedente permesso di soggiorno. Bisogna portare sempre con sé il permesso di soggiorno? Sì, in originale o in fotocopia. In caso di controlli, anche per strada, è obbligatorio mostrare su richiesta ai poliziotti il permesso o la carta di soggiorno, oppure il passaporto o la carta d'identità italiana. Per non avere portato con sé i documenti senza giustificato motivo, o per il rifiuto di mostrarli, si viene puniti con l'arresto fino a sei mesi e l'ammenda fino a 800.000 lire. I minorenni possono avere un permesso di soggiorno? Fino al compimento del 14° anno non sono personalmente titolari di un permesso di soggiorno, ma vengono scritti sul permesso di soggiorno di uno o di entrambi i genitori. Al compimento del 14° anno al minorenne convivente con uno o entrambi i genitori regolari viene rilasciato un permesso di soggiorno per motivi familiari, valido fino ai 18 anni d'età. Il permesso di soggiorno può essere rifiutato? Sì, la Questura può rifiutare il rilascio del permesso di soggiorno se vengono a mancare i requisiti richiesti per l'ingresso e il soggiorno (diversi a seconda del tipo di permesso richiesto), a meno che si tratti di irregolarità amministrative superabili. Contro il rifiuto del permesso di soggiorno si può fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 60 giorni dalla notifica del rigetto. Il permesso di soggiorno può essere revocato? Sì, la Questura può revocare il permesso di soggiorno se vengono a mancare alcuni dei requisiti necessari per possederlo, o se la presenza dello straniero è ritenuta contraria all'interesse pubblico (anche in seguito alla segnalazione della polizia di un altro Paese del patto di Schengen). Contro la revoca del permesso di soggiorno si può fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 60 giorni dalla notifica della revoca. Anche se però il termine è di 60 giorni visto che si può essere espulsi immediatamente è necessario contattare immediatamente un avvocato e presentare ricorso entro 5 giorni in modo da sospendere l'espulsione fino alla decisione del TAR. Che cosa è il contratto di soggiorno? Testo unico Articolo 5 bis (Contratto di soggiorno per lavoro subordinato) Viene stipulato fra un datore di lavoro italiano (o anche straniero regolarmente soggiornante) e un prestatore di lavoro straniero; il datore di lavoro deve garantire un alloggio per il lavoratore (alloggio che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge per la alloggi di edilizia residenziale pubblica); sempre il datore di lavoro si impegna a pagare le spese di viaggio per il rientro del lavoratore nel Paese di provenienza. Senza queste dichiarazioni il contratto (e quindi il permesso di soggiorno) non sono validi e le conseguenze ricadono tutte e solo sul lavoratore straniero. Infatti l'articolo Art. 7 (Obblighi dell'ospitante e del datore di lavoro) recita: ``Chiunque, a qualsiasi titolo, dà alloggio ovvero ospita uno straniero o lo assume per qualsiasi causa alle proprie dipendenze ...... è tenuto a darne comunicazione scritta, entro quarantotto ore, all'autorità locale di pubblica sicurezza. 2-bis. Le violazioni sono soggette ..... al pagamento di una somma da 160 a 1100 euro.'' Dove si richiede il contratto di soggiorno? Viene sottoscritto (art. 22 del testo unico) presso lo sportello unico per l'immigrazione della provincia nella quale risiede o ha sede legale il datore di lavoro o dove avrà luogo la prestazione lavorativa LA CARTA DI SOGGIORNO Art. 9 Testo Unico, tratto dall'art. 7 della Legge 6 marzo 1998, n. 40, È un documento che consente di vivere in Italia a tempo indeterminato, equiparando quasi in tutto lo straniero all'Italiano. Viene rilasciata a tempo indeterminato all'immigrato che soggiorna regolarmente in Italia da almeno 6 anni e dimostra di avere un reddito sufficiente a mantenere sé stesso e i familiari a carico. Per richiedere la carta di soggiorno quindi bisogna presentare la dichiarazione dei redditi. Se il richiedente convive in Italia con il proprio nucleo familiare già regolarmente residente, la carta di soggiorno viene concessa anche al coniuge e ai figli minori. Può essere richiesta anche da stranieri figli o coniugi o genitori di un cittadino italiano o della Unione Europea residente in Italia. In questi anni l'hanno ottenuta solo il 5% degli aventi diritto. NON PU0' AVRER LA CARTA DI SOGGIORNO CHI: Ha un permesso per attesa di occupazione. E' in Italia per motivi di studio. Ha contratti di lavoro a tempo determinato. Ha precedenti condanne penali. La Carta di Soggiorno può essere revocata? Sì, la Questura può revocarla se lo straniero subisce una condanna penale anche non definitiva per diversi specifici reati. Si può fare ricorso contro il rifiuto del rilascio o contro la revoca della carta di Soggiorno? Sì, al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 60 giorni. L'ESPULSIONE Fonte: testo unico CAPO II CONTROLLO DELLE FRONTIERE, RESPINGIMENTO ED ESPULSIONE Art. 13 testo unico (Espulsione amministrativa) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 11) Vi sono diversi motivi per i quali lo straniero può essere espulso: Espulsione per ingresso clandestino. Viene disposta dal Prefetto nei confronti di chi entra in Italia senza visto d'ingresso e aggirando i controlli alle frontiere. Espulsione per irregolarità del soggiorno. Viene disposta dal Prefetto nei confronti di chi: dopo un ingresso con regolare visto è rimasto in Italia più di 8 giorni lavorativi senza richiedere alla Questura il permesso di soggiorno, a meno che il ritardo nella richiesta non sia dipeso da cause di forza maggiore è rimasto in Italia quando il permesso di soggiorno sia stato revocato o annullato; è rimasto in Italia quando il permesso di soggiorno è scaduto da più di 60 giorni senza aver richiesto il rinnovo (che deve essere richiesto almeno 30 giorni prima della scadenza). Espulsione per sospetta pericolosità sociale. Viene disposta dal Prefetto nei confronti di chi: può essere ritenuto abitualmente dedito a traffici delittuosi; in base all'osservazione della condotta e del tenore di vita, si può ritenere che viva abitualmente, almeno in parte, con i proventi di attività delittuose; debba ritenersi dedito a reati che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica dei minorenni o la sanità, la sicurezza, la tranquillità pubblica; è indiziato di appartenenza a associazioni di tipo mafioso. In tutti questi casi non è richiesto un controllo del giudice sull'effettiva pericolosità dello straniero prima di emanare il decreto di espulsione. Espulsione per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato. Viene disposta dal Ministro dell'Interno nei confronti di chi può mettere in pericolo l'ordine e la sicurezza interna dello Stato italiano. Quali categorie di persone non possono essere espulse dall'Italia? Non può essere espulso per nessun motivo lo straniero a rischio di persecuzione nel paese di origine o in quello in cui viene inviato per motivi di carattere politico, sociale, religioso, etnico, sessuale o di cittadinanza e, salvo i casi di espulsione disposta dal ministro dell'interno per motivi di sicurezza nazionale e ordine pubblico: i minori di 18 anni (in questi casi l'espulsione è di competenza del tribunale dei minori); i titolari della carta di soggiorno; i coniugi o parenti entro il 4° grado di un cittadino italiano cui convivono; le donne in stato di gravidanza e nei primi 6 mesi di vita del bambino e il padre. In che modo l'espulsione viene comunicata all'interessato? Con un decreto scritto contenente le motivazioni dell'espulsione e le modalità di impugnazione del provvedimento. Il decreto deve essere tradotto in una lingua conosciuta dall'interessato o, se non è possibile, in francese, inglese o spagnolo. Deve essere notificato, cioè consegnato personalmente al destinatario. Il decreto è immediatamente esecutivo (aggiornamento a gennaio 2003). In che modo viene eseguita l'espulsione? L'espulsione può essere eseguita in due diversi modi, a seconda del motivo e della decisione dell'autorità che emette il decreto: Espulsione con accompagnamento immediato alla frontiera. Avviene in tutti i casi tranne per chi ha semplicemente un permesso scaduto (vedi punto b). Lo straniero viene condotto subito alla frontiera dalle forze di polizia. Intimazione a lasciare l'Italia entro 15 giorni. Questo succede solo se si ha un permesso scaduto da più di 60 giorni e senza richiesta di rinnovo. Se però il questore ritiene che lo straniero non lascerà l'Italia lo fa accompagnare subito alla frontiera dalla polizia. Chi non lasciato il territorio italiano allo scadere dei 15 giorni è automaticamente espulso con accompagnamento alla frontiera o, se ciò non è possibile, viene portato in un Centro di permanenza Temporanea. Se non è possibile condurlo subito alla frontiera, viene portato in un Centro di permanenza Temporanea. In pratica lo straniero fermato e trovato non in regola può essere portato in Questura dove gli viene notificata l'espulsione. Spesso la notifica avviene senza la presenza di un difensore o di un traduttore. Se allo straniero viene......consegnato questo foglio, la maggior parte delle volte non tradotto, e poi viene rilasciato rischia di non sapere che questo è il decreto di espulsione né che può fare ricorso di fronte ad un giudice, entro 60 giorni dal momento della consegna!!! (aggiornamento gennaio 2003 art13. comma 8). Il decreto di espulsione deve essere scritto in una lingua comprensibile all'interessato, oppure in una lingua scelta tra l'Italiano, il Francese , lo Spagnolo e l'Inglese. Se ciò non avviene è importantissimo che la persona scriva, sul foglio che gli viene consegnato per la firma, che non capisce quello che c'è scritto e che non c'è nessun traduttore a spiegarglielo; deve quindi mettere in evidenza per iscritto tutto ciò che non riesce a capire.Al momento della convalida infatti l'avvocato può avvalersi di questo vizio di forma per raggiungere dei risultati. Se non si hanno mezzi per pagare l'avvocato si può richiedere l'ammissione al gratuito patrocinio in Tribunale SI PUO' FARE RICORSO CONTRO L'ESPULSIONE SE : C'è il rischio di persecuzioni nel paese di origine o quello in cui si viene espulsi di carattere politico, sociale, religioso, etnico, sessuale, linguistico o di cittadinanza. Il decreto non è stato tradotto o se la motivazione è omessa o generica. Il decreto di espulsione, di tipo amministrativo, non è stato disposto dal Prefetto. Che succede se si rientra in Italia dopo una espulsione? Si commette un reato punibile con l'arresto e la successiva espulsione immediata (art. 345 del codice di procedura penale)..Costituisce reato anche non presentare il documento di identità o il permesso di soggiorno dietro richiesta della P.S. CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA....? Questi centri sono l'anticamera dell'espulsione; luoghi dove la persona è rinchiusa , nel vero senso della parola, senza diritti. A Milano un Centro di detenzione temporanea (CPT) si trova in via Corelli. Nonostante abbia riaperto, dopo le prime contestazioni e denunce, con all'esterno i giardinetti, resta comunque una galera, con poliziotti che fanno tre controlli per entrare, filo spinato e camerate con le sbarre alle finestre dove le persone vengono ammassate e dove neanche gli avvocati hanno difficoltà ad entrare. In questi centri, purtroppo, può finire chiunque fermato per un controllo, viene trovato senza documenti, senza il permesso di soggiorno o con i documenti non in regola (per esempio scaduti ) il trattenimento deve essere comunicato dal questore al giudice (non più al pretore)entro 24 ore e quest'ultimo deve convalidarlo entro 48 ore dopo aver sentito l'interessato. Se la convalida (o la decisione sull'eventuale ricorso) non arriva entro 48 ore da quando è stata notificata al tribunale si dovrebbe essere rilasciati con l'intimazione a lasciare l'Italia entro 5 giorni, ma appena messo piede fuori si può essere immediatamente fermati ancora (ovviamente il livello di discrezionalità delle forze dell'ordine è altissimo). Secondo la legge si può essere trattenuti in fino a 30 giorni prorogabili per altri 30 su decisione del giudice. Contro la detenzione in un CPT si re ricorso, in cassazione ed entro 5 gg dal provvedimento: il ricorso però non sospende la detenzione. Cosa sono i Centri di Permanenza Temporanea? Sono strutture di reclusione nelle quali la persona che ha ricevuto un decreto di espulsione può essere trattenuta per il tempo strettamente necessario a rimuovere eventuali ostacoli che ne rendano impossibile l'uscita dal territorio italiano, quali in particolare la necessità di accertare la nazionalità o l'identità, la difficoltà nell'acquisire i documenti di viaggio, la mancanza di un mezzo di trasporto adatto. Il trattenimento in un Centro viene disposto nei confronti di chi ha ricevuto un decreto di espulsione con accompagnamento immediato. In un Centro di Permanenza Temporanea si ha il diritto di corrispondere con l'esterno, anche telefonicamente (si possono chiedere delle tessere telefoniche) e si possono ricevere visite di parenti conviventi e dell'avvocato e solo nei limiti consentiti dal regolamento. La persona trattenuta nel Centro ha il diritto di essere assistito da un avvocato per l'udienza di convalida del decreto e per l'eventuale ricorso contro l'espulsione. Per quanto tempo si può essere trattenuti in un Centro di Permanenza Temporanea? Entro 48 ore dall'adozione del provvedimento che stabilisce il trattenimento il Questore del luogo in cui si trova il Centro trasmette gli atti al Tribunale e il giudice, dopo aver sentito l'interessato, alla presenza necessaria di un avvocato, convalida il provvedimento entro 48 ore con un atto scritto e motivato. Se decide di non convalidarlo, la persona viene rilasciata. La permanenza non può durare complessivamente più di 30 giorni ( venti giorni più una eventuale proroga di dieci giorni ). Quali sono le conseguenze dell'espulsione per la persona espulsa? Il divieto di entrare in Italia per 5 anni, che il Tribunale può ridurre a 3 in seguito alla presentazione di un ricorso contro il provvedimento di espulsione. Questo ricorso può essere presentato anche allo stesso giudice che si occupa della convalida del trattenimento. Per chi trasgredisce questo divieto la legge prevede l'arresto da 2 a 6 mesi e l'espulsione con accompagnamento immediato alla frontiera. I dati degli stranieri espulsi dall'Italia vengono comunicati a tutti gli Stati aderenti alla Convenzione di Schengen per cui no si può fare ingresso neanche negli altri paesi aderenti alla comunità europea. Si può fare ricorso contro un provvedimento di espulsione? Sì, si può presentare ricorso al Tribunale del luogo in cui ha sede il Prefetto del luogo di domicilio o residenza, oppure, in caso di trattenimento in un Centro di Permanenza Temporanea, al Tribunale responsabile per il Centro. Il ricorso deve essere presentato entro 5 giorni (compresi i festivi) dalla notifica, dopo questo periodo non si può fare più quasi nulla!!! Se il decreto di espulsione non è scritto in una lingua comprensibile allo straniero i 5 giorni cominciano a valere dal momento in cui si è capito cosa c'era scritto sul decreto di espulsione. In questo caso è importante che la persona al momento in cui gli viene dato il decreto di espulsione, prima di firmarlo, scriva che non capisce quello che c'è scritto e che non c'è nessun traduttore per spiegarglielo in modo che l'avvocato possa far valere questo vizio davanti al giudice. Nel caso si venga accompagnati immediatamente alla frontiera il ricorso deve essere presentato entro 30 giorni (compresi i festivi). Per essere seguito legalmente nel procedimento di ricorso lo straniero ha il diritto di richiedere l'assistenza gratuita di un avvocato (gratuito patrocinio da parte dello Stato italiano). Non è più possibile presentare il ricorso personalmente. (aggiornamento gennaio 2003) Entro 10 giorni dalla presentazione del ricorso, il Tribunale deve decidere se: a) accoglierlo; b) rigettarlo; c) ridurre da 5 a 3 anni il divieto di rientro in Italia. Fa eccezione l'espulsione per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato: in questo caso il ricorso deve essere presentato al T.A.R. del Lazio, con sede in Roma, entro 60 giorni dalla notifica. ACCOMPAGNAMENTI ALLA FRONTIERA Può essere accompagnato alla frontiera lo straniero che: Ha avuto il decreto di espulsione e non ha lasciato l'Italia entro i giorni previsti. Se riceve il decreto di espulsione e c'è pericolo che si sottragga all'espulsione. Se viene dichiarato socialmente pericoloso. Se ha commesso reati che comportano l'espulsione amministrativa. Questo significa che si viene respinti al paese di cittadinanza, o se questo è ignoto, al paese dal quale si presume si sia entrati in Italia. L'accompagnamento alla frontiera viene eseguito dalla Questura, deve essere convalidato dal giudice e sempre al giudice si può fare ricorso. I FIGLI. L'unità della famiglia La legge italiana riserva un'attenzione particolare ai minorenni (cioè i minori di 18 anni d'età), Per farsi raggiungere in Italia dai propri figli, o per raggiungere un figlio già in Italia, la legge consente: il ricongiungimento familiare o l'ingresso al seguito di un familiare. I MINORI IRREGOLARI Quali possibilità offre la legge per regolarizzare un minore irregolarmente presente sul territorio italiano? Minori irregolari con almeno un genitore regolare. I bambini con meno di 14 anni possono essere regolarizzati venendo iscritti nel permesso di soggiorno del genitore regolare. I ragazzi tra i 14 e i 18 anni possono ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari, rinnovabile al compimento dei 18 anni. Minori irregolari con genitori irregolari. Sono le situazioni più difficili, per le quali il Tribunale per i Minorenni (per chi ha meno di 14 anni) o il Giudice Tutelare (per i maggiori di 14 anni), in collaborazione con i servizi sociali, decide a seconda delle singole situazioni. Il genitore del minore regolare può chiedere al tribunale dei minori il rilascio di un apposito permesso di soggiorno - per il minore- anche se è clandestino. Il tribunale decide a seconda delle singole situazioni, tenendo in considerazione l'interesse del minore (se ad esempio sta andando a scuola, è inserito nel tessuto sociale ...) La legge Bossi Fini a cura dell'Ambulatorio Medico Popolare febbraio 2004